VANGELO (Gv 15,1-8)

Mercoledì 21 maggio 2014

5ª Settimana di Pasqua
 
+ Gesù con gli apostoliChi rimane in me, e Io in lui, porta molto frutto.
 
+ Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della Parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e Io in voi. Come il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e Io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli». Parola del Signore
 
Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro
“Il tralcio non può portare frutto da se stesso”, l’uomo non riesce a fare del bene in modo disinteressato senza l’aiuto della Grazia di Dio. Il tralcio staccato dalla vite non avrà scampo è diventa secco, buono solo per bruciare. Quanti tralci umani staccati dalla Vite Divina ci sono nel mondo e vivono nell’infelicità? Ma Gesù aspetta e non permette che siano bruciati, tranne che la loro scelta sia definitiva.
Il tralcio quando è secco viene bruciato, questo compiono quanti vogliono il giardino pulito. Il tralcio secco non ritornerà verde.
Nella Lettera a Diogneto l’autore invita un pagano ad imitare Gesù. Interessante la conoscenza di questa Lettera,è un testo cristiano in greco antico di alta qualità, l’autore è anonimo, risalente probabilmente alla seconda metà del II secolo.
Diogneto è un pagano, a lui è diretta la Lettera. In apertura l’autore presenta alcune domande relative ai cristiani, che proprio Diogneto pone all’autore:
– Qual è il Dio dei cristiani?
– Quale la religione che permette loro di disprezzare a tal punto il mondo e la morte?
– In che cosa si differenzia da quelle dei greci e dei giudei?
– Perché questa Religione, se è la vera, è apparsa nel mondo così tardi?
La risposta dell’autore è precisa e somma diverse critiche al politeismo e al giudaismo. Esalta i cristiani, spiega con varie e convinte argomentazioni che la loro Religione non può essere stata insegnata da un uomo. Solo Dio poteva rivelarla.
Afferma che la condizione dei cristiani nel mondo è piena di persecuzioni senza motivi ragionevoli, i loro persecutori cadono in contraddizioni inspiegabili, sono agitati da uno spirito ribelle esclusivamente contro i cristiani.
Perché tanto odio contro i cristiani, si chiede l’autore.
Questa Religione non è frutto d’invenzione umana, scrive con piena convinzione, è la rivelazione dell’amore di Dio all’uomo, un Amore infinito fino ad inviare il Figlio a salvare ciò che era perduto. L’uomo è incapace di compiere il bene da solo, è venuto il Figlio a spiegare l’importanza di amare tutti e la Via della santificazione.
Dio non ha costretto l’uomo ad uscire da solo dalla sua misera condizione, è venuto nel mondo e si è incarnato in un Uomo per redimere ogni uomo. Gesù ha portato il vero Amore, ha insegnato ad amare e ha indicato l’amore come segno di riconoscimento del Cristianesimo. Lui ci ha invitato ad imitarlo, a vivere come Lui, ma ha promesso ogni aiuto a quanti Lo invocano con fiducia.
L’autore della Lettera invita Diogneto a conoscere Gesù e a imitare le sue opere di amore, di perdono, di misericordia. Leggiamo due capitoli dalla Lettera a Diogneto.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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