TRATTATO TRANSATLANTICO COMMERCIO E INVESTIMENTI (TTIP): UN PATTO NEBULOSO.
Prescindendo dagli aspetti utilitaristici che possano favorire entrambi i contraenti, questo enorme patto economico su cui stanno trattando Europa e Stati Uniti è avvolto da un alone di mistero.
Questa totale mancanza di trasparenza alimenta dei seri dubbi circa la bontà delle prospettive che si andranno a verificare e, siccome, tra le merci di scambio figurano anche i prodotti alimentari, diventa d’obbligo un controllo fattivo su quanto dovrà pervenire sulle nostre tavole.
La tutela della salute fisica assume un aspetto prioritario ed è non negoziabile: non è concepibile una svendita dei diritti dei consumatori da immolare sull’altare del profitto!
Tra i settori più critici coinvolti dal TTIP quello, dell’agroalimentare è il più dibattuto, causa le differenze di tutela dei prodotti tra USA e UE.
Un ruolo primario riveste la norma sui microrganismi ammessi negli alimenti e bisogna convenire che, il vecchio continente, adotta criteri di elevato livello di protezione che mal si conciliano con quanto applicato negli States.
La severità dei controlli sulla filiera produttiva nel paese Nordamericano non è efficace al 100%, l’adagio “from farm to fork†(dai campi alla tavola) non è perfettamente adottato.
Difatti è d’uso corrente la clorina come decontaminante chimico delle carni, ed è discutibile anche il criterio di autocertificazione emesso dalle aziende americane che trasmettono alla “food and drug administration†(agenzia per gli alimenti e i medicinali) per il quale non c’è obbligo di controllo.
Per non parlare degli ormoni e degli antibiotici nelle carni, vere bombe al cobalto per l’organismo umano.
Circa gli antibiotici è noto il fenomeno di batterio-resistenza che provoca la morte di 25.000 persone l’anno nella sola Europa.
Altra problematica, non meno importante, è il consumo di latte e carni provenienti da figli di animali clonati, per i quali non esiste una casistica di potenziali patologie correlate al loro uso.
Riguardo agli OGM (organismi geneticamente modificati), mentre in Europa essi sono sistematicamente evidenziati in etichetta, negli USA non è obbligatorio.
Altro argomento clou sul quale, non bisogna assolutamente transigere, è la denominazione d’origine: abdicare a questa forma di protezione, significherebbe portare allo sfacelo le eccellenze italiane nel mondo, un ignobile attentato a quanti hanno profuso le loro migliori energie per dare lustro al reparto eno-gastronomico della nostra penisola.
Se possa essere di conforto, comunque, c’è chi ci rappresenta con funzione consultiva ai lavori sul TTIP, facciamo riferimento a Madame Monique Goyens (Direttore Beuc, organizzazione dei consumatori europei), un’illustre figura di donna, abile negoziatrice, disposta a non transigere sull’abbassamento del livello di tutela dei consumatori.
Siamo, oltremodo, convinti che il percorso sia accidentato e si dovranno superare molti ostacoli, tuttavia, siamo fiduciosi che alla fine prevalga il buon senso e si potrà addivenire a un accordo condiviso, senza vincitori né vinti.