“SOLTANTO UNA PAROLA” (TACCUINO DI UN PARROCO DI CITTÀ)

“Soltanto una parola” (taccuino di un parroco di città):
È IL LIBRO ROMANZO-NARRATIVA DI CIRO D’ALESIO CHE SARÀ PRESENTATO DOMANI SERA, ORE 19:00, PRESSO LA SALA ‘SAN GIUSEPPE MOSCATI’ DELLA PARROCCHIA ‘BUON PASTORE’ IN CASERTA.
(MODERATRICE LIDIA LUBERTO, GIORNALISTA E SCRITTRICE; INTERVENTI DEL M. R. PARROCO DON ANTONELLO GIANNOTTI, DI ANTONIA DI PIPPO, DIRIGENTE SCOLASTICO DELL’I.T.S. “M. BUONARROTI”, E DI ALDO BULZONI, PRESIDENTE DELL’AZIONE CATTOLICA PARROCCHIALE).

di Paolo Pozzuoli

Esattamente a distanza di un anno dalla presentazione del libro (poesie) ‘Rima segreta’ (sono poesie che si confrontano con quelle di Mary Oliver, una delle poetesse più amate e lette negli U.S.A., che trae ispirazione dal mondo esterno nel quale quotidianamente si tuffa, girovagando e annotando tutto quanto desta la sua attenzione), che sabato scorso gli è valso il 2° Premio – Sezione poesia – della 9^ Edizione del Premio Letterario DOMUS ARTIS MATER (giuria presieduta dal Prof. Giorgio Agnisola), con la motivazione “Poesia delicata ed intimistica, costantemente tesa tra coerenza e realtà”, ritorna Ciro D’Alesio con una nuova opera: romanzo-narrativa, titolato “Soltanto una parola” (taccuino di un parroco di città), stampato da Grafica Elettronica s.r.l. per conto di Guida Editori, che sarà presentato domani sera, ore 19:00, presso la sala ‘San Giuseppe Moscati’ della Parrocchia ‘Buon Pastore’ in Caserta (moderatrice, Lidia Luberto, giornalista e scrittrice, interventi del M. R. Parroco don Antonello Giannotti, di Antonia Di Pippo, dirigente scolastico dell’I.T.S. “M. Buonarroti”, e di Aldo Bulzoni, presidente dell’Azione Cattolica parrocchiale). Ci troviamo di fronte ad un editore cui spetta di diritto un posto nella storia nella storia dell’editoria, ad una moderatrice e a due presentatori che fanno parte del gotha della cultura, e ad un autore che, spalancata la finestra, cheto si affaccia sulla piazza della cultura. Così, una sola, a nostro modesto parere, è la chiave di lettura: la scoperta di un nuovo talento da proiettare sulla cima dell’Olimpo. Un autore, Ciro, che non finisce di stupire. Di un eclettismo straordinario, è passato dalla poesia alla prosa; apparso quasi all’improvviso, è esploso come quei fuochi di alta pirotecnia che si aprono, incantano, lasciano tutti con il fiato sospeso, vengono infine seguiti con uno sguardo teso a bloccarne, ad arrestarne la bellissima visione cromatica. In “Soltanto una parola” (taccuino di un parroco di città) – diario di una laico di estrazione cattolica – c’è tanto di vita vissuta: risaltano e si colgono note in gran parte autobiografiche, legate anche ai molti ricordi. Forti sono le riflessioni dell’autore, frutto altresì dell’intensa e profonda intesa e corrispondenza dottrinale-professionale intercorsa con i due monsignori conterranei (Umberto D’Aquino e Giuseppe Centore) ed il bergamasco don Carlo Tarantini (conosciuto durante la sua permanenza a Bergamo dov’era parroco presso una delle chiese del centro ed annesso oratorio dalle tante attività), direttore in Scanzarosciate di un importantissimo centro di spiritualità per la formazione di volontari (anche singoli) che intendono dedicarsi alle attività diaconali e sussidiarie nelle parrocchie – che non ha mai smesso di coltivare e quindi di approfondire. Non è improbabile associare ‘parola’ che segue ‘soltanto’ a ‘scusami’ (o Signore, per non aver risposto ‘sì’ alla Tua chiamata). Da qui, la sensazione che l’autore abbia, in un certo senso, subito il fascino della tonaca, dell’abito talare. E aggiungiamo: anche di tanti altri abiti; solo che, in nessuno si è mai calato con determinazione, causa un’intima irrequietezza, propria dell’uomo di vasta e profonda cultura. Concludiamo con l’ultima riflessione, dedicata alla copertina. Emblematica e affascinante: non rappresenta, non simboleggia il parroco che, voltate le spalle alla luce, si avvia al crepuscolo, schiacciato come sembra dal peso del suo ministero; verosimilmente è il parroco che, alla fine di una intensa giornata, corre ad appartarsi, a ritirarsi per chiudersi in se stesso e riflettere su quanto incontrato lungo la strada percorsa al fine di trovare i tasselli giusti per dare un senso compiuto al suo apostolato.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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