Venerdì 9 maggio 2014
3ª Settimana di Pasqua
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+ La mia Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda.
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+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può Costui darci la sua Carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità , in verità Io vi dico: se non mangiate la Carne del Figlio dell’Uomo e non bevete il suo Sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna e Io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia Carne è vero cibo e il mio Sangue vera bevanda. Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue rimane in me e Io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e Io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il Pane disceso dal Cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo Pane vivrà in eterno». Gesù disse queste cose, insegnando nella sinagoga a Cafà rnao. Parola del Signore
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Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
L’indignazione dei giudei verso Gesù che parla dell’Eucaristia, ricorda la reazione di molti cristiani di oggi, così lontani da Gesù da non sentire alcuna necessità di partecipare alla Messa. Ma questo è ancora poco, se si considera che molti irridono l’Eucaristia sia con l’indifferenza ricercata sia con la profanazione. Sono convinti che dell’Eucaristia se ne può fare a meno, infatti loro non considerano la Divinità dell’Eucaristia e vivono ignorandola.
Il distacco dall’Eucaristia è sempre graduale e incessante in molti cristiani, non è una scelta compiuta dietro ragionamenti logici. Non c’è una decisione convinta che cambia la spiritualità , è un percorso a ritroso lento e inesorabile, causato dalla poca preghiera, dal distacco dai Sacramenti, dalla vita dissipata e dissoluta, dalla scelta deliberata del peccato grave. È una discesa dolce, sempre più in basso e nessuno dei credenti se ne rende conto.
Le nuove abitudini gratificanti causati dalla vita dissipata, portano alla perdita della Grazia e del fervore. L’anima si spegne.
Tutti i Sacramenti conferiscono la Grazia santificante a coloro che non frappongono ostacolo. Questa Grazia è «il dono dello Spirito che ci giustifica e ci santifica» (Catechismo, 2003). Inoltre i Sacramenti conferiscono la Grazia sacramentale, che è la Grazia «propria di ciascun Sacramento» (Catechismo, 1129): un aiuto divino per ottenere il fine di quel Sacramento.
Non solo riceviamo la Grazia santificante, ma lo stesso Spirito Santo. «Per mezzo dei Sacramenti della Chiesa, Cristo comunica alle membra del suo Corpo il suo Spirito, Santo e santificatore» (Catechismo, 739). Il frutto della vita sacramentale è che lo Spirito Santo deifica i fedeli unendoli vitalmente a Cristo (cfr. Catechismo, 1129).
Cosa sarebbe allora la Chiesa senza l’Eucaristia? Da dove e per mezzo di cosa i cristiani autentici attingono la forza per andare avanti, superare prove dolorose e resistere alle tempeste delle cattiverie? Dall’Eucaristia.
L’adorazione davanti al Tabernacolo favorisce il nostro cambiamento interiore che si riversa naturalmente nella vita esteriore, perché soprattutto la contemplazione intenzionale e amorosa dell’Eucaristia ci trasforma.
È importante ricevere l’Eucaristia nella Messa, ma se il credente è tiepido, senza fervore, la Grazia che si riceve è sempre minima o niente. Molti prendono la Comunione ma non avvertono nessun cambiamento interiore, questo è dovuto alla poca preparazione alla Messa, le dissipazioni portate all’interno della Messa con il cuore lontano dal Sacrificio Eucaristico che avviene sull’altare.