+ VANGELO (Lc 11,29-32)

Mercoledì 13 marzo 2019

I Settimana di Quaresima

+ VANGELO (Lc 11,29-32)

A questa generazione non sarà dato che il segno di Giona.

+ Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, mentre le folle si accalcavano, Gesù cominciò a dire: «Questa generazione è una generazione malvagia; essa cerca un segno, ma non le sarà dato alcun segno, se non il segno di Giona. Poiché, come Giona fu un segno per quelli di Nìnive, così anche il Figlio dell’Uomo lo sarà per questa generazione. Nel giorno del giudizio, la regina del Sud si alzerà contro gli uomini di questa generazione e li condannerà, perché ella venne dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Salomone. Nel giorno del giudizio, gli abitanti di Nìnive si alzeranno contro questa generazione e la condanneranno, perché essi alla predicazione di Giona si convertirono. Ed ecco, qui vi è uno più grande di Giona». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Gesù porta due esempi molto diffusi tra gli ebrei, facevano parte della loro tradizione orale: Giona famoso per essere rimasto tre giorni nel ventre del pesce e la regina del Sud venuta dagli estremi confini della terra per ascoltare la sapienza di Salomone.

Due esempi importanti e significativi, utilizzati da Gesù per spiegare alla folla che è inopportuno chiedere segni per curiosità. «Non le sarà dato alcun segno». Il motivo lo dice appena prima, con parole dure verso il popolo che non Lo seguiva: «Questa generazione è una generazione malvagia».

Per gli ebrei Salomone è stato il più grande sapiente, oltre ad essere stato il terzo re d’Israele, successore e figlio del re Davide. La sua saggezza, descritta nella Bibbia, è considerata proverbiale. Durante la sua reggenza venne costruito il Tempio chiamato di Salomone, che divenne leggendario per le sue molteplici valenze simboliche.

Salomone per gli ebrei è stato più di un uomo saggio, una considerazione che arrivava addirittura dalle Sacre Scritture. Il regno di Salomone è datato circa dal 970 al 930 a.C. e fu l’ultimo dei Re del regno unificato di Giuda e Israele.

Nel 1° Libro dei Re viene narrata la storia di Salomone il Magnifico, il capitolo 3 in particolare descrive quanto gli disse Dio in sogno. Salomone era andato a Gàbaon per offrire sacrifici a Dio, quella era la più grande altura e sull’altare offrì mille olocausti. Davvero amava Dio.

Una notte il Signore apparve a Salomone in sogno e gli disse: «Chiedimi ciò che Io devo concederti» (1 Re, 3,5). In questa somma disponibilità di Dio appare evidente che Salomone era un uomo privilegiato e questo deriva dalla sua condotta di vita. La munifica concessione di Dio scaturiva dall’obbedienza di Salomone, dal suo essere devotamente osservante della Legge ebraica.

Dopo una proposta considerevole e che arrivava dal Creatore, Salomone sempre nel sogno rispose con somma adorazione ed elencando i benefici già concessi da Dio a suo padre Davide, arrivò a chiedere l’intelligenza di governare secondo la Volontà di Dio.

«Concedi al tuo servo un cuore docile perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male, perché chi potrebbe governare questo tuo popolo così numeroso?» (1 Re, 3-9).

Una richiesta povera sotto l’aspetto materiale ma moralmente la più saggia.

«Al Signore piacque che Salomone avesse domandato la saggezza nel governare. Dio gli disse: “Perché hai domandato questa cosa e non hai domandato per te né una lunga vita, né la ricchezza, né la morte dei tuoi nemici, ma hai domandato per te il discernimento per ascoltare le cause, ecco faccio come tu hai detto.

Ecco, ti concedo un cuore saggio e intelligente: come te non ci fu alcuno prima di te né sorgerà dopo di te. Ti concedo anche quanto non hai domandato, cioè ricchezza e gloria come nessun re ebbe mai. Se poi camminerai nelle mie vie osservando i miei decreti e i miei comandi, come ha fatto Davide tuo padre, prolungherò anche la tua vita”» (1 Re, 3,10-14).

Evidenzio due punti: Dio disse a Salomone che dopo di lui non ci sarebbe stato nessuno sapiente come lui, ma Gesù era Dio, per questo si dichiara «più grande di Salomone». Poi, tra le promesse fatte da Dio a Salomone si distingue l’ultima, in cui gli promette una vita più lunga. Doveva però osservare «… i miei decreti e i miei comandi».

L’Antico Testamento celebra la sapienza di Salomone, mentre Gesù afferma di sé di essere «più grande di Salomone». C’era una evidente incongruenza per gli ebrei che ascoltavano Gesù, si creava una confusione che sbandava molti, non avevano certezze, in quanto le Scritture osannavano Salomone come il più grande re ed erano davanti a Gesù che compiva miracoli portentosi come neanche Salomone aveva mai compiuto.

Gesù aveva già dato abbondanti segni agli ebrei sulla sua provenienza divina, potevano  però non credergli ma i segni dei miracoli erano incancellabili. Anche sui miracoli avevano trovato la risposta maliziosa, accusando il Signore di stare dalla parte dei diavoli, e indicavano i miracoli come opere dei diavoli.

Questo lo hanno detto molti malvagi contro San Francesco, Sant’Antonio, San Pio e tantissimi altri, con l’unica differenza che Loro i miracoli li richiedevano a Gesù, erano solamente intercessori, potenti e meravigliosi, ma sempre uomini.

I miracoli Gesù li compiva all’istante e liberamente, miracoli impossibili ed evidenti, tutti sapevano che ad un suo cenno i diavoli scappavano terrorizzati, la natura si inchinava e le malattie sparivano, tutti gli ammalati guarivano anche da mali incurabili.

Gesù era il Messia atteso e alla richiesta dei discepoli di Giovanni Battista, elencò alcune opere compiute da Lui e che solo Dio poteva compiere.

«Andate e riferite a Giovanni ciò che voi udite e vedete: I ciechi recuperano la vista, gli storpi camminano, i lebbrosi sono guariti, i sordi riacquistano l’udito, i morti risuscitano, ai poveri è predicata la buona novella, e beato colui che non si scandalizza di Me» (Mt 11,4-6).

Gesù oggi ci dice comunque che non sono i segni esteriori a rendere grandi i suoi seguaci, ma ciò che hanno dentro: la Fede, l’umiltà e l’amore.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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