+ VANGELO (Lc 12,35-38)
Martedì 24 ottobre 2017
XXIX Settimana del Tempo Ordinario
+ VANGELOÂ (Lc 12,35-38)
Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli.
+Â Dal Vangelo secondo Luca
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità Io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!». Parola del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Nella vita si è sempre pronti a fare qualcosa ma non si pensa di prepararsi spiritualmente per la venuta di Gesù. Egli viene quando meno l’uomo se lo aspetta, nei momenti meno prevedibili, è già venuto nel mondo e viene nella vita di ciascuno moltissime volte.
L’uomo preso da tanti impegni, preoccupato per gli impegni e i percorsi che causano nervosismo, molto spesso non regge il peso e cade in qualche vizio. Diventa sempre meno pronto e l’avviso di Gesù viene dimenticato.
Durante la giornata ognuno aspetta sempre un familiare, un amico, qualcuno per varie ragioni, si programma l’incontro, si guarda l’orologio e si organizza il tempo per arrivare puntuali. Oppure si aspetta a casa qualcuno o nei luoghi di lavoro e lo stesso si organizza per essere pronto.
Per il Signore non c’è questo ricordo, non si pensa che Lui viene a trovarci per guidarci e che verrà l’ora dell’ultimo incontro!
“Siate prontiâ€.
Il padrone della parabola può arrivare in qualsiasi momento e verificare i servi svegli da quelli che sono assopiti perché dissipati e dormono nel peccato, così Gesù verrà nel momento meno atteso. Non è una sua strategia per danneggiare qualcuno, ci mancherebbe, il problema è sempre dell’uomo, se attende con la sua Fede Gesù oppure se ha perduto la Fede.
È una riflessione che molti cercano di esorcizzare, evitano di pensarci per una paura irrazionale, è un atteggiamento ingenuo e senza Fede. Il cristiano sa del Paradiso e nella sua vita deve dedicare più tempo alla riflessione di quanto avverrà prima o poi, riguardo la sua dipartita da questo mondo. Sarà inevitabile.
I Santi amavano tanto meditare sul momento della Loro dipartita e il successivo incontro con Gesù, ma non desideravano morire, pensarlo è un atto di disperazione. Non hanno paura di incontrare il Signore quando viene a chiamare l’anima, quei cristiani che pregano bene e si preoccupano di mettere in ordine l’anima.
Questi cristiani devoti sono consapevoli che l’aldilà è incommensurabilmente il luogo della vera felicità , dove solo l’amore circola tra i beati del Paradiso. Ne parlano con serenità e questa è la prova della loro Fede, mostrano di avere incontrato veramente Gesù nel cammino spirituale in questo mondo.
Molti cristiani sono costretti a riflettere sull’aldilà quando si trovano nella sofferenza e non trovano soluzioni umane. Chi prontamente, altri stentatamente sono indotti a rivolgersi a Gesù e alla Madonna per ottenere il miracolo della guarigione. Ogni giorno in molte parti del mondo avvengono incalcolabili guarigioni fisiche, anche da malattie gravissime, e guarigioni spirituali.
Sono peccatori pentiti dei loro peccati commessi contro il Padre, che ritornano a confessarsi e a ritrovare la sua Grazia.
Ogni peccato è una vera offesa che si fa a Dio, perché si trasgredisce la sua Legge, come un figlio che disobbedisce al papà o alla mamma. Quindi, la Confessione non è un modo per dire i peccati e continuare a vivacchiare, è invece l’opportunità davanti un Sacerdote di pentirsi sinceramente per non avere osservato quanto il Padre buono chiede ai credenti.
Ogni peccato è un’offesa al Padre, è scritto nel Vangelo e il pentimento sincero riporta la comunione con la Santissima Trinità .
Con sincera convinzione bisogna cominciare a dedicare maggiore tempo alla preghiera, per incontrare il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. La preghiera diventa dialogo perché noi adoriamo, ringraziamo e chiediamo, Loro nel nostro silenzio agiscono e ispirano, danno altra Grazia e guariscono malattie e le anime scoraggiate.
Le guarigioni spirituali sono invisibili perché interiori, lo stesso diventano visibili per la nuova vita e le buone opere del cristiano.
Non tutti i peccatori convertiti amano pregare molto, non vanno oltre le poche preghiere che recitano e si privano di molti aiuti divini. I peccatori convinti e sinceri ritrovano la gioia della preghiera e si aggrappano alla Fede che prima trascuravano. Le loro preghiere diventano sicure, fiduciose, intense di amore.
La vera conversione comincia quando nella giornata ci si ferma a pregare Gesù con amore e fiducia. Non si prega solo nella sofferenza.
Si prega con la vita, tutto deve divenire preghiera in noi. Ogni gesto onesto è preghiera, così il saluto cordiale, la buona educazione, il rispetto degli altri, l’aiuto ai veri poveri, la bontà , la disponibilità amorevole, la dedizione responsabile al proprio lavoro, la mancanza di giudizi e il desiderare il bene di tutti, anche di chi non ci ama, tutto questo è preghiera.
La volontà di osservare i Comandamenti per dare gloria a Dio è una grande preghiera, già il solo desiderio di compiere la Volontà di Dio è segno di ravvedimento e di lotta contro i propri vizi.
Gli ammalati che riscoprono la preghiera o che trovano finalmente molto tempo per riflettere, cominciano ad apprezzare la vita, i loro familiari, le cose che posseggono mentre prima non le consideravano. Scoprono il vero amore verso gli altri, donano delicate attenzioni ed apprezzano tantissimo quelle che ricevono dagli altri.
La vita sprecata banalmente è una sciagura e il tempo perduto non si recupera!