UNA VITA DIMENTICATA:Roberto Bracco

 di Gennaro PETRICCIUOLO.

A breve (21.4.2013), cadra’ il settantesimo anniversario della morte di un illustre  misconosciuto napoletano. Il cittadino di cui intendo parlarvi, alla maggior parte dei napoletani dice poco o nulla.Il suo nome e’ Roberto

BRACCO.

Il nome di Bracco, apprezzato per la sua dirittura e rettitudine morale, per la coerenza politica e l’originalita’ delle sue idee, sebbene, al cittadino

 medio napoletano  dica poco, agli  studiosi, ai letterati, ai giornalisti, ai musicisti o agli autori cinematografici, dice invece tanto

matografici, dice tanto.Persino all’estero, per ironia della sorte, e’ piu’ conosciuto che in patria. Tale riconoscimento professionale del nostro grande concittadino gli valse la candidatura al Premio Nobel, caduta per ben due volte, per non essere stata sostenuta dal governo italiano dell’epoca.Le allora autorita’ politiche, infatti, interrogate sulle ragioni di tali dinieghi, risposero che il BRACCO, con i suoi lavori non  rappresentava l’Italia e che era da considerarsi  addirittura un anti-italiano.

Il valente napoletano, in breve sintesi, e’ tutto questo: un uomo dalla “schiena dritta” che ha immolato la sua vita sfidando il regime.

Come  politico lo ricordiamo aderente alla formazione dell’On.Giovanni Amendola.Eletto al Parlamento nel 1924, decadde nell’anno 1926.Fu tra i primi firmatari del “Manifesto degli Intellettuali Antifascisti” , redatto dal Croce.Per questa adesione, che conferma la consonante stima tra i due letterati, il  BRACCO subi’ aggressioni alla persona e dileggi inenarrabili nonche’, limitazione della liberta’ personale mediante il “confino amministrativo” nelle cittadine di Sorrento e di Pozzuoli.

Per quanto riguarda le sue origini, occorre dire che apparteneva ad una distinta e modesta famiglia napoletana. Il padre, Don Achille, desiderava che il proprio figlio si dedicasse anima e corpo allo studio, del quale, il giovincello Roberto non ne voleva sapere.Fu, per questo indirizzato presso una ditta commerciale  con le mansioni di fattorino.

Anche se privo dei rudimenti letterari, la sua mente intraprese la via dell’arte e dello scrivere e grazie alla genialità e all’originalita’ del suo pensiero, venne incoraggiato dal suo datore di lavoro a percorrere le vie del giornalismo, scalando le tappe gerarchiche con grande  celerita’ e competenza, facendosi apprezzare dai direttori dei migliori quotidiani della citta’. Inizio’ la carriera di giornalista da aiuto-reporter, incarico che svolse sapientemente.Percorse pure la via delle canzoni e fu autore di testi

apprezzabilissimi, anche se non trovarono accoglimento presso il grande pubblico.Ancora oggi pero’, alcuni studiosi apprezzano le cosiddette “canzoni di risposte”, tra le quali si ricordano SALAMELIC, L’OMBREL- LO, AFRICANELLA.

La sua genialita’ esplose, poi, nella composizione di novelle letterarie e nei lavori teatrali.  Fu apprezzato e scelto dai piu’ grandi attori dell’epoca:Eleonora  Duse, le sorelle Grammatica, da Ermete Zacconi, da Ruggiero Ruggiri, ecc. Cio’ nonostante, le sue opere non vennero piu’ rapprsentate dopo un’aggressione posta in essere da squadristi in un teatro di Roma, nel 1929.  A causa della situazione economica  in cui versava, fu presentata al Duce, da parte di Emma Grammatica, una richiesta di vitalizio.Tale cospicua  somma di danaro (diecimila lire dell’epoca), prontamente concessa, venne rifiutata dal BRACCO che nella

lettera di ringraziamento a Mussolini, ebbe a dire  con una frase lapidaria:

LA RINGRAZIO PER LA GENTILE CONCESSIONE MA TALE BENEFICIO NON PUO’ FAR TACERE LA MIA COSCIENZA DI GALANTUOMO.

Certamente, tale risposta dovette aumentare l’acredine che il governante aveva nei suoi riguardi.

Svolse, nella cinematografia, un’alacre attivita’ di ricerca divenendo l’antesignano del cinema napoletano/italiano, proponendo le tematiche filosofiche della vita dell’epoca.

In un qualsiasi altro paese del mondo, una figura di questa fattezza sarebbe stata lodata; invece, fu posta alla gogna e la vita gli fu ostile ma, pestato a morte, la sua schiena non si spezzo’ mai. Leggendo le sue pagine, articoli dell’epoca, novelle, brani delle opere teatrali, mi si e’ raffigurata nella mente  l’idea di un uomo assimilabile ad una canna di bambu’ che, sebbene inarcata, ritorna sempre dritta.Pero’ come tutte  le cose di questo mondo schiariscono e il mattino illumina tutto quello che di notte e’ buio

fitto, cosi’ al chiarore del giorno apparve ai suoi occhi una giovane napoletana di famiglia borghese, la quale seppe, con il suo amore, lenire tutte le traversie della vita di questo grande genio della letteratura italiana.

A Sorrento, come a Pozzuoli, per alcuni brevi periodi, vissero insieme. .Laura si mostro’ moglie fedele e devota;infatti, nei momenti di

maggiore disagio per le asprezze del confino amministrativo, quando alla sua  consorte le venne vietata la convivenza, il grande drammaturgo espresse il suo ardore  scrivendole lettere piene d’amore.Questo periodo e’ ben narrato in una pubblicazione fatta dal Prof.Pasquale IACCIO per conto

di un editore sorrentino, datata 1994. Egli e’ un attento studioso di Roberto BRACCO, tant’e’ che la bibliografia delle sue opere e’ prevalentemente ricostruita dallo studioso salernitano.

Il Prof.Iaccio incontratosi  con il M° Tony Iglio, agli inizi del 1993,decise

di  organizzare uno spettacolo canoro riguardante lo scrittore che si svolse il 17.12.1993, nel Teatro Armida di Sorrento.   Vi parteciparono artisti di grande risonanza quali:Mirna DORIS, Antonello RONDI con la partecipazione di Armando MARRA. Lo spettacolo ebbe un successo strepitoso tra i cittadini dell’isola delle sirene e tra la scolaresca della

penisola sorrentina. L’Orchestra, in palcoscenico, era fomata da primari professori del Teatro San Carlo. Questa manifestazione celebrava il cinquantesimo anniversario della morte  dell’Illustre ospite.

Tornando al Drammaturgo, giornalista, novelliere, bisogna dire che sconto’ la sua prigionia amministrativa nel Villino Manning, antistante la piazzetta Sant’Antonino, di proprieta’ di un suo cognato, il quale ritenne che un soggiorno sorrentino avrebbe ridotto i disagi della malattia di cui era affetto.

L’esilio, in veste  di sorvegliato politico, durante l’ultimo tratto della sua vita terrena, lontano dalla sua Laura (che in effetti si chiamava Aurelia), lo rese piu’ vulnerabile.Soffri’molto per essere stato dimenticato dagli editori

che si rifiutarono di dare alle stampe l’OPERA AMNIA, in venticinque volumi.

Essa venne successivamente pubblicata dall’Editore Carabba.

Roberto BRACCO mori’ a Sorrento il 21. 04.1943, tre mesi prima della caduta del regime oppressore.Il suo desiderio inappagato, espresso varie

volte ad amici piu’ intimi, era quello di morire dopo la caduta del fascismo.Cio’ non si avvero’!

Il povero  scrittore, anche da morto, divenne un problema per il regime che lo teneva sotto  una strettissima sorveglianza.

Nella lucidita’ mentale degli ultimi suoi afflati, mostro’ il possesso di una sacralita’ altissima.Infatti, dispose le sue ultime volonta’: volle che nella sua bara venissero deposti un anello con l’immagine della Madonna di Pompei, un ritratto della sua genitrice e una ciocca di capelli di sua moglie

Laura (Aurelia) DEL VECCHIO.

Questa e,’ in sintesi, la narrazione delle tappe salienti della vita di un genio napoletano, purtroppo dimenticato dai piu’, ancora oggi.

Per far in modo che questo esempio illuminante perduri nella mente dei cittadini napoletani,  rivolsi al Signor Sindaco di Napoli una missiva nella quale esposi la mia iniziativa.

In data 12.07.2012 fui ricevuto  dal Dottor Luigi De Magistris al quale

espressi il mio intendimento.

Il progetto che al Comune di Napoli chiesi di patrocinare era quello di posare una targa, in ricordo del settantesimo anniversario del BRACCO, sulla parete della casa di via Tasso e , di collocare , nel recinto  degli

 uomini illustri del cimitero di Poggioreale, una stele fatta in pietra vesuviana, prelevata dalla colata lavica dell’eruzione del 1944.

 Il Primo Cittadino, dopo un colloquio cordiale, si riservo’ di  farmi conoscere l’esito.

Ad oggi, questa iniziativa e’ in stand by; mentre le altre proposte comunicate a mezzo posta ai sindaci di Sorrento e di Pozzuoli, non hanno avuto riscontro alcuno.

         L’intento di questo mio scritto e’ quello di rendere un omaggio al Grande Autore.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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