+ VANGELO (Mt 9,9-13)

Mercoledì 21 settembre 2016

XXV Settimana del Tempo Ordinario

 

San Matteo Apostolo

 

+ VANGELO (Mt 9,9-13)

Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori.

 

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, mentre andava via, Gesù, vide un uomo, chiamato Matteo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e Lo seguì. Mentre sedeva a tavola nella casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e se ne stavano a tavola con Gesù e con i suoi discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Come mai il vostro Maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». Udito questo, disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Andate a imparare che cosa vuol dire: “Misericordia io voglio e non sacrifici”. Io non sono venuto infatti a chiamare i giusti, ma i peccatori». Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Quando vien citata la frase della disponibilità di Gesù di stare con i peccatori, c’è chi pensa anche ad una contraddizione ma non è così. Il Signore cerca di convertire anche il più grande peccatore e rimane accanto a lui per aiutarlo e sostenerlo.

Non mangia con i peccatori così per divertirsi o perché attratto dai banchetti. Tutto in Gesù è armonia e verità, nulla avviene per caso o si improvvisa. Una profonda meditazione sui comportamenti del Signore infonde una forza spirituale forse mai avvertita in precedenza. È Lui che sostiene sempre i buoni desideri di quanti vogliono conoscerlo.

Uno dei più lontani da Lui è stato il pubblicano Levi, poi diventato Matteo.

Il pubblicano nell’antica Roma era l’appaltatore di tributi. In pratica era un dipendente del governo d’occupazione romano e il suo compito era quello di riscuotere le tasse dei cittadini. Imponeva le imposte soprattutto ai commercianti e amministrava il tesoro pubblico. Da qui il nome pubblicano.

Levi non era amato dai cittadini e dai forestieri, tutti quelli che attraversavano la porta dove era posizionato lui, lo guardavano con forte avversità. Tutti i pubblicani erano malvisti dal popolo, tanto più quando una imposta risultava pesante e inopportuna per tutti.

L’esattore delle tasse Levi tutto aveva immaginato del suo futuro, tranne di seguire il Cristo e di diventare un povero. I suoi progetti possiamo immaginarli, considerando il benessere in cui prosperava. Nonostante tutti i capricci esauditi, Levi era inappagato, scontento della sua vita e cercava altro, senza capire cosa.

Quando sentì parlare di Gesù il suo cuore sussultò di speranza: e se fosse proprio Gesù Colui che darà una spiegazione? Così speranzoso iniziò ad ascoltare i racconti che riportavano dei miracoli di Gesù e le sue parole cariche di perdono e misericordia anche per i grandi peccatori pentiti.

Non potendo assistere sistematicamente alle predicazioni del Signore, Levi -che in ebraico significa “affezionato” o “che si associa a qualcuno”-, proprio perché buono e per questo mosso dallo Spirito Santo, cominciò a donare riservatamente grosse somme di denaro a Gesù tramite altre persone. Il denaro Gesù lo utilizzava per i poveri e le necessità del suo apostolato.

Interiormente il nuovo Matteo viveva un contrasto tremendo, la sua sofferenza doveva essere molto avvertita e non trovava la soluzione.

Solo quando sentiva parlare di Gesù e rifletteva sulle opere del Maestro ritrovava la vera pace e gioiva. Così si accorse che la sua realizzazione aveva contatti con la Persona di Gesù, doveva in qualche modo avvicinarsi a Lui.

Quando in noi c’è questa apertura a Dio riceviamo grandi Grazie. Anche miracoli straordinari.

È indispensabile fare spazio a Dio per lasciarlo agire. Questo fece Matteo e lo dimostrò a se stesso, iniziando ad inviare grosse somme di denaro al Signore, sia per distaccarsi dai beni materiali, sia per trovare la gioia intima. Si sentiva bene quando non pensava al denaro: per lui era diventato una zavorra. Si accorse che il denaro non gli dava alcuna gioia.

Matteo sapeva anche che le donazioni di denaro gli erano utilissime per riparare i suoi peccati.

L’iniziativa la prese Gesù per dare finalmente la libertà a Matteo. Egli si sentiva oramai imprigionato dal suo ruolo di esattore delle tasse e di ebreo senza una osservanza coerente. Gesù, dopo avere guarito incredibilmente il paralitico accompagnato dai quattro amici, uscendo da quel luogo si diresse proprio verso la postazione di Matteo.

«Dopo ciò Egli uscì e vide un pubblicano di nome Levi seduto al banco delle imposte, e gli disse: “Seguimi!”» (Lc 5,27).

Matteo lasciò tutto e senza pensare al denaro si mise a seguire Gesù. Una chiamata speciale ma in realtà è riservata a tutti, anche se non tutti devono lasciare la famiglia e il proprio lavoro. Ognuno in famiglia e nel lavoro ha la possibilità di aiutare con la parola del Vangelo e di dare buoni esempi.

La chiamata di Matteo era speciale come eccezionale era il compito che andava ad assumere: Apostolo.

Gesù vuole trasfigurare ognuno di noi, per Lui tutti noi siamo creature speciali e vuole donarci grandi Grazie. Siamo noi a non chiederle o a chiedere in modo sbagliato. Anche i grandi peccatori e quelli che sono molto tiepidi, sono seguiti dal Signore ed Egli attende una vera apertura del cuore e l’allontanamento dai vizi, per operare grandi cose.

Vogliamo dare una vera svolta alla nostra vita e deciderci per Gesù? Siamo noi a stabilire se vogliamo le Grazie e quale futuro vivere!

Iniziamo oggi la Novena a San Michele Arcangelo per terminarla il giorno della sua festa. Ricordatevi di pregare per me ogni giorno.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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