+ VANGELO (Lc 4,16-30)

Lunedì 4 settembre 2017

XXII Settimana del Tempo Ordinario

 

+ VANGELO (Lc 4,16-30)

Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio. Nessun profeta è bene accetto nella sua patria.

 

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto:

«Lo Spirito del Signore è sopra di me;

per questo mi ha consacrato con l’unzione

e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio,

a proclamare ai prigionieri la liberazione

e ai ciechi la vista;

a rimettere in libertà gli oppressi

e proclamare l’anno di grazia del Signore».

Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di Lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è Costui il Figlio di Giuseppe?». Ma Egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità Io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità Io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e Lo cacciarono fuori della città e Lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma Egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino. Parola del Signore

 

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

L’amarezza infinita di Gesù nel constatare il rifiuto dei suoi concittadini è espressa con parole addolorate ed è costretto prima a notificare la sorte del vero profeta di Dio: “In verità Io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria”, poi spiega alcuni passi della Scrittura che risultano come una condanna per l’ipocrita religiosità dei nazaretani.

Non sbagliava Bartolomeo quando Filippo gli parlò che aveva trovato il Messia e proveniva da Nazareth: “Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?” (Gv 1,46). Non era presente neanche in una cartina questa cittadina, eppure vi abitò Dio incarnato e lavorò sempre nel raccoglimento, nella più grande riservatezza.

L’equilibrio divino e la saggezza incarnata in Gesù, anche quando era giovane, gli permettevano il controllo pieno delle sue facoltà, e nulla fuoriusciva dalle sue labbra se non lodi, ringraziamenti e preghiere a Dio, che era suo Padre ma solo in due ne erano a conoscenza: Maria e Giuseppe.

L’invidia è il vizio che anima quanti vedono Gesù nella sinagoga e non accettano gli elogi che si spendevano per le sue imprese a Cafarnao dove aveva preso dimora. Neanche a Cafarnao andava meglio, lì comunque non c’era l’ostilità dei compaesani e l’apostolato andava meglio.

Era la prima volta che Gesù si recava a Nazaret dopo l’inizio della sua missione, tutti in paese si ricordavano bene di Lui ma trovavano strana la sua metamorfosi, per essi si trattava di un cambiamento immotivato… in quel giovane silenzioso che lavorava e pregava ininterrottamente e la sua vita era ammirata da tutti.

Ma arrivare a compiere grandi miracoli a Cafarnao ed essere osannato da molti, non poteva essere accettato da quasi tutti i nazaretani.

Non c’è solamente l’invidia nella reazione di questa gente contro Gesù, c’è un vuoto spirituale e ne è la causa, con la mancanza della vera fede in Dio. Non erano in comunione con Dio per possedere quella luce e comprendere che quantomeno Gesù era inviato da Jahvè.

Non c’era nulla da fare, così Gesù dopo avere annunciato solennemente che in Lui si compivano le parole della Scrittura: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato”, rimase in silenzio per vedere la reazione, ma già conosceva i loro cuori ed era andato a Nazaret solo per compiacere la Vergine Maria.

Tutti però inizialmente «erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: “Non è Costui il Figlio di Giuseppe?”», una domanda che portava già un assenso perché tutti ne erano a conoscenza. E i loro cuori erano induriti.

Questo ci spiega un insegnamento che ho ripetuto molte volte, riguarda l’inutilità della preghiera e della partecipazione alla Messa se il cuore è indurito, insensibile e non c’è alcun proposito di cambiare decisamente.

Gesù non è assolutamente contento del cristiano che ha il cuore duro come il granito, senza amore, verità e onestà.

C’è grande confusione in quanti esprimono una fede apparente e non vogliono cambiare mai, considerano i loro pensieri più importanti dei Comandamenti, le loro decisioni le vedono come superiori alla stessa Volontà di Dio e finiscono per rovinarsi e rovinare quanti li frequentano, amici e familiari.

Gesù dinanzi alla cocciutaggine dei nazaretani è costretto a ricorrere ad alcuni esempi che stroncano le illusioni finte e avventate di quanti Lo osservano con sospetto. Questo racconto è una staffilata alla loro miopia e la censura dei loro tenebrosi convincimenti.

“Anzi, in verità Io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro”.

Vuol dire che non è l’appartenenza ad una religione a rendere santi, ma la pratica fedele e costante. L’orgoglio carica di indifferenza e confusione ed impedisce di osservare le Leggi insegnate da Gesù. La coerenza non è acqua, si traduce in buone opere con la determinazione di agire sempre con retta intenzione.

L’onestà intellettuale è indispensabile per ottenere Grazie e rallegrare Gesù.

Il Signore gioisce quando i cristiani si comportano bene, ha maggiore fiducia in loro, li stima più degli altri e li riveste di molte Grazie.

Lo stesso avviene ai Sacerdoti che donano la loro vita a Dio.

Gioiscono profondamente quando chi chiede consigli si impegna ad osservarli per crescere nella Fede e lasciare la mentalità vecchia.

Così come Gesù, questi Sacerdoti stimano i cristiani più sinceri e ammirano gli sforzi di tutti i cristiani coerenti che vogliono osservare i Comandamenti e sono trasparenti nella guida spirituale, proprio perché vogliono avvicinarsi di più a Gesù e alla Madonna.

La gioia di un Sacerdote è di vedere santi e trasfigurati in nuove creature spirituali tutti i credenti che lo avvicinano.

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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