SICUREZZA ALIMENTARE: A “MI MANDA RAI TRE†SCHETTINO SPIEGA AGLI ITALIANI COME SCEGLIERE IL SUSHI PIU’ SICURO
Come scegliere il ristorante giapponese più sicuro? Dopo tante querelle, a dipanare ogni dubbio è stato chiamato Enrico Schettino, fondatore del gruppo Giappo e della Giappo Academy, l’unica scuola italiana per professionisti della cucina nipponica creata in sinergia con Gambero Rosso Academy.
Il palco d’eccezione da cui ha parlato Schettino è stata la puntata domenicale de “Mi Manda Rai Treâ€, uno dei più seguiti format della televisione pubblica in tutela dei consumatori, nel corso del quale l’imprenditore – chef ha mostrato innanzitutto le differenze di qualità di pesce per poi passare in rassegna diverse tipologie di alghe e riso per sushi nonché la procedura per abbattere il pesce, anche a casa.
Ma quali sono i trucchi per concedersi il sushi in piena tranquillità ?
Partiamo da salmone e tonno, i pesci più richiesti nei ristoranti giapponesi.
Nel primo caso, consideriamo che stiamo parlando di un pesce pescato cinque giorni visto che ce nevogliono quattro per il traporto dalla Norvegia. Se è subito consegnato al ristorante dopo l’arrivo in Italia, come nel caso dei Giappo, stiamo parlando quindi di un pesce che può essere stato pescato da cinque a dieci giorni prima. Entrambe le tipologie sono vendibili sul mercato, ma chiaramente hanno qualità e prezzi differenti.
“Per riconoscere la qualità – ha spiegato Schettino davanti alle telecamere Rai – vanno osservate le branchie: se sono marroni e poco vivide il pesce è vecchio. Va poi tastato il pesce: se resta l’impronta vuol dire che le carni sono poco elastiche e quindi vecchie. Il pesce deve profumare di mare e non puzzare di pesceâ€.
Passando poi al tonno, partiamo dal dire che esistono varie qualità : dal tonno rosso al pinna gialla, fino ad alalunga e palamita. Visto il divieto di pesca e le quote tonno assegnate in maniera sempre minore alle tonnare italiane ed alla pesca sportiva (secondo un calcolo medio un pescatore sportivo con licenza potrebbe pescare 3 chili di tonno l’anno), ormai quasi tutto il tonno è di importazione: Spagna, Sri Lanka, Maldive.
“Ovviamente questa è una stortura nostrana – commenta ancora Schettino – e trovo assurdo che i nostri tonni, i migliori al mondo, non possiamo gustarliâ€.
Anche il riso poi non proviene dal Giappone ma principalmente dalla California, ultimamente molte risaie stanno portando avanti coltivazioni di riso per sushi. “Ed anche qui sarebbe il caso – continua Schettino – che le aziende italiane si dedicassero a sviluppare questa coltura, garantendo la qualità del Made in Italy anche in questo settoreâ€.
Infine le alghe: le tre più diffuse nella cucina giapponese sono wakame, kombu e nori. L’alga nori che è quella utilizzata per fare il sushi, ha varie classificazioni ed in base a queste variano la qualità ed il prezzo.
Tutto questo determina le differenze di qualità di un ristorante giapponese, e del suo food cost da cui deriva il prezzo finale praticato al cliente.
“Considerando che un salmone costa circa 13 euro al chilo, un tonno discreto almeno 20 e che le alghe, il riso, l’aceto e gli altri ingredienti hanno un costo elevato, è inspiegabile come si possa offrire un prezzo di 15 euro per un pranzo che comprenda sushi e sashimi in quantità . Se non a discapito della qualità e della salute delle personeâ€, conclude Schettino.