“Se la scuola e piena di colleghi serpenti” di Giancarlo Macaluso
(Giornale di Sicilia, 18 novembre 2010)
Che la scuola sia un luogo di tensioni, piccolo specchio dove si riflettono i vizi e le virtù di un Paese, microcosmo che contiene debolezze e cattiverie, slanci di generosità e cupi rancori, ciascuno di noi lo sa perché è stato studente. Ma se a dare una sbirciatina alle stanze dove il Tricolore sventola a tutela del sapere da trasmettere alle nuove generazioni è una professoressa… le cose cambiano. Spesso in peggio.
Ne esce fuori il ritratto, con tratti surreali, di una istituzione compromessa da troppe invidie, da rendite di posizione non sostenibili, da piccate reazioni e sgambetti che, alla fine, non fanno altro che danneggiare gli alunni, già disastrati di loro. Se a tutto questo aggiungete una secchiata di ironia e un ritmo serrato avrete fra le mani una bella storia come quella scritta da Anna Maria Bruno (“La scuola è finita”, pp. 136, Edizioni La Zisa) che oggi pomeriggio alle 18 sarà presentata al Collegio dei Filippini di Agrigento con interventi di Massimo Muglia, Gianni Nanfa (che firma la prefazione del romanzo) ed Egidio Terrana.
La Bruno è una prof, insegna in un liceo. Il suo alter ego romanzesco è Chiara, docente che rimane avviluppata negli esami di stato da cui voleva tirarsi indietro, ma che poi accetta perché non se la sente di dire no alle sue alunne proprio nello snodo fondamentale del curriculum scolastico.
Da quel momento, tuttavia, ne accadono di tutti i colori. I membri esterni che con sadico attivismo tendono a mortificare gli sforzi degli studentelli alla prova finale, colleghi che si atteggiano a sapientoni. E la solidarietà che dalla parte opposta scatta come un meccanismo di salutare compensazione. Fra battute di spirito, situazioni paradossali, travasi di bile e qualche sorriso in soccorso dei momenti di più alta tensione quando proprio verrebbe da dire che la scuola è proprio finita. (‘GIMA’)
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