SUI LUOGHI DI LAVORO SI CONTINUA A MORIRE
di Paolo Pozzuoli
(è, purtroppo, attuale quanto richiestomi dall’avv. Alfonso Cangiano, Notaio della Repubblica, all’epoca Direttore della
Sede provinciale dell’INAIL di Caserta)
Avv.Alfonso Cangiano
Tante grazie, Alfonso carissimo, per il privilegio concessomi. Tuttavia, prima di accingermi a dare una risposta concreta ai quesiti da te posti, consentimi una premessa che ritengo doverosa e necessaria: non sono mai stato d’accordo, più precisamente ho sempre aborrito – sia per un fatto costituzionale che professionale derivante da un’esperienza lavorativa di oltre 36 anni su un totale di quasi 46 trascorsa a svolgere l’attività di vigilanza ispettiva alle dipendenze dell’INAIL – gli interventi estemporanei, gratuiti e diretti alla gente semplice, buona, comune da parte di politologi, sindacalisti, esperti vari, tuttologi, ecc., nell’immediatezza di un infortunio mortale su di un qualsiasi luogo di lavoro. Bisognerebbe avere un minimo di buon senso, un poco di umiltà ascoltare gli addetti ai lavori, interpellare chi, giorno per giorno, nella quotidianità lavorativa si trova di fronte a tante gatte da pelare. Sono gli ispettori ad andare sui luoghi di lavoro, a confrontarsi con datori di lavoro, tecnici, lavoratori, consulenti, ecc. e non certamente persone che non hanno mai messo piede in un cantiere. La tempestività con la quale vengono invitati e prendono parte alle svariate tavole rotonde per ‘discutere’ sul tragico evento mi porta indietro nel tempo, alla fine degli anni sessanta, quando, alla notizia di un omicidio eccellente per mano delle brigate rosse e/o di appartenenti alla sinistra extraparlamentare, un gruppo di magistrati era ‘solito gareggiare’ per battere gli altri sul tempo e giungere prima degli altri sul luogo del delitto. Ecco, sono sempre pronti e partecipano con una tempestività disarmante. Ma poi, cosa dicono? Frasi di circostanza, tante belle parole, a volte scontate, altre banali, prive di concretezza, senza un fine. La conclusione è sempre la stessa: si deve fare di più! Ma cosa, come e in che modo nessuno lo dice.
Sembrano tanti incantatori di serpenti! Ricordo – e intendo qui sottolinearle – le parole pronunciate “non vedo l’ora di mandare in pensione l’INAIL ed i magistrati del lavoro; la possibilità teorica è quella di abbattere tutti i rischi per debellare gli infortuni sul lavoro riducendoli a zero” in un convegno dall’illustre prof. Giovanni Grieco. Rispetto all’illustre docente, gli altri fanno soltanto rabbia! Sì perché sono quegli stessi signori che negli anni passati hanno fatto il diavolo a quattro per l’occupazione ‘a prescindere’ e si sono battuti a più non posso per annullare e bandire la meritocrazia e perseguire l’appiattimento delle retribuzioni e dei salari.
Sono in effetti gli stessi personaggi che oggi, in piena crisi economica ed occupazionale, avendo finalmente recuperato il termine ‘prevenzione’ per lungo tempo bandito dai loro vocabolari e riflettuto sulle ripercussioni, sulle incidenze, prettamente negative sia in riferimento alle prestazioni economiche che assistenziali che ogni infortunio sul lavoro mortale e/o grave riversa sullo Stato, sulla società, sulla comunità, sulle famiglie, si autoproclamano paladini della prevenzione, della sicurezza e della salute dei lavoratori sui luoghi di lavoro.
Ancora, gli infortuni sul lavoro, mortali e gravi, sono stati oggetto di una serie di articoli, in particolare quello titolato “MORTI BIANCHE. ANALISI E RIMEDI”, pubblicato anche sul quotidiano “IL TEMPO” nella parte riservata – “Lettere alla cronaca” – al Ch.mo Sig. Presidente Giulio Andreotti e che, ad ogni buon fine, viene riproposto unitamente a: 1) “La sicurezza e il sistema sanitario nazionale”, 2) “Le risposte”.
Paolo Pozzuoli
“MORTI BIANCHE. ANALISI E RIMEDI”
Di lavoro si continua a morire. Ad ogni latitudine e nelle più svariate e singolari cause e circostanze. Quasi una sorta di maledizione e/o un perfido, malvagio sortilegio dovuti a qualche spirito maligno riversati sulla nostra penisola recidendo i fili della vita di chi esce la mattina di casa per portare a sera, con un onesto lavoro, il frutto di una intensa e stressante giornata lavorativa.
È il quotidiano tributo di vite umane sacrificate sull’altare del progresso, della tecnologia, dell’economia, della politica, del sociale: i veri mandanti e carnefici.
Nel corso degli anni, al lavoro è stato sottratto un aggettivo, subito sostituito con un termine ad effetto, esterofilo, acquisito di prepotenza, entrato a far parte, come tanti altri, nel gergo comune.
Il lavoro, dai quarti di nobiltà, dalle particolari stimmate, che un tempo elevava l’uomo, contribuendone all’accrescimento della dignità e del decoro, a prescindere dal ceto – ‘il lavoro nobilita l’uomo’ è stato il refrain che, a lungo, ci ha perseguitato – è scaduto al rango di assassino, anzi, di killer.
Senza mezze misure, si è passati, tout-court, da un eccesso all’altro, una costanza della nostra quotidianità. Così, siamo costretti ad assistere, impotenti, al blaterare spocchioso e supponente degli esperti di turno, sempre pronti a somministrare la ricetta miracolosa, salvavita ad ogni notizia di un consumato tragico evento.
Con la richiesta di passare ad un inasprimento delle sanzioni e delle pene per i trasgressori (servono se costoro sono prestanomi e/o nullatenenti?), si invocano corsi di formazione e informazione (da tenere però sui vari posti di lavoro), si spara addosso ai controllori, accusati di essere latitanti (i primi controlli tangibili sui vari luoghi di lavoro che si propongono sui vari territori vanno eseguiti da coloro i quali conoscono e vivono su quel territorio, ovvero i responsabili degli uffici tecnici comunali, gli appartenenti alla polizia municipale, i Carabinieri; ma il top per un efficace controllo:
satellitare, ad ampio raggio, per l’intera provincia e una videosorveglianza per ogni singolo cantiere edile, spesso nefasto palcoscenico di un lavoro crudele).
Sembra un paradosso, eppure, quando le misure di prevenzione e sicurezza erano rudimentali, quando i mezzi di protezione un optional, quando le leggi erano tutte contemplate in quel testo ‘rosso’, unico vademecum degli addetti ai lavori, si verificavano molto meno infortuni sul lavoro – sia di una certa rilevanza che mortali – rispetto a quanti ne stiamo contando in questi tempi.
La chiave di lettura delle morti sui luoghi di lavoro sta anche nel progresso, nell’evoluzione tecnologica, nell’economia, nella politica e nello stato sociale.
Se poi a questi fattori aggiungiamo la mancanza di serenità, di tranquillità, ecc., in uno a terminali di spicco, a specchiati punti di riferimento, a personaggi esemplari che continuano a scarseggiare, per non dire non esistono più, il quadro è completo.
Una carenza endemica che si avverte e si coglie dappertutto: in ogni classe sociale, nelle famiglie, nella scuola, sui posti di lavoro.
In breve, non c’è più traccia dei valori di un a volta, superati dal facile arricchimento. Stiamo peggiorando, andando indietro, verso uno stato di povertà che pochi ricordano mentre i più, non essendo abituati, non intendono intraprendere e percorrere la strada dei sacrifici.
E ora, le risposte:
- Facciamo parte di un Paese, l’Italia, che ha sempre avuto a cuore e prestato particolare attenzione e rispetto massimo per la sicurezza, prevenzione ed igiene sui luoghi di lavoro. Non a caso, infatti, furono istituiti gli Ispettorati del lavoro, provinciali e regionali, e l’ENPI (Ente Nazionale per la Prevenzione Infortuni), e con essi emanate apposite norme (V. DD.PP.RR. 27-4-55 n.547, 7-1-56 n.164, 19-3-56 n.303, 20-3-56 nn.320, 321,322,323).
- Non ho cognizione di questo particolare elemento. Beh, se è così probabilmente perché all’estero e in Europa in particolare c’è meno tensione, meno pressione e le norme vengono applicate con maggior rigore.
- Certamente! Dopo i menzionati Decreti presidenziali, diverse altre norme sono state emanate; le ultime condensate nel D. Lgs. 81/2008. E comunque ciascun Datore di lavoro è obbligato a fornire il personale dipendente dei mezzi di protezione individuali ed a preparare ed a mettere a disposizione tutto quanto riguarda la cosiddetta ‘valutazione dei rischi’.
- Prima che denunciare, il lavoratore dovrebbe parlarne, discuterne, esaminarne ogni aspetto con il proprio datore di lavoro. Il quale, serio, accorto, preparato, lungimirante, avendo a cuore la salute del lavoratore dipendente e come fine il bilancio della propria azienda, dovrebbe essere grato a quel lavoratore. Viceversa, laddove dovesse scattare una denuncia, nulla teoricamente dovrebbe rischiare quel lavoratore. Ma c’è chi è disposto a mettere la mano sul fuoco? Insomma, il Datore di lavoro spendendo in sicurezza vive più tranquillo ed ottiene un ritorno economico.
- Controlli se ne fanno eccome! Ma la provincia è vasta! Tuttavia, per avere la certezza assoluta del rispetto delle norme si dovrebbe ricorrere ad una vigilanza sull’intero territorio attraverso un sistema satellitare al fine di rilevare cantieri e di videosorveglianza sui vari luoghi di lavoro. (Il dr. Donato Ceglie, all’epoca S. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di S. Maria C. V., nel corso del convegno di cui all’articolo sopra riportato, evidenziato che ‘il lavoro è alla base della nostra Repubblica ma anche delle nostre sofferenze in quanto le cifre degli infortuni mortali e di eventi traumatici in un mondo del lavoro in furibonda evoluzione, sono drammaticamente elevati’, in considerazione di una ‘insufficienza dei controlli sui luoghi di lavoro’, ebbe ad invocare l’istituzione di una ‘Procura nazionale per la sicurezza al fine di rendere omogenei i controlli sui vari territori’). A suffragare la mia tesi sulla necessità e sulla indispensabilità del ‘grande occhio’ sui cantieri di lavoro, le immagini riprese dalla telecamera di una videosorveglianza presso un centro commerciale del territorio aversano. Dette immagini hanno consentito di contestare due infortuni sul lavoro e, nello stesso tempo, smascherare l’autore (… in effetti, presso tale centro commerciale, si stavano eseguendo dei lavori di manutenzione, lavori nei quali erano impegnati anche due operai fra i quali sorse un diverbio; l’uno spingeva l’altro fino a farlo precipitare da una notevole altezza; subito dopo, da un’altezza inferiore alla precedente, cadeva l’altro: il primo morì immediatamente mentre l’altro riportò ferite e contusioni varie). Vorrei però evidenziare che i controlli sul territorio, nel rispetto delle norme, in particolare sulla esatta osservanza di quanto forma oggetto delle licenze edili, in primo luogo, devono essere effettuati dai tecnici comunali e dagli agenti della Polizia Locale (… noti come vigili urbani fino a qualche tempo fa). A loro e soltanto a loro il compito di seguire i lavori dalla posa della prima pietra alla destinazione d’uso dei locali realizzati. Quanti scantinati, spesso privi di luce e di vie di fuga nonché in pessime condizioni igienico-sanitarie, sono stati adibiti a laboratori manifatturieri? Anche qui si annida la mano d’opera abusiva e clandestina, spicca e si sviluppa ogni forma di lavoro nero e sommerso. C’è ancora da effettuare un altro importantissimo controllo: agli ingressi delle varie aziende, da parte dei lavoratori addetti alla vigilanza verso i cosiddetti terzi che entrano per eseguire altra tipologia di lavoro.
- Perché indispensabile anche questo controllo? Presto detto: spesso e volentieri questi ultimi lavoratori si alternano con altri, meglio dire si sostituiscono ad altri; non si verificano né si registrano le esatte generalità di ciascuno ma ci si limita ad un mero controllo numerico di questi lavoratori (… ad es. quando presso la portineria di una azienda sanno che la ditta ‘x’ deve, per contratto, ad una certa ora della giornata inviare un numero ‘y’ di lavoratori, ci si limita soltanto al controllo numerico). I ‘casi’, eclatanti, vengono fuori soltanto in presenza di un infortunio sul lavoro grave, mortale e/o laddove sulla denuncia di infortunio viene riportato un luogo diverso da quello ove l’infortunio stesso si è verificato (… di quelli di mia conoscenza, uno – risolto ‘in temporanea’ – è capitato diversi anni or sono a Maddaloni presso una importante azienda telefonica, l’altro nel mese di agosto dell’anno 2009 – evento mortale, vittima il figlio di uno dei soci della ditta incaricata della manutenzione che si era sostituito, ‘rilevandone’ il ‘pass’, al lavoratore accreditato).
- Controlli? Quale più semplice, più ordinario, più facile di quello nei confronti di una impresa edile che, con dipendenti, operava presso la sede provinciale di un importante ente istituzionale? Ebbene, all’ingresso ove stabilmente si dà il ‘pass’ a quanti vi accedono dopo averne debitamente annotate le generalità su di un apposito registro, proprio su questo registro non erano ‘mai’ state annotate le generalità dei lavoratori dell’impresa impegnata in lavori di ristrutturazione. Rappresentata l’inusuale ‘anomalia’, avvertii uno strano ‘movimento intorno, tant’è che prima di prendere le dichiarazioni dei lavoratori mi fecero accomodare in una stanza del primo piano. All’uscita, il medesimo personaggio dell’entrata, probabilmente liberato e soddisfatto, mi mostrò il registro su cui aveva riportato i nomi dei lavoratori! L’ora d’ingresso? 11:25! Rientrai in ufficio e riferii il tutto al mio direttore il quale si limitò a chiedermi: ‘… e tu, cosa hai fatto?’. Impertinente se non provocatoria la risposta: “… niente; certo che se li potevo arrestare, li avrei tranquillamente arrestati; ora però mi dica lei come intende procedere!”.
- Sempre in Caserta, in un’altra importante struttura istituzionale operava personale dipendente di una ditta edile impegnato in lavori di manutenzione senza indossare i prescritti mezzi di protezione individuale. Evidenziata questa inosservanza, allucinante la risposta: “sono lavoratori che appartengono ad una ditta romana che prende gli appalti presso tutte queste strutture” (… come tali, dovevano rimanere invisibili agli occhi di tutti in quei particolarissimi luoghi di lavoro e … esonerati da ogni normalissimo controllo).
- Ancora a Maddaloni, presso un noto cementificio, l’ispezione in congiunta (con colleghi dell’Ispettorato del Lavoro e dell’INPS) venne effettuata a seguito di una specifica richiesta/denuncia da parte delle organizzazioni sindacali. Al nostro arrivo, non rimase sorpreso più di tanto il capo del personale che confidò di esserne perfettamente a conoscenza ‘… è consequenziale al fatto che non abbiamo aderito ad alcune richieste avanzate dai rappresentanti sindacali i quali poi, per ritorsione, hanno trasmesso la denuncia a voi altri’.
- Singolare è stato anche l’accertamento effettuato al titolare di un ‘laboratorio di infissi, indicato al piano terra di una remota frazione di Teano’; costui, nella sua qualità di datore di lavoro, tramite gli uffici di collocamento di S. Cipriano d’Aversa e Teano, aveva assunto e quindi regolarizzato la posizione di 14/15 lavoratori extracomunitari i quali, una volta in possesso del permesso di soggiorno, avevano fatto perdere ogni traccia. E, del laboratorio di infissi, nemmeno l’ombra! Quel datore di lavoro, sentendosi probabilmente ‘perseguitato’, presentatosi spontaneamente ad altro organo competente, dichiarò di aver impegnato tutti i lavoratori assunti non nel laboratorio di infissi bensì in un cantiere edile in Cassino e di aver ricevuto per le prestazioni rese un importo di centinaia di milioni a mezzo assegno bancario. Inutile dire che: a) nessun cantiere fu trovato a Cassino; b) nessun accertamento venne effettuato sull’assegno; c) ci fu la verbalizzazione di tutte le violazioni in materia fiscale, legate alla somma ‘riportata’ sul ‘virtuale’ assegno.
- Gli obblighi di ogni Datore di lavoro sono tutti previsti e racchiusi nei D.Lgs. 81/2008 e 106/2009.
- Ogni lavoratore che subisce un infortunio in occasione di lavoro ha diritto alle prestazioni erogate dall’INAIL (sanitarie, riabilitative, concessione di protesi, ricoveri presso centri altamente specializzati, economiche: indennità di temporanea per l’intera durata di astensione dal lavoro e rendita mensile nel caso in cui dall’evento infortunistico dovessero residuare postumi invalidanti a partire dal 16% ed indennizzo ‘una tantum’ per il danno subito per postumi accertati dal 6% al 15%, ecc.). Edilizia, agricoltura e, negli ultimi tempi, per incidenti stradali ‘puri’ (quelli subiti in genere dagli autotrasportatori ed autisti di automezzi siano essi lavoratori dipendenti che autonomi) ed ‘in itinere’ (si riferiscono a tutti i lavoratori soggetti all’obbligo assicurativo INAIL che subiscono un infortunio durante il percorso domicilio-posto di lavoro e posto di lavoro-domicilio, ovvero ai cosiddetti lavoratori pendolari che partono, in genere, dalle loro residenze alle prime ore dell’alba di ogni lunedì, percorrono decine e decine di chilometri prima di raggiungere i luoghi di lavoro, dove soggiornano per il resto della settimana e ritornare ai propri domicili, agli affetti familiari, il successivo venerdì pomeriggio). Corre l’obbligo evidenziare che, in caso di infortunio sul lavoro subito da un lavoratore che occupa nell’azienda una posizione non facilmente sostituibile, il Datore di lavoro può chiedere il risarcimento – V. artt.2043 e 2947 C.C. – agli eventuali responsabili. Anche qui può e deve essere applicare il noto detto usato in medicina: prevenire è meglio che curare.
- Uno degli elementi cardine – se non addirittura il primo – in riferimento alla prevenzione infortuni è la partecipazione obbligatoria ai corsi di formazione. In particolare, nella nostra provincia, il lavoratore che intende trovare occupazione in edilizia, prima di mettere piede in un cantiere, deve frequentare un corso di formazione di 16 ore.
- Incide molto non solo l’inesperienza ma anche l’abitualità, la ripetitività, la confidenza con l’ambiente di lavoro, con le attrezzature, le macchine, ogni altro attrezzo e/o utensile, la … sollecitudine, l’urgenza, la fretta, i tempi di produzione. E, a tal proposito, intendo in particolare riferirmi alla speciale manutenzione ai macchinari che, solitamente, le aziende effettuano durante la sosta per ferie: nei primi 15/20 giorni del mese di agosto quando chiudono i battenti; a volte, l’esecuzione dei lavori viene commissionata a ditte specializzate, le quali, però, avendo probabilmente più richieste, per poterle fronteggiare – resta sempre e comunque difficile rifiutarle – si disimpegnano come possono utilizzando personale ‘in surplus’ o che ha poca dimestichezza con quel lavoro. Non va nemmeno trascurato un altro aspetto: un professionista e/o un responsabile di cantiere che si muove, si sposta senza indossare quei mezzi individuali di protezione cui sono obbligati, sono senz’altro di pessimo esempio a tutti gli altri che, in tal caso, difficilmente possono essere richiamati se non ne usano.
- Teoricamente sì. Praticamente? Nessuno è depositario di ricette magiche da dispensare a quanti operano sui luoghi di lavoro. Si dovrebbe avere la bacchetta magica per scrutare, consultare la sfera di cristallo.
- Ogni Datore di lavoro, anche se dovesse delegare a professionisti e/o persone di fiducia delicati compiti e mansioni intendendo così ‘scaricarsi’ dalle responsabilità legate al proprio ruolo, è comunque moralmente responsabile.
- Si rincorrono le iniziative atte a promuovere la prevenzione. Una costanza per l’INAIL che, annualmente, porta avanti un progetto particolare – tutta una campagna di sensibilizzazione – in riferimento alla prevenzione, alla sicurezza in ambito domestico. Il messaggio lanciato «+attenzione +sicurezza = – infortuni» di estrema chiarezza, semplicità ed efficacia, è un slogano e, negli anni passati, è stato anche stampato su buste biodegradabili consegnate ai clienti di una catena di supermercati.
- In concreto, relativamente al calo degli infortuni sul lavoro, corrisponde una riduzione dei premi da versare all’INAIL che, attraverso incentivi e finanziamenti, aiuta economicamente le imprese che fanno prevenzione nei luoghi di lavoro’.
- Oltre alle prestazioni dovute dall’INAIL, ci sono altri interventi, economici, da parte delle Regioni a favore dei familiari superstiti di caduti sul lavoro, aventi diritto.
- Il lavoratore infortunato subisce, è vero, danni fisici, biologici, ecc. ma, a pagare, sono sempre gli eventuali responsabili dell’evento traumatico. In tal caso, è indispensabile l’esito di una sentenza passata in giudicato. Infatti, al responsabile condannato viene addebitato l’intero costo dell’infortunio e, in caso di rendita, il valore capitale della stessa (V. artt. 10 e 11 T.U.n.1124 del 30-6-1965).
- Laddove l’infortunio è avvenuto in presenza e/o a contatto di macchine operatrici, il discorso diventa di più ampia portata. La disputa è fra produzione, venditore, acquirente. In genere si fa riferimento al venditore. Ma, talvolta, è necessario che venga accertata la buona fede dell’acquirente, ovvero che quest’ultimo non abbia fatto un incauto acquisto (… pur a conoscenza di qualche difetto della macchina l’ha acquistata lo stesso per … risparmiare). Parimenti nella specie è indispensabile l’esito di una sentenza.
- In ogni ambiente di lavoro che si rispetti e laddove previsto, è obbligatoria la rappresentanza dei lavoratori.
- Sono vivi nella mente: a) i due gravi infortuni subiti (perdita del braccio dx. all’altezza della spalla) da due quindicenni: l’uno presso l’officina di un fabbro ferraio, l’altro presso l’azienda agricola paterna; b) l’infortunio mortale di cui è rimasta vittima una contadina (praticamente stritolata da una zappatrice: il pezzo più grande misurava poco più di 20 cm.) subito dopo l’approvazione della norma che concedeva al coniuge (marito – bestemmiava come un turco avendo perduto contemporaneamente la moglie e una validissima compagna di lavoro -) la rendita a superstiti; c) l’altro, sempre mortale, ancora in agricoltura, ultimo ad essere indennizzato (rendita alla vedova) alla vigilia dell’entrata in vigore della nuova norma che tutela solo i coldiretti in regola con il versamento dei contributi all’INPS.
- Ce ne sono altri ancora ma mi piace concludere con due infortuni mortali più semplici da indennizzare che da contestare, conclusi con esito negativo, avvenuti in due aziende agricole condotte da noti industriali di Napoli. Ebbene, nel primo caso, il titolare, asserì che l’infortunio mortale del suo dipendente – superstiti la moglie e un figlio di 8 anni – si era verificato sì sul lavoro ‘tagliava dei rami da un albero’, regolarmente autorizzato dal datore di lavoro, ‘per alimentare il focolare di casa sua, sita all’interno della stessa azienda agricola’ (… con la qualifica di lavoratore autonomo – coldiretto e in regola con i contributi – sarebbe stato regolarmente indennizzato). Relativamente al secondo evento, il proprietario dell’azienda agricola sostenne di aver conosciuto quel poveretto (… era morto guidando un trattore, di proprietà del medesimo titolare dell’azienda, che si era ribaltato) e di averlo ospitato assieme alla compagna; come dire: un caso umanitario; e tale tesi fu altresì riferita dalla compagna del ‘de cuius’ appena uscita con regolare permesso dall’ospedale ove si trovava degente. Infine, l’evento infortunistico capitato ad un cittadino moldavo, straniero privo di permesso di soggiorno, e comunque qui prestatore d’opera ‘in nero’ alle dipendenze di terzi, (evento infortunistico) ‘transitato’ da incidente stradale ad infortunio sul lavoro e, in quanto tale, denunciato dapprima alla Sede INAIL di Caserta, e successivamente all’Ispettorato del Lavoro, all’ASL/Prevenzione, alla Direzione generale dell’INAIL, al Ministero del Lavoro e, buon ultimo, al Sig. Presidente della Repubblica, On. Giorgio Napolitano, che chiedeva (V. ‘Il Mattino’ – Cronaca Caserta – pag. 45 di Domenica 8 maggio 2011) – «un’attenta valutazione del caso da parte della Procura di Santa Maria Capua Vetere». “La svolta” – «cfr. citata pagina de ‘Il Mattino’» – “l’ha impressa il procuratore Corrado Lembo, che accogliendo le sollecitazioni istituzionali e del volontariato sociale, ha affidato il caso alla competenza e all’esperienza di procuratore togato. Donato Ceglie ha svolto le funzioni di pubblico ministero nel dibattimento e il giudice monocratico Luciana Crisci (sezione distaccata di Marcianise del tribunale di Santa Maria Capua Vetere) ha condannato il responsabile dei lavori, a tre anni di carcere, riconoscendo alla vittima, benché clandestina e assunta «in nero» il risarcimento”. E anche il riconoscimento da parte dell’INAIL.
- Emblematico l’accertamento ad un calzaturificio in un centro dell’agro aversano di cui venni incaricato nei primi anni della mia attività ispettiva. Una volta sul posto entrai dalla porta posteriore sia da evitare l’esodo dei lavoratori presenti sia da poter contare gli stessi intenti alle macchine. Effettuato un primo esame alla documentazione contabile-amministrativa esibitami nell’apposito ufficio, passando attraverso l’ambiente attraversato all’entrata, non c’era alcun lavoratore (… meglio lavoratrici). Tornato sull’adiacente strada dove avevo parcheggiato l’auto, mi mettevo alla guida e svoltavo nella prima strada a destra. Fatta una leggera sosta innestavo la retromarcia per ritornare sulla strada appena lasciata. Qui, attraverso lo specchietto retrovisore notavo che l’intero gruppo di lavoratrici si accingeva a rientrare. Ma, notata la mia manovra, scappavano di nuovo verso dove erano uscite.
- E, buon ultimo, corre l’obbligo sottolineare che, fino a qualche anno fa, contavamo 54milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio. Oggi come oggi, a seguito degli infortuni mortali che si verificano sui luoghi di lavoro (… anche qui non è mancato chi ricorrendo all’immancabile statistica ha evidenziato che ‘tre al giorno che escono di casa per andare a lavorare non tornano più’ e ‘entro i prossimi cinque minuti nel nostro Paese saranno avvenuti cinque infortuni sul lavoro; la media è questa: un ferito al minuto, negli anni peggiori uno ogni cinquanta secondi’), contiamo milioni di soloni i quali ritengono – stando sui palchi, applauditi da migliaia di fan, tanti dei quali sono rappresentanti dei loro colleghi lavoratori nei consigli di fabbrica – che gli ispettori siano la panacea per risolvere le criticità che si celano negli ambienti di lavoro: come dire più ispettori, più controlli, meno infortuni. Lungi da me ripetermi avendo già scritto abbondantemente in merito e nemmeno ho la pretesa di dare consigli e/o suggerimenti. Intendendo le mie come semplici e modeste osservazioni, riflessioni, mi permetto invitare a leggere anche i miei articoli precedentemente pubblicati, sempre attuali, titolati: “La sicurezza e il sistema sanitario nazionale”, “UN EVENTO LA ‘PRIMA CONFERENZA PROVINCIALE SICUREZZA SUL LAVORO’ AL GRAND HOTEL VANVITELLI”, “IL COSTO UMANO DEL LAVORO – MORTI BIANCHE – SPERANZA TECNOLOGICA”, “1° maggio 2012”, “ROMA. E’ CADUTO IL SIPARIO SUL 1 MAGGIO, GIUNTO QUEST’ANNO ALLA 28^ EDIZIONE”. Che, di seguito, vengono riportati.