VIA CAPPELLA: VENTI ANNI DI ALLAGAMENTI
SANTA MARIA LA FOSSA
di Peppino PASQUALINO
Sono decenni – ci raccontano i cittadini che vivono in questa strada – che al primo nubifragio di stagione le persone sono costrette a restare in casa per diverse ore perché l’acqua raggiunge, in certi punti, il mezzo metro di altezza. Si tratta di Via Cappella, quel tratto dall’incrocio con la Via Guglielmo Marconi a quello con Via Majella.
Da oltre vent’anni non si riesce a risolvere questo problema, un po’ per la scarsa opera manutentiva e anche per problemi strutturali, evidentemente legati ad una cattiva esecuzione dei lavori stradali. Il problema potrebbe ingigantirsi nel momento in cui (con i dovuti scongiuri, ndr) dovesse essere necessario, proprio durante un allagamento, l’intervento di un mezzo sanitario di soccorso; diventerebbe impossibile raggiungere le abitazioni.
E a venire incontro degli abitanti, per fortuna, interviene la morfologia del luogo, pianeggiante e lontano da confluenze di pendii; in tal caso sarebbe necessario l’intervento dei mezzi anfibi dei Vigili del Fuoco. Tante volte il Nucleo Comunale Volontari di Protezione Civile ha dovuto far fronte all’emergenza ma sarebbe proprio il caso che da parte amministrativa si mettesse in cantiere una rimodulazione dell’assetto viario e il ripristino del normale corso d’acqua fognario.
L’opera preventiva è sempre quella più trascurata, la prevenzione fa fatica ad <incarnarsi> nella struttura amministrativa, la si rinvia per cose più immediate; ogni anno radio, televisione e carta stampata ci sbattono in faccia le immagini dei disastri che colpiscono la nazione italiana, territorio fragilissimo che grazie a una seria opera di prevenzione potrebbe vedere scongiurato almeno il 70% dei disastri e delle vittime.
Ormai è risaputo che il clima sta mutando, stiamo andando incontro alla tropicalizzazione meteorologica, prolungati periodi di siccità rotti all’improvviso dalle ormai familiari (ahimè!) <bombe d’acqua> e trombe d’aria che stanno sempre più assumendo connotati di piccole tempeste. Sarebbe proprio il caso di iniziare a ragionare in termini di seria prevenzione; è calcolato anche il grande risparmio economico se si attua una politica territoriale orientata a evitare inconvenienti alle strutture e alle vite umane.