Signore, insegnaci a pregare.

Mercoledì 9 ottobre 2024

XXVII Settimana del Tempo Ordinario

+ VANGELO (Lc 11,1-4)

Signore, insegnaci a pregare.

Dal Vangelo secondo Luca

Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed Egli disse loro: «Quando pregate, dite:

Padre,

sia santificato il tuo Nome,

venga il tuo Regno;

dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,

e perdona a noi i nostri peccati,

anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,

e non ci indurre in tentazione». Parola del Signore

Commento di Padre Giulio Maria Scozzaro

Dopo avere trascorso intere giornate a servizio del popolo, Gesù molto spesso si ritirava in solitudine e rimaneva per lungo tempo in preghiera. Non aveva necessità di restare solo per entrare in comunione con il Padre, questo si esclude solennemente, Egli rimaneva di continuo unito al Padre.

Gesù godeva della visione beatifica perché Lui stesso era Dio, Egli era simultaneamente viatore e comprensore.

Viatore significa che era soggetto a tutte le vicende della vita presente, compresa la sua Passione e Morte. Comprensore significa che la sua anima godeva della visione beatifica. E la godeva in maniera infinitamente più perfetta di come la possano godere gli Angeli e i Santi in Cielo.

La ricerca del silenzio notturno per pregare, era per Gesù il momento in cui tutto taceva nel luogo dove si trovava e si dedicava solo al Padre. Ma non si interrompeva mai la comunicazione con suo Padre.

Nel silenzio Dio Figlio «riposava» come quando riposò il settimo giorno dopo la creazione del creato. Rimaneva in quel silenzio tanto gradito al suo Corpo, dopo avere trascorso lunghe ore in appassionate predicazioni, dopo avere faticato lungamente camminando sulle strade impervie e nelle condizioni climatiche logoranti, oltre ai tanti miracoli che compiva ovunque.

I grandi teologi del passato hanno distinto nell’anima di Gesù la parte intellettiva e la parte che vivifica e guida il Corpo.

La prima la chiamano anche la parte superiore dell’anima.

La seconda la chiamano la parte inferiore dell’anima.

Nella parte superiore Gesù godeva della ininterrotta visione beatifica e fruiva del gaudio del Paradiso, vedeva il Padre direttamente.

Nella parte inferiore, che vivifica e guida il Corpo, era soggetto a tutte le traversie umane.

Papa Giovanni Paolo II ha parlato di questo mistero nell’anima di Gesù nella «Novo Millennio ineunte» (6 gennaio 2001): Scrive: «La tradizione teologica non ha evitato di chiedersi come potesse, Gesù, vivere insieme l’unione profonda col Padre, di sua natura fonte di gioia e di beatitudine, e l’agonia fino al grido dell’abbandono. La compresenza di queste due dimensioni apparentemente inconciliabili è in realtà radicata nella profondità insondabile dell’unione ipostatica».

Unione ipostatica  è un termine della teologia cristiana, usato nella cristologia tradizionale per descrivere l’unione della divinità e umanità di Cristo in una ipostasi, che significa la personificazione di una sostanza o sussistenza di essa.

Questo stato spirituale di Gesù si trova con le dovute proporzioni anche nella vita spirituale dei Santi, imitatori di Gesù e portatori dei suoi sentimenti, Santi che hanno vissuto qualcosa di simile all’esperienza di Gesù sulla Croce, in un paradossale intreccio di beatitudine e di dolore.

Gli Apostoli hanno chiesto a Gesù di capire come si prega: «Signore, insegnaci a pregare», noi chiediamo anche di vivere la preghiera.

Il costante impegno nel cammino spirituale, oltre a irrobustire la propria volontà, produce frutti meravigliosi, tra cui la capacità di pregare bene.

CIÒ CHE GIOVA ALL’ANIMA È LA PREGHIERA FATTA CON AMORE, UMILTÀ E PERSEVERANZA, CON L’UNICO INTERESSE VERSO LA PERSONA DI GESÙ.

Da questa preghiera sgorgano le grandi Grazie e si sviluppa nell’anima una intensa comunione con il Signore.

Così aumenta la Fede e gli sforzi per praticare le virtù diventano più leggeri e facili, le Grazie si ottengono con grande facilità.

Si riesce a vivere serenamente nella sofferenza per la presenza di una profonda gioia.

La beatitudine che dona la preghiera, quindi la comunione con Gesù, ci permette di sopportare con serenità ogni sofferenza e malvagità contro noi o i nostri familiari.

Il cristiano che prega bene ogni giorno è forte e sereno anche dinanzi alle contraddizioni di quanti non hanno ancora compreso che seguire Gesù, comporta molte rinunce nella vita e la dedicazione di buon tempo giornaliero alla preghiera.

La preghiera del Padre Nostro ci permette di «abbracciare» il Padre, ci rende forti e i diavoli tentano di meno perché il loro potere viene indebolito.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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