Triplice chiusura del Corso di “Mistica ed Ebraico biblico

2087001920910007209100242091002620910013Triplice chiusura del Corso di “Mistica ed Ebraico biblico” di cui è stato direttore il M. R. don Antonello Giannotti e docenti i prestigiosi e infaticabili Maria Rosaria Fazio e don Franco Galeone: consegna degli attestati di partecipazione da parte del neo vescovo della diocesi, S.E. Mons. Giovanni D’Alise, pizza party e visita al Museo Ebraico ed alla Sinagoga (Tempio Maggiore) in Roma.

di Paolo Pozzuoli

La visita al Museo Ebraico ed alla Sinagoga (Tempio Maggiore) sul Lungotevere de’ Cenci – terzo ed ultimo emozionante momento (in precedenza c’erano stati la consegna degli attestati di partecipazione ed un ‘pizza party’) – ha suggellato la chiusura del Corso di “Mistica ed Ebraico biblico” che ha avuto come direttore il M. R. don Antonello Giannotti e due docenti del calibro di Maria Rosaria Fazio e don Franco Galeone, per i quali il macrocosmo ebraico ha pochi segreti. “In questa lingua” – ha spiegato don Franco – “sono stati scritti i Testamenti; è molto bello conoscere una cosa nella lingua originale anche perché <tradurre> è sempre un poco <tradire>; le cose pronunciate in ebraico hanno sempre un valore speciale che non hanno le altre lingue; S. Girolamo ha scritto <ignorare le scritture vuol dire ignorare Cristo; ma ignorare le scritture è ignorare il pensiero profondo di Dio>; vi ringrazio per la compagnia che ci siamo fatti quest’anno e ci mettiamo nelle mani di Dio, Lui che vede e provvede”. Parallelamente alle lezioni che si sono svolte nell’arco di un intero ciclo, della durata di cinque mesi e articolate in una solida cadenza settimanale, mensilmente è stata celebrata l’Eucaristia in lingua ebraica e, all’omelia, un particolare riguardo a sei profeti minori, trattati minuziosamente e con interessanti e approfondite riflessioni (… è il caso di chiarire subito che siamo in campo religioso dove il termine ‘profeta’ non deve essere inteso come colui il quale prevede il futuro leggendo le carte e/o fissando e guardando nella palla di vetro, bensì “colui che parla a nome di Dio per aver ricevuto in qualche modo un’ispirazione dallo Spirito che lo induce a parlare – la sua parola può essere di rimprovero e di accusa, ma anche di incoraggiamento e di proposta – e, a volte, anche ad agire vuoi nei confronti dei capi, che del popolo”, e ’minori’ vuole riferirsi all’esiguo numero di pagine dei libri scritti): Michea (apocalittico e salvifico nello stesso tempo; scrive che ‘Dio verrà a giudicare e a punire il suo popolo; che vi sarà la rovina di Samaria e di Gerusalemme; Dio però porterà la pace e Gerusalemme diventerà il luogo dove tutte le nazioni verranno per ascoltare il Signore’), Osea (il suo è un testo autobiografico: in esso descrive l’amore incondizionato e profondo che porta al Signore, Misericordioso, che perdona e reintegra nella sua intimità il popolo infedele che, ravvedutosi e pentitosi sia dei peccati commessi che degli “adulterii spirituali”, sarà colmato di doni e di felicità), Abaquq (si fida ciecamente del Signore; è pertanto convinto che il Signore castigherà gli estorsori, gli avidi, gli accumulatori di ricchezza,i violenti, gli idolatri, ecc., ed è parimenti certo del Suo perdono che riporterà giustizia e gioia ai Suoi fedeli), Zaccaria (nel suo libro, in ebraico, stimola e incoraggia il progetto della costruzione del Tempio, a prescindere; solido operatore di pace, è così innamorato del Dio vivente che Maria Rosaria l’ha descritto come “l’architetto e l’operaio del cantiere della speranza”), Aggeo (due soli capitoli il suo libro; piccolo, piccolo, dunque, ma con molti, molti insegnamenti; la carità senza Dio non va molto lontano; Dio è con noi sempre; Lo incontriamo dappertutto: su una spiaggia, in una discarica, lungo una strada, ecc., ma la Sua casa è il luogo sacro), Giona (il suo libro, suddiviso in 4 capitoli – circa 1400 parole e 48 versetti – è uno dei più brevi: tutto ciò che vi è riportato è molto simile ad un libro di fiabe e, come ogni fiaba che si rispetti, nella conclusione c’è sempre un valore etico).

È stato fatto, come dire, uno sforzo non indifferente, quasi ‘biblico’, sia da parte dei docenti che da parte degli ‘allievi’(Carmela Aiezza, Rosa Carfora, Anna Cicia Nisio, Antonio Conte, Tommaso De Lucia, Clara Dettori, Pietro Farina, Domenico Giordano, Antonio Mari, Sergio Martinelli, Eugenio Molfese, Silvana Occorsio, Maria Rosa Orsitto, Gennaro Paolo Pisanti, Michele Sauro, Fiammetta Severino, Rosa Letizia Scaringi, Donato Sciano, Anna Tamburro, M. Rosaria Tartaglione, Vittoria Tartaglione, Maria Valletta), un bel gruppo, solido, coeso, appassionato, particolarmente assiduo e straordinariamente interessato alle lezioni, davvero ineccepibili, attraverso le quali sono state ampiamente illustrate le antiche radici (… partono dalla TORAH, un libro di grande rispetto per le letture sante contenute, la vera patria del credente e, come tale, non poteva né può materialmente essere aperto con le dita delle mani ma soltanto e solamente con uno strumento inventato dagli ebrei) che si è avuto modo di relazionare con le opere preziose e gli oggetti d’arte recuperati ed esposti nel Museo Ebraico, espressione di una testimonianza silenziosa dall’immenso valore storico-didattico, e approfondire con quanto spiegato dall’abile guida. In sintesi, sono stati momenti tesi ad andare indietro nei secoli, riportarsi alle antiche radici, far tesoro dello scibile di un popolo eletto ma bistrattato di cui poco o nulla si conosceva e che ha, in ciascuno, stuzzicato non solo l’ambizioso e irrefrenabile desiderio di accrescere il bagaglio culturale ma anche – avvertito l’orgoglio dell’appartenenza – di impegnarsi ad esserne degni. “Non dimenticate” – ha sottolineato Maria Rosaria Fazio – “l’insegnamento di queste lezioni di Mistica Ebraica e fate in modo che il vostro cuore custodisca le parole spesso pronunciate e riguardanti la Sapienza della Verità; abbiamo imparato a conoscere i due architravi della vita: la fede in DIO e l’amore verso il prossimo; con umiltà spero di essere riuscita a farvi credere sempre più nella vita, per vivere nella bellezza e nell’amore per la vita; portate con voi sempre 3 parole: la Pace che riposa nel vostro cuore, la Luce che risiede nell’anima e la Gioia che lavora nella mente; un a presto arrivederci e che ogni giorno sia per voi unico e speciale; Dio vi colmi sempre della Sua Luce divina”.

Leit motiv del pomeriggio in cui sono stati consegnati agli ‘allievi’ del Corso di “Mistica ed Ebraico biblico” gli attestati di partecipazione, la presenza di S. E. Mons. Giovanni D’Alise, neo vescovo della nostra diocesi, accolto con il canto, in ebraico, intonato dalla corale del Corso di profondo e sentito ringraziamento ad Adonay che ci dona di vivere momenti indimenticabili come questo; a seguire, i saluti del direttore, don Franco Gallone, di don Franco Galeone, don Giuseppe Salvatore che ha dedicato una poesia di benvenuto a S. E., e di Maria Rosaria che ha espresso a Monsignore “i più alti sentimenti per la Sua persona leale, sincera, e il ringraziamento al Signore che ci dà la possibilità di vivere questi momenti”, e l’augurio “di portare sempre, per questa missione pastorale a Caserta, la pace nel cuore, la luce che renda molto più intensa la Sua anima, le cose più belle e tanta gioia e felicità”. S. E. Mons. D’Alise, detto di aver trovato ‘originale questo tipo di corso che vi servirà molto’, ha rivolto agli ‘allievi’ l’invito a ‘trasmettere quanto appreso perché il corso non è in funzione del diploma ma per far crescere questa Città e questa nostra Chiesa’; ha poi ricordato che il suo ‘professore si era poco impegnato per farci amare l’ebraico, apprezzato e approfondito soltanto successivamente’, ed osservato che ‘non siamo il popolo del libro ma il popolo che ha trovato Cristo e da Cristo a Dio; in ogni casa deve essere esposto il libro sacro per cibarci ogni giorno almeno di una frase; a volte, mi sorprendo a scrivere delle parole dalle circostanza di ogni giorno che per anni ho custodito dentro di me ma vengono fuori al momento opportuno e mi consentono di regolarmi come accogliere ognuno’. Concludendo , ha citato la frase di S. Agostino: ‘se si dovessero perdere tutte le Bibbie del mondo bisognerebbe ricostruire il testo da ciò che ricordano le persone’. Subito dopo c’è stato un pizza party, senz’altro un momento gioioso e spensierato, di aggregazione e socializzazione, al quale ha partecipato un simpatico e gioviale gruppo di amici, fra i quali spiccavano Salvatore Verdone e la collaudata e simpatica coppia di coniugi costituita da Pia e Mario Giannattasio.  

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...