Giovedì 24 luglio 2014
16ª Settimana del Tempo Ordinario
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+ A voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato.
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+ Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?». Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del Regno dei Cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono. Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!â€.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità Io vi dico: molti Profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!». Parola del Signore
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Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Gesù parlava in parabole, in queste si trova il suo insegnamento più vivace. La parabola era un genere letterario caro agli ebrei, Gesù ne fece un vero ed efficacissimo strumento per spiegare i suoi insegnamenti. Anche i più semplici potevano comprendere la sua dottrina, però in questa pagina notiamo l’intenzione manifesta di Gesù di non far comprendere a tutti alcuni insegnamenti.
Per quale ragione il Signore non spiegò chiaramente ai peccatori le sue parole, quando era venuto per salvare tutti i peccatori?
È una domanda provocatoria, perché solo Gesù faceva tutto perfettamente e anche in questa circostanza aveva motivazioni validissime. Alla domanda dei discepoli sul motivo delle parabole insegnate ai peccatori e la loro incapacità di comprenderle, Gesù rivelò una verità drammatica: “Guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono”. Non era Gesù a rifiutare la Parola di salvezza, erano induriti i cuori dei peccatori e ogni spiegazione sarebbe stata inutile.
In un altro passo del Vangelo di Matteo Gesù afferma: “Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi” (Mt 7,6).
La risposta alla domanda sulle parabole insegnate ai pagani è questa: tali cose devono essere dette e Io ve le dico e ve ne spiego il significato; ad altri non è dato di comprenderle perché non lo meritano, non meritano di essere risanati.
Come si spiega allora la misericordia infinita di Dio? L’ho scritto alcuni giorni fa, essa è davvero infinita per tutti coloro che non abusano di questa misericordia, perché sono molti quelli che in nome della misericordia di Dio vivono nei peccati più obbrobriosi e si illudono di salvarsi senza alcun merito. È uno dei peccati contro lo Spirito Santo, è la presunzione di salvarsi senza merito.
Quando il credente non mette alcun impegno per non ricadere in determinati peccati, respinge e abusa della misericordia di Dio.
Non spiegando le parabole ai peccatori, Gesù dava un primo castigo dovuto però alla durezza dei loro cuori. Lo affermava anche Isaia: “Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile, sono diventati duri di orecchi e hanno chiuso gli occhi”.