+ VANGELO (Mt 7,7-12)

+ VANGELO (Mt 7,7-12)

Chiunque chiede, riceve.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto. Chi di voi, al figlio che gli chiede un pane, darà una pietra? E se gli chiede un pesce, gli darà una serpe? Se voi, dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro che è nei cieli darà cose buone a quelli che gliele chiedono! Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Ieri ho letto un articolo contro facebook, uno studio sulla sua funzione e le conseguenze che causa. Ne scrivo perché pur non facendo parte di quanti utilizzano con intensa passione i social per distrarsi o per intrecciare nuove amicizie o per raccontare tutto quello che fanno nella vita, sento parlarne e leggo, appunto, che in realtà qualcosa di grave succede.

Il fondatore di facebook proprio alcuni giorni fa ha voluto ben 16 guardie del corpo per le minacce arrivategli da qualche marito che ha perso la moglie a causa di facebook. Almeno questa è la versione raccontata.

Però voglio subito premettere che anche facebook se utilizzato bene e con parsimonia potrebbe essere un mezzo di scambi, spero comunque culturali, sociali, edificanti. Il problema anche qui sta nell’utilizzo distorto dello strumento.

Se facebook è nato per creare nuove amicizie, fare incontrare persone di vecchia o di nuova conoscenza, c’è da considerare che l’uomo e la donna che stabiliscono contatti con nuove persone e che trovano conforto o gioia nello scambio di esperienze e di tante parole magari inutili, finiscono per cadere nella dipendenza.

L’articolo che ho letto riporta uno studio choc e aggiungo preoccupante e rivela che l’effetto del social network è simile a quello della cocaina. Una notizia che non farà piacere a quanti vivono in simbiosi con facebook e per facebook.

Però è importante conoscere i danni che provoca un utilizzo non solo prolungato, ma dipendente, infatti è questo il vero problema.

Da questo studio è emerso che facebook è come la cocaina: dà dipendenza e ansia. “Le dipendenze connesse alla tecnologia hanno delle caratteristiche simili a quelle relative alle droghe e al gioco d’azzardo”. Quindi, facebook può avere sul cervello effetti simili a quelli provocati dalla dipendenza da cocaina.

Leggiamo qualcosa dall’articolo: «Emerge da uno studio pubblicato su Psychological Reports: Disability and Traumae riportato da The Independent, sui sintomi “da dipendenza” connessi a facebook, come ansia e isolamento.

Sottoposto a 20 studenti universitari, il test ha evidenziato come il social network di Mark Zuckerberg possa provocare sintomi simili a quelli riscontrati nelle persone che fanno abitualmente uso di cocaina.

Dopo il questionario, agli studenti è stata mostrata una serie di immagini, chiedendo loro di premere o meno un tasto mentre i ricercatori monitoravano la loro attività cerebrale. Il risultato? Quelli che premevano il pulsante durante la visione di immagini relative a facebook, come ad esempio il logo, erano gli stessi che nel questionario avevano affermato di provare ansia e isolamento.

Ebbene, l’analisi dell’attività cerebrale effettuata dai ricercatori ha rivelato che le immagini relative a facebook attivavano in alcuni studenti l’amigdala e lo striato, due regioni del cervello coinvolte nei disturbi compulsivi, provocando un comportamento simile a quello delle persone dipendenti da cocaina.

Inoltre, per misurare la dipendenza da Facebook, anche i ricercatori della Norway’s Bergen University hanno sviluppato una sorta di scala, chiamata “Bergen Facebook Addiction Scale” che tramite alcune domande come “Usi Facebook per dimenticarti dei problemi?” o “Se ti viene impedito di usare facebook ti senti irrequieto e agitato?”, permette di valutare il livello di dipendenza dal social.

Secondo Cecile Andraessen, l’ideatrice del test, chi risponde in modo affermativo a quattro delle sei domande poste, molto probabilmente soffre di dipendenza da Facebook».

Oltre la dipendenza -viene precisato come dalla cocaina-, ciò che deve preoccupare molto è l’isolamento in famiglia, nell’ambiente dove si vive e lavora, considerando che le nuove amicizie non si trovano presenti ma distanti.

Chi utilizza facebook deve riflettere su questo studio e capire l’uso che ne fa giornalmente. La dipendenza da facebook è la rovina.

Come avviene quando si guarda molta televisione o si vive nella dissipazione, anche quando si utilizza facebook con interesse esagitato, scatta la noia verso la preghiera e addirittura non ci si pensa più, anche se i problemi restano e crescono.

L’illusione di risolvere i propri problemi attraverso lo scambio di vedute e di amicizie crolla presto e la dipendenza fa aumentare di intensità l’applicazione, arrivando a togliere tempo alle cosa importanti, come i propri familiari e i figli.

Oggi Gesù ci invita a parlare con Lui, a chiedere a Lui quelle cose che cerchiamo dove non si trovano e dove si lascia il migliore tempo della giornata. Quando si possiede la padronanza della volontà la persona è in grado di gestire i tempi e di frenare la dipendenza, anzi non cade più in nessuna forma di dipendenza. Ma c’è da fare un cammino di Fede.

Si potrà affermare che molti non pregano e sono felici… Attenzione, questa è solo apparenza, interiormente tutti quelli che vivono lontano da Gesù portano sofferenze morali che impressionano. E cercano di dimenticarle con tanti svaghi, iniziative, divertimenti. Purtroppo per loro, non superano in questo modo le sofferenze.

Solo la preghiera a Gesù, il ringraziamento quotidiano a Lui ci permettono di ottenere quegli aiuti indispensabili per vincere le prove.

Il cristiano che segue docilmente Gesù, conosce la vera gioia, si diverte nei modi più puri e sereni, è appagato e non scoraggiato.

Nel mondo trionfa lo scoraggiamento e miliardi di persone si sforzano, comprensibilmente, di celare tutta la sofferenza interiore che non diminuisce e non diminuirà mai senza il Signore, mostrando un volto sorridente ma i suoi lineamenti sono addolorati.

Passiamo buona parte della nostra vita a chiedere cose che non abbiamo ad altre persone che le hanno. Chiediamo perché siamo bisognosi. Ed è, in molte occasioni, l’unica possibilità per metterci in relazione con gli altri.

Se non chiedessimo mai nulla cadremmo in una forma di isolamento, di falsa e arida autosufficienza.

Chiedere e dare formano buona parte della nostra vita e del nostro essere. Quando chiediamo ci riconosciamo bisognosi. Quando diamo possiamo renderci consapevoli della ricchezza senza fine che Dio ha posto nel nostro cuore.

A Gesù possiamo chiedere tutto quello che interessa l’anima e la vita nella sua totalità. Non si chiede ciò che nuoce all’anima, come ovviamente non va bene chiedere cose brutte. Si chiede quanto è necessario per la santità dell’anima, con l’allontanamento dei vizi e delle occasioni di peccato; oltre a quanto necessita per vivere bene: la salute fisica e il necessario per una vita dignitosa.

“Chiedete e vi sarà dato; cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto”. Vi suggerisco una potentissima preghiera al Cuore di Gesù, recitata ogni giorno dai Santi, come faceva Padre Pio.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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