+ VANGELO (Gv 6,30-35)
Martedì 12 aprile 2016
III Settimana di Pasqua
+ VANGELO (Gv 6,30-35)
Non Mosè, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché vediamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cieloâ€Â». Rispose loro Gesù: «In verità , in verità Io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pane dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è Colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane». Gesù rispose loro: «Io sono il Pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!». Parola del Signore
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
Il Pane che intende Gesù è l’Eucaristia, il suo Corpo dato per la nostra salvezza, una rivelazione che a quel tempo non poteva comprendere nessuno, neanche i discepoli. Egli preparava i cuori con queste parole, innanzitutto ai suoi seguaci e a tutti quelli che Lo ascoltavano proprio per accogliere le parole enigmatiche e spingerli alla riflessione.
Dopo duemila anni di Cristianesimo ci sono ancora milioni di cristiani che non credono nella presenza di Gesù nell’Eucaristia a causa della loro Fede superficiale, ed è una Fede spenta, come se non esistesse. Anche quando pensano a Gesù, non Lo avvertono come Dio.
La responsabilità non va addebitata esclusivamente ai cristiani che non ascoltano più insegnamenti sull’Eucaristia, e non si adoperano neanche nella ricerca di conoscere l’Eucaristia con le buone letture.
Non sono aiutati a scoprire Chi è l’Eucaristia, non vengono invitati a fare l’adorazione Eucaristia, a trascorrere ogni giorno del tempo davanti al Tabernacolo per chiedere a Dio tutto ciò che necessita, ringraziandolo per quanto ricevuto e per il suo Amore.
Adorare l’Eucaristia cambia la vita.
È il dono più grande regalatoci da Gesù, è Lui vivo e vero che rimane nell’Eucaristia per comunicare con ognuno di noi.
Rimane nel Tabernacolo e ci aspetta con profondo desiderio, e prova veramente una grande gioia quando entriamo in Chiesa per fargli una visita e ci fermiamo lì davanti, ringraziandolo per tutto e raccontandogli le nostre cose.
Ha più interesse Gesù nel volere dare le Grazie a noi che noi di riceverle!
Oggi moltissimi cristiani ignorano la potentissima preghiera davanti al Tabernacolo e si disperdono in incontri di preghiera poco efficaci o sono stati convinti a compiere determinate opere, considerate più vantaggiose di ogni cosa.
Le opere non valgono nulla se prima non c’è una preghiera profonda e non si prega Gesù per la ottima riuscita delle iniziative parrocchiali.
Altrimenti tutto è umano, viene compiuto per pura compiacenza e non si agisce come indica Gesù, quando parla di seminare e di aspettare il raccolto. Non si possono pretendere segni immediati, questa è quasi una situazione magica, mentre chi ha la pace nel cuore e avverte la presenza del Signore, agisce con molta serenità e pazienza.
Come non si può pretendere che un bambino di un anno l’indomani diventi di dieci anni, così non si deve esigere da chi è debole spiritualmente o è lontano dai Sacramenti, di trasformarsi in un solo giorno in un’anima contemplativa.
Occorre per ogni cosa una naturale maturazione, che non è identica per chiunque, ma deve avvenire nel tempo. Bisogna pregare!
L’aspetto più importante della nostra Fede e che ripeto spesso è la retta intenzione, questa è presente quando Gesù è il fine e il motivo di tutte le nostre azioni. La purezza d’intenzioni non è altro che la presenza di Dio: Dio nostro Signore presente in tutte le nostre intenzioni.
Come sarà libero il nostro cuore da ogni impedimento di quaggiù, come sarà limpido il nostro sguardo, e soprannaturale tutto il nostro modo di agire, quando Gesù regnerà veramente nel mondo della nostra intimità , e presidierà ogni nostra intenzione!