SANTA MESSA DOMENICA 19 LUGLIO
LA PAROLA
19 luglio 2015
Domenica
S. Simmaco
16.a tempo ordinario – IV
Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla
Liturgia: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
PREGHIERA DEL MATTINO
Dio, Padre nostro, tuo Figlio ci ha detto che nella nostra disgrazia, possiamo rivolgerci a te. Tu l’hai mandato per essere il tuo Salvatore e aiutare tutti quelli che, prigionieri della loro miseria o della loro colpa, non hanno nessuno che voglia e possa aiutarli. Noi, che facciamo parte del tuo popolo, ti ringraziamo di poterci rimettere oggi alla tua provvidenza e al tuo Figlio, che è attento a noi. Mettiamo tutte le nostre preoccupazioni e tutti i nostri impegni nelle tue mani per sottometterci con fiducia alle esigenze di questa giornata. Ti raccomandiamo tutti quelli che soffrono, che sono disperati, senza coraggio di vivere. Tu li aiuterai. E per tutti quelli che hanno oggi bisogno del nostro sostegno, fa’ che noi conserviamo il cuore e gli occhi aperti. La tua buona volontà si compia in tutti gli uomini.
ANTIFONA D’INGRESSO COLLETTA PRIMA LETTURA (Ger 23,1-6) SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 22) SECONDA LETTURA (Ef 2,13-18) CANTO AL VANGELO (Gv 10,27) VANGELO (Mc 6,30-34) OMELIA PREGHIERA SULLE OFFERTE ANTIFONA ALLA COMUNIONE PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE MEDITAZIONE
Ecco, Dio viene in mio aiuto, il Signore sostiene l’anima mia. A te con gioia offrirò sacrifici e loderò il tuo nome, Signore, perché sei buono.(Sal 54,6-8)
Dona ancora, o Padre, alla tua Chiesa, convocata per la Pasqua settimanale, di gustare nella parola e nel pane di vita la presenza del tuo Figlio, perché riconosciamo in lui il vero profeta e pastore, che ci guida alle sorgenti della gioia eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…
Radunerò il resto delle mie pecore, costituirò sopra di esse pastori.
Dal libro del profeta Geremia
Dice il Signore: «Guai ai pastori che fanno perire e disperdono il gregge del mio pascolo. Oracolo del Signore.
Perciò dice il Signore, Dio d’Israele, contro i pastori che devono pascere il mio popolo: Voi avete disperso le mie pecore, le avete scacciate e non ve ne siete preoccupati; ecco io vi punirò per la malvagità delle vostre opere. Oracolo del Signore.
Radunerò io stesso il resto delle mie pecore da tutte le regioni dove le ho scacciate e le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; non ne mancherà neppure una. Oracolo del Signore.
Ecco, verranno giorni – oracolo del Signore – nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re e sarà saggio ed eserciterà il diritto e la giustizia sulla terra.
Nei suoi giorni Giuda sarà salvato e Israele vivrà tranquillo, e lo chiameranno con questo nome: Signore-nostra-giustizia».
Parola di Dio.
R. Il Signore è il mio pastore: non manco di nulla.
Il Signore è il mio pastore:
non manco di nulla.
Su pascoli erbosi mi fa riposare,
ad acque tranquille mi conduce.
Rinfranca l’anima mia. R.
Mi guida per il giusto cammino
a motivo del suo nome.
Anche se vado per una valle oscura,
non temo alcun male, perché tu sei con me.
Il tuo bastone e il tuo vincastro
mi danno sicurezza. R.
Davanti a me tu prepari una mensa
sotto gli occhi dei miei nemici.
Ungi di olio il mio capo;
il mio calice trabocca. R.
Sì, bontà e fedeltà mi saranno compagne
tutti i giorni della mia vita,
abiterò ancora nella casa del Signore
per lunghi giorni. R.
Egli è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa solo.
Dalla lettera di san Paolo apostolo agli Efesini
Fratelli, ora, in Cristo Gesù, voi che un tempo eravate lontani, siete diventati vicini, grazie al sangue di Cristo.
Egli infatti è la nostra pace, colui che di due ha fatto una cosa sola, abbattendo il muro di separazione che li divideva, cioè l’inimicizia, per mezzo della sua carne.
Così egli ha abolito la Legge, fatta di prescrizioni e di decreti, per creare in se stesso, dei due, un solo uomo nuovo, facendo la pace, e per riconciliare tutti e due con Dio in un solo corpo, per mezzo della croce, eliminando in se stesso l’inimicizia.
Egli è venuto ad annunciare pace a voi che eravate lontani, e pace a coloro che erano vicini. Per mezzo di lui infatti possiamo presentarci, gli uni e gli altri, al Padre in un solo Spirito.
Parola di Dio.
R. Alleluia, alleluia.
Le mie pecore ascoltano la mia voce, dice il Signore,
e io le conosco ed esse mi seguono.
R. Alleluia.
Erano come pecore che non hanno pastore.
+ Dal Vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono tutto quello che avevano fatto e quello che avevano insegnato. Ed egli disse loro: «Venite in disparte, voi soli, in un luogo deserto, e riposatevi un po’». Erano infatti molti quelli che andavano e venivano e non avevano neanche il tempo di mangiare.
Allora andarono con la barca verso un luogo deserto, in disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città accorsero là a piedi e li precedettero.
Sceso dalla barca, egli vide una grande folla, ebbe compassione di loro, perché erano come pecore che non hanno pastore, e si mise a insegnare loro molte cose.
Parola del Signore.
Il brano di oggi è commovente per la delicatezza che Gesù mostra verso i discepoli e i suoi seguaci. Gesù, il buon Pastore, si mostra sempre attento alle necessita materiali e spirituali di tutti. Il suo intervento è in due direzioni, che potrebbero sembrare in opposizione: una verso i discepoli e l’altra verso le persone che sono «come pecore senza pastore». In tutti e due i casi è la stessa misericordia di Gesù che opera. Gesù ha inviato i suoi discepoli con un mandato ben preciso; Egli è consapevole che l’impegno che richiede è totale e completo. Anche gli spiriti più pronti e ferventi hanno però bisogno di un momento di riposo per poter adempiere al mandato con dedizione assoluta. Gesù vuol stare un momento con i suoi discepoli proprio per poterli rinfrancare. E’ un momento di riposo con Gesù; non di totale ozio improduttivo. Nel momento in cui i discepoli sentono la necessità di rallentare il ritmo delle loro attività stanno però sempre con il Signore; possiamo dire che, in questo momento, sono a Lui più vicini di quando sono inviati in missione di villaggio in villaggio. Gesù però non si dimentica di tutti gli altri; sente che tra i suoi seguaci vi è un momento di sbandamento che può produrre rilassatezza; ed ecco che di nuovo si riprende la missione ed è Gesù che opera in prima persona, come un pastore che guarda prima di tutto al bene del suo gregge. In questa dinamica leggiamo delle utili indicazioni per noi che ricerchiamo un momento di legittimo riposo dopo un anno di lavoro. Le vacanze estive sono un periodo di riposo ma possiamo dimenticarci di essere cristiani? Lo spirito non va in vacanza e non possiamo trascurare che proprio lo Spirito ha sempre bisogno di essere alimentato dalla presenza del Signore. (Padri Silvestrini)
O Dio, che nell’unico e perfetto sacrificio del Cristo hai dato valore e compimento alle tante vittime della legge antica, accogli e santifica questa nostra offerta come un giorno benedicesti i doni di Abele, e ciò che ognuno di noi presenta in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.
Gesù si commosse, perché erano come pecore senza pastore. (Mc 6,34)
Assisti, Signore, il tuo popolo, che hai colmato della grazia di questi santi misteri, e fa’ che passiamo dalla decadenza del peccato alla pienezza della vita nuova. Per Cristo nostro Signore.
O tu che sei il mio rifugio e la mia forza, conducimi, come un tempo il tuo servo Mosè, nel cuore del tuo deserto, là dove il roveto arde senza consumarsi, là dove l’anima, investita dal fuoco dello Spirito Santo, diviene ardente, senza consumarsi, ma purificandosi.
Là dove non si può rimanere, dove non si procede se non dopo avere sciolto i legami degli ostacoli della carne, là dove colui che è non si lascia vedere così com’è, ma ugualmente lo si sente dire: “Io sono colui che sono!”. Là bisogna coprirsi il volto per non guardare il Signore in faccia, ma bisogna esercitarsi a tendere l’orecchio, nell’umiltà dell’obbedienza, per discernere ciò che Dio dice nell’intimo del cuore.
Nell’attesa, Signore, nascondimi nel segreto della tua tenda, durante il tempo cattivo; nascondimi nel segreto del tuo volto, lontano dagli intrighi delle malelingue, poiché il tuo giogo così mite e il tuo fardello così leggero tu me li hai imposti.
E quando mi fai sentire la distanza tra l’essere al tuo servizio a quello del mondo, con una voce tenera e dolce tu mi chiedi se è più piacevole servire te, il Dio vivente, o gli dei stranieri. Allora io adoro questa mano che pesa su di me, e ti dico: “Mi hanno dominato abbastanza, i padroni diversi da te! Voglio appartenere a te solo, poiché il tuo braccio mi solleva”.
GUGLIELMO DI SAINT THIERRY