VIETATO DORMIRE. LA LIBERAZIONE È VICINA!

9 dicembre 2018  – II Domenica di Avvento (C)

 

a cura del Gruppo biblico ebraico-cristiano

השורשים  הקדושים

francescogaleone@libero.it

Prima lettura:  Dio mostrerà il suo splendore in te (Bar 5, 1).  Seconda lettura:   Siate integri e irreprensibili per il giorno di Cristo!  (Fil 1,4).  Terza lettura:  Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio (Lc 3,1)

Deponi la veste di lutto!

  1. In Israele, la donna che perdeva il marito o il figlio metteva gli abiti del lutto, si copriva il capo con un velo, sedeva a terra, non preparava il cibo, non si lavava, non si ungeva con profumi. Così manifestava la sua disperazione. Barukh paragona Gerusalemme a una vedova alla quale sono stati strappati i figli. Il riferimento è a uno degli eventi più drammatici della storia d’Israel: la distruzione nel 583 a.e.v. della città santa e la deportazione dei suoi abitanti a Bavel. Passano molti anni – circa 50 – e Dio suscita tra gli esuli il profeta Barukh con l’incarico di recare agli esuli una bella notizia: Gerusalemme, deponi gli abiti di lutto, il tuo Dio ti metterà sul capo un diadema, su di te splenderà la gloria che viene da Dio (Bar 5,1). Si noti bene: non la gloria che noi pensiamo di dare a Dio con il nostro canto e il nostro incenso: noi non diamo nessuna gloria a Dio ma Dio corona l’uomo di gloria e splendore (Sal 8,6). Come segno della trasformazione, Gerusalemme riceve due nomi nuovi: Pace della giustizia, gloria della pietà (Bar 5,4). Per un semita il nome non è una semplice designazione convenzionale, è sempre intimamente legato alla persona e al suo destino; per esempio, fare un censimento significa asservire chi viene schedato (2Sam 24). Nomi nuovi, Gerusalemme nuova, tempi nuovi!

Non “come vanno i cieli”…

  1. Non possiamo avere la certezza che Luca ci abbia consegnato con esattezza la data e le autorità che detenevano il potere politico e religioso quando Giovanni Battista iniziò a predicare il suo messaggio. Ma qui è interessante non la precisione storica; Luca ha compreso che il Vangelo di Gesù non si può annunciare a partire dall’«atemporalità»: questo è importante. Quando l’annuncio del Vangelo prescinde dalla politica, dalla religione, dalla vita… il Vangelo diventa aoristico, non è altro che “parole”, “parole”, “parole”. Chiacchiere che non dicono nulla, che non risolvono nulla.
  2. Giovanni, figlio del sacerdote ebreo Zaccaria, non appare né associato alla religione ufficiale, né al servizio del Tempio. La Parola di Dio si rende presente nel deserto, luogo di anacoreti, di illegalità (H. Henne), perché nel deserto andavano con frequenza coloro che erano insoddisfatti del sistema legale e fiscale, delle autorità. “Gente sospetta, rivoluzionaria”. Da questa gente è venuta la Parola di Dio al mondo. Il Vangelo è sconcertante!

… ma “come si va in cielo”

  1. Giovanni diceva parole che si ispirano al profeta Isaia, 40,3-5. Il riassunto del suo discorso consiste nel dire a tutto il mondo che il Signore si avvicina e viene quando si rende più facile la vita alla gente, quando si riducono le disuguaglianze, quando si dà dignità a chi non ce l’ha. L’evangelista Luca situa le vicende di Gesù in una precisa cornice storico-geografica. La sua non è una moda letteraria, ma è un insegnamento teologico: il centro della storia non è Roma o Gerusalemme, ma Dio. La storia della salvezza (kairòs) si innesta sulla storia dell’uomo (krònos), ma ne provoca, al tempo stesso, una svolta decisiva e imprevista. Con la nascita di Cristo comincia davvero un’altra storia e un’altra geografia! “Ecco, Io faccio nuove tutte le cose!”.

I personaggi storici

  1. Proviamo a mettere a fuoco questi personaggi storici di cui scrive Luca. Anzitutto l’imperatore romano Tiberio, figlio adottivo di Augusto e suo successore. A lui si associa, come emblema del potere romano in Palestina, Ponzio Pilato, governatore della Giudea. Dopo questi due personaggi imperiali, Luca fa sfilare alcuni reucci giudei, chiamati “tetrarchi”, un termine greco che indica la sovranità sulla quarta parte del regno di Erode il Grande (?). Il primo è Erode Antipa, figlio di Erode il Grande: egli governava la Galilea, e sarà lui ad assassinare il Battista. Il secondo è suo fratellastro Filippo, responsabile di un paio di province a settentrione. Il terzo è Lisania, principe di una zona montagnosa vicino il Libano. A questo punto, Luca presenta le due massime autorità religiose giudaiche: il sommo sacerdote scaduto Anna (diminutivo di Giovanni), deposto dai romani, ma in realtà vera e propria eminenza grigia a Gerusalemme. La carica di sommo sacerdote era tenuta dal suo genero, Caifa; entrambi saranno coinvolti nel processo di Gesù. Grazie a tutti questi personaggi storici, Luca ci offre un Gesù storico, incarnato. Non un’esperienza mitica o mistica, ma reale e verificabile. E’ “l’irruzione del divino nella storia”, come scriveva il filosofo danese Kierkegaard: i due mondi dell’uomo e di Dio, della terra e del cielo, sono entrati in contatto, non per un’esplosione ma per un abbraccio.

Cristiani a tempo pieno

  1. Giovanni il Battista invita a conversione gli ebrei di ieri e gli uomini di oggi. Noi forse ascoltiamo questo invito come se riguardasse i “lontani”. Noi, praticanti, messa tutte le domeniche, osservanza regolare dei dieci comandamenti, elemosine ai poveri e l’8 per mille alla chiesa … ci consideriamo già dei convertiti. Convertirmi io, nato e vissuto nella religione dei miei padri, diplomato e laureato all’università cattolica? Io cambiare testa, capovolgere i valori, pensare con un’altra logica, invertire la rotta? Sì, se vogliamo prendere sul serio le parole di Giovanni il Battista, che invita a raddrizzare le strade della vita, ad abbassare i monti dell’orgoglio, a colmare i vuoti di una vita banale, a passare dal “cristiano della domenica” al “cristiano a tempo pieno”, a entrare nel deserto della preghiera, dove tacciono i potenti e le sirene, a valorizzare quelle cose che valgono in eterno e non quelle che si autocombustionano. Che scoperte dolorose e felici vedere che, attorno a noi, molti cristiani si sono già convertiti, come quella coppia che aveva già tre figli e ne ha adottato un quarto in affidamento! Come quell’amico che dedica molte ore del suo tempo libero a chi soffre! Come quella famiglia che invece di mettere i “vecchi” nell’ospizio, ne ha fatto il centro della casa e degli affetti! Sono loro, questi convertiti sconosciuti e feriali, a parlarci nel Vangelo di questa domenica. Se coloro che si professano cristiani si convertissero, il mondo migliorerebbe in poche ore!

Non perdere l’appuntamento

  1. Il più grande paradosso della storia: quando Dio si è manifestato nel popolo che egli preparava da duemila anni, quasi nessuno lo riconobbe. Nessuno può fare affidamento sulle strutture religiose. I nostri “fratelli maggiori” pregavano da tanto tempo che alla fine recitavano solo parole, attendevano da tanto tempo che alla fine erano sicuri che niente avrebbe sconvolto le loro abitudini. Gli ebrei avevano sinagoghe, un tempio magnifico, libri sacri, pratiche innumerevoli, sacerdoti validi, un culto eccellente, un insegnamento religioso organizzato … ma erano addormentati sulle strutture, non sono arrivati puntuali all’appuntamento di Dio. Credevano nella religione e nei sacerdoti, ma Dio era in mezzo a loro ed essi non credevano in lui. Anche noi: abbiamo una gerarchia imponente, chiese costose, artistiche e spesso sproporzionate al numero dei fedeli, una letteratura cristiana abbondante, sette sacramenti, un credo teologicamente perfetto, dieci comandamenti divini … Ma nessuna struttura, per santa che sia, può salvare di per se stessa. Anche la Scrittura, ispirata da Dio, diventa lettera morta e uccide se non viene letta e ascoltata con fede. Lo stesso Cristo, salvava solo quelli che lo accostavano con fede, altrimenti era pietra di scandalo.

Cristiani effettivi ed affettivi

  1. La nostra religione trasmessa, tradizionale, abitudinaria, può essere il più grande ostacolo della nostra vita. Quando si legge questo, qualcuno pensa: via le strutture, niente leggi e prediche, niente sacramenti e sacerdoti! E’ sbagliato! Le strutture sono indispensabili ma vanno animate. Certamente una chiesa senza amore ripugna, ma il vero amore produce anche la vera chiesa. Non c’è matrimonio senza amore, ma un vero amore crea anche un vero matrimonio. Questo è un avvertimento grave per noi che presumiamo di appartenere a Cristo solo perché siamo battezzati. Giovanni il Battista ci avverte: “Non cominciate a dire dentro di voi: siamo di famiglia per bene, sono stato educato in un collegio cattolico, iscritto all’albo dei professionisti cattolici … Nessuno sarà salvato se non nasce di nuovo, se in ogni età non si apre a Cristo con la semplicità del bambino. La vecchiaia non serve a Dio, anzi, l’uomo vecchio è condannato!”. Se questa è la verità, allora ha ragione sant’Agostino: “Molti che sembrano dentro la chiesa, in realtà sono fuori!”. BUONA VITA!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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