Santa Messa 1 Novembre 2011

 

LA PAROLA DI OGGI

1 novembre 2011 

Martedì

Tutti i Santi – XXXI tempo ordinario (A) – P

PREGHIERA DEL MATTINO

Signore, in questo giorno di gioia celeste, ti benediciamo per tutti coloro che hai riscattato per mezzo del tuo sangue, e che condividono la tua gloria nella visione a faccia a faccia, e ti conoscono come tu li hai conosciuti durante il loro pellegrinaggio sulla terra. Noi ti benediciamo per la beata speranza che è in noi di poter condividere le sorti di questa folla immensa di santi, di spiriti beati, e di tutti coloro che sono giunti fino al trono della tua gloria, che ti cantano senza sosta e partecipano all’indicibile felicità che è in te, Santa Trinità. Concedici di vedere i cieli aperti come hai promesso, e che la gloria del mondo che verrà ci aiuti a sopportare con gioia tutte le tristezze di questo mondo, e a considerare tutte le cose come passeggere.

ANTIFONA D’INGRESSO

Rallegriamoci tutti nel Signore

in questa solennità di tutti i Santi:

con noi gioiscono gli angeli

e lodano il Figlio di Dio.

COLLETTA

Dio onnipotente ed eterno, che doni alla tua Chiesa la gioia di celebrare in un’unica festa i meriti e la gloria di tutti i Santi, concedi al tuo popolo, per la comune intercessione di tanti nostri fratelli, l’abbondanza della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

PRIMA LETTURA (Ap 7,2-4.9-14)

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua.
Dal libro dell’Apocalisse di san Giovanni apostolo

Io, Giovanni, vidi salire dall’oriente un altro angelo, con il sigillo del Dio vivente. E gridò a gran voce ai quattro angeli, ai quali era stato concesso di devastare la terra e il mare: «Non devastate la terra né il mare né le piante, finché non avremo impresso il sigillo sulla fronte dei servi del nostro Dio».

E udii il numero di coloro che furono segnati con il sigillo: centoquarantaquattromila segnati, provenienti da ogni tribù dei figli d’Israele.

Dopo queste cose vidi: ecco, una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, tribù, popolo e lingua. Tutti stavano in piedi davanti al trono e davanti all’Agnello, avvolti in vesti candide, e tenevano rami di palma nelle loro mani. E gridavano a gran voce: «La salvezza appartiene al nostro Dio, seduto sul trono, e all’Agnello».

E tutti gli angeli stavano attorno al trono e agli anziani e ai quattro esseri viventi, e si inchinarono con la faccia a terra davanti al trono e adorarono Dio dicendo: «Amen! Lode, gloria, sapienza, azione di grazie, onore, potenza e forza al nostro Dio nei secoli dei secoli. Amen».

Uno degli anziani allora si rivolse a me e disse: «Questi, che sono vestiti di bianco, chi sono e da dove vengono?». Gli risposi: «Signore mio, tu lo sai». E lui: «Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione e che hanno lavato le loro vesti, rendendole candide nel sangue dell’Agnello».

Parola di Dio.

SALMO RESPONSORIALE (Dal Salmo 23)
R. Ecco la generazione che cerca il tuo volto, Signore.

Del Signore è la terra e quanto contiene:

il mondo, con i suoi abitanti.

È lui che l’ha fondato sui mari

e sui fiumi l’ha stabilito. R.

Chi potrà salire il monte del Signore?

Chi potrà stare nel suo luogo santo?

Chi ha mani innocenti e cuore puro,

chi non si rivolge agli idoli. R.

Egli otterrà benedizione dal Signore,

giustizia da Dio sua salvezza.

Ecco la generazione che lo cerca,

che cerca il tuo volto, Dio di Giacobbe. R.

SECONDA LETTURA (1Gv 3,1-3)

Vedremo Dio così come egli è.
Dalla prima lettera di san Giovanni apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui.

Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Chiunque ha questa speranza in lui, purifica se stesso, come egli è puro.

Parola di Dio.

CANTO AL VANGELO (Mt 11,28)
R. Alleluia, alleluia.

Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,

e io vi darò ristoro.
R. Alleluia.

VANGELO (Mt 5,1-12)

Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli.

+ Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:

«Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati quelli che sono nel pianto, perché saranno consolati.

Beati i miti, perché avranno in eredità la terra.

Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati.

Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia.

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Parola del Signore.

OMELIA

Festeggiare tutti i santi è guardare coloro che già posseggono l’eredità della gloria eterna. Quelli che hanno voluto vivere della loro grazia di figli adottivi, che hanno lasciato che la misericordia del Padre vivificasse ogni istante della loro vita, ogni fibra del loro cuore. I santi contemplano il volto di Dio e gioiscono appieno di questa visione. Sono i fratelli maggiori che la Chiesa ci propone come modelli perché, peccatori come ognuno di noi, tutti hanno accettato di lasciarsi incontrare da Gesù, attraverso i loro desideri, le loro debolezze, le loro sofferenze, e anche le loro tristezze.

Questa beatitudine che dà loro il condividere in questo momento la vita stessa della Santa Trinità è un frutto di sovrabbondanza che il sangue di Cristo ha loro acquistato. Nonostante le notti, attraverso le purificazioni costanti che l’amore esige per essere vero amore, e a volte al di là di ogni speranza umana, tutti hanno voluto lasciarsi bruciare dall’amore e scomparire affinché Gesù fosse progressivamente tutto in loro. È Maria, la Regina di tutti i Santi, che li ha instancabilmente riportati a questa via di povertà, è al suo seguito che essi hanno imparato a ricevere tutto come un dono gratuito del Figlio; è con lei che essi vivono attualmente, nascosti nel segreto del Padre.

PREGHIERA SULLE OFFERTE

Ti siano graditi, Signore, i doni che ti offriamo in onore di tutti i Santi: essi che già godono della tua vita immortale, ci proteggano nel cammino verso di te. Per Cristo nostro Signore.

ANTIFONA ALLA COMUNIONE

Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

Beati gli operatori di pace,

perché saranno chiamati figli di Dio.

Beati i perseguitati a causa della giustizia,

perché di essi è il regno dei cieli. (Mt 5,8-10)

PREGHIERA DOPO LA COMUNIONE

O Padre, unica fonte di ogni santità, mirabile in tutti i tuoi Santi, fa’ che raggiungiamo anche noi la pienezza del tuo amore, per passare da questa mensa eucaristica, che ci sostiene nel pellegrinaggio terreno, al festoso banchetto del cielo. Per Cristo nostro Signore.

MEDITAZIONE

Oggi la Chiesa riunisce in una stessa festa tutti i suoi figli giunti al Regno, assolutamente tutti. Non vuole tralasciarne nemmeno uno. Ma quando beatifica, ne beatifica solo qualcuno, in questa moltitudine che nessuno può contare. A titolo di delegati, rappresentativi di tutti gli altri dello stesso paese, dello stesso mestiere, della stessa epoca o dello stesso stato di vita. E che essa osa dare come esempio al mondo intero e per tutti i tempi. “Nulla ci dice che i santi canonizzati siano i più grandi” (Teresa di Lisieux). I santi proclamati ufficialmente tali hanno già le loro feste durante l’anno. Allora questa è per tutti gli altri.

1)I santi anonimi, avvolti dal manto del silenzio. Quelli di cui non conosceremo mai il nome sulla terra. Quelli che, nascosti agli occhi degli uomini, costituiscono ancora il segreto del Padre.

2)I santi delle nostre famiglie. Non c’è nessuno tra di noi che non abbia dei santi nella sua genealogia. Che lo sappia o no. Io festeggio oggi tutti i miei antenati, o i più vicini: questi nonni o genitori, fratelli o sorelle che mi hanno preceduto nel Regno. Non sono il figlio delle loro lacrime, della loro preghiera, del loro amore? La grazia che ricevo oggi, non è forse in risposta all’amore di una donna sconosciuta, che recita il suo rosario la sera di un lungo giorno di lavoro nei campi? Anche questa è la comunione dei Santi. Sarò degno dei santi della mia famiglia?

3)I santi non dichiaratamente cristiani, semplicemente perché non hanno mai avuto l’occasione di incontrare Gesù, ma che non sono meno salvati da lui. I santi dei popoli pagani (la Bibbia ce ne dà qualche esempio), perché tutti i popoli hanno i loro santi. Quelli che hanno vissuto effettivamente le beatitudini, senza saperne la fonte. Che hanno vissuto il Vangelo, senza poter riconoscere il volto di Gesù nella sua Chiesa, sfigurato come era dalle infedeltà di troppi battezzati. Le frontiere della Chiesa non coincidono per forza con i muri delle nostre chiese. Alcuni al di “fuori dalle mura” non hanno forse potuto vivere, paradossalmente, nel cuore della Chiesa? Lo sa Dio che vede nei cuori. “Nell’ineffabile presenza di Dio, molti che sembrerebbero fuori sono dentro, e molti che sembrerebbero dentro sono fuori” (Sant’Agostino, De Baptismo, 5, 27).

La festa dei miserabili di oggi: questa festa ce lo rivela: la santità non è sinonimo di perfezione morale. Si può essere naturalmente privilegiati dall’eredità, dalle origini, dall’ambiente familiare, dall’educazione, essere dotati di diverse qualità umane e di virtù naturali al punto di passare per santi, ed esserne ben lungi! Mentre esseri diseredati per natura, dalla psiche ferita e fragile, possono offrire allo Spirito Santo un terreno di prima qualità. Un alcolizzato che, per puro amore, si priva di un solo bicchiere, può fare un atto più eroico di un monaco che fa prodezze di ascetismo.

“Supponendo un’uguale fedeltà innata alla grazia, e dunque un’uguale santificazione nel mistero, vi sono due specie di santi: vi sono i santi dalla psiche disgraziata e difficile, la compagnia degli angosciati, degli aggressivi e dei carnali, tutti quelli che portano il peso di determinismi. Vi sono quelli che non affascineranno mai gli uccelli e non accarezzeranno mai il lupo di Gubbio; quelli che cadono, e cadono ancora; quelli che piangeranno fino alla fine, non perché avranno sbattuto la porta un po’ troppo forte, ma perché commettono ancora quella colpa sordida, inconfessabile. V’è l’immensa folla di quelli la cui santità non brillerà mai quaggiù nella loro vita psichica, e non si alzerà che l’ultimo giorno per risplendere infine in perpetuas aeternitates . Sono i santi senza nome.

E, di fianco a loro, vi sono i santi dalla psiche felice, i santi casti, forti e dolci, i santi modello, canonizzati e canonizzabili; quelli il cui cuore liberato è grande come le sabbie sulle spiagge del mare, quelli la cui psiche canta già come un’arpa armoniosa la gloria di Dio; i santi ammirevoli che suscitano il rendimento di grazie, nei quali tocchiamo l’umanità trasformata dalla grazia. I santi riconosciuti, festeggiati, i grandi santi che lasciano la loro traccia splendente nella storia” (Padre Beirnaert, “Etudes carmelitaines”, 1951).

Immensa speranza del nostro tempo! Tutti i Santi è la festa dei giovani d’oggi!

Modello di perfezione o figlio del perdono? A nuovi bisogni, santi nuovi. Dio aggiorna il Vangelo: lo Spirito modella nuovi profili. Eccoci entrati nell’era della santità dei miserabili. Tempo della grande miseria, tempo della grande misericordia. Le grazie che sembravano riservate ai santi più grandi, eccole riservate ai più piccoli. Vedendo i giovani tanto perturbati, se non traumatizzati, si potrebbe credere: la stoffa umana è ormai a brandelli, non avremo più eroi. Non più eroi, ma molti santi. Forse non santi da offrire come esempio di “perfezione”, ma amici di Dio da ricevere come un segno di consolazione. Un santo sarà sempre meno un modello di perfezione, e sempre più un figlio del perdono. Santi che si esiterà forse a canonizzare, ma che Dio non per questo avrà santificato meno. Della razza del buon ladrone.

La bellezza di un santo non è quella di un indossatore, ma quella di un volto ferito: la santità si misurerà dalla vulnerabilità. Poiché ecco che tutto è rovesciato. Più un uomo porta un handicap pesante, più questo stesso peso lo trascina nel fondo del cuore di Dio. E questo stesso peso è la sua gloria. Più un essere è ferito dalla vita, più è amato da Maria. Più è rifiutato dagli uomini, più è protetto da Dio.

Tanto più ferito, tanto più amato.

Anche se non lo sa, è così. Tristezza infinita se non lo sa. Felicità indicibile se lo sa. Chi dunque griderà questo messaggio di folle speranza nel deserto del nostro mondo, atrocemente sottoalimentato, privo del nutrimento più elementare, privo del latte materno? Giovanni Emanuele ha avuto le parole giuste: “Dio ha posato gli occhi su di me, perché sono fragile!”. Ciò che Anna, ventun’anni, ha detto in modo diverso: “Il santo è colui che è talmente peccatore che Gesù è tutto per lui”. E Chantal, diciotto anni: “In questo momento vivo questa esperienza: sono infinitamente più amata di quanto io non sia peccatrice”.

Avevo scritto: “Dio trasforma i difetti psicologici, le ferite affettive, in grazie di purificazione passive ed attive”. Aggiungo: Dio fa diventare delle fonti queste stesse ferite. Tante più ferite, tante più fonti. Fonti dello Spirito Santo per il nostro mondo. Fonti di guarigione per la nostra umanità malata. Sono i più malati tra i suoi figli che diverranno i medici dei popoli. Gli orfani del nostro mondo diverranno i rivelatori del Padre. I giovani sono i primi a contrarre le malattie del nostro fine secolo. Tutto il male che attraversa la nostra umanità li colpisce in pieno. Troppo fragili per sopportare il colpo, essi cadono e soccombono: “Noi abbiamo a che fare con giovani che hanno pagato in anticipo il prezzo dei colpi che non hanno meritato, hanno subito ogni sorta di traumi senza esserne responsabili” (card. Lustiger).

Vittime, sì, ma innocenti! Se solamente potessero sapere che qualcuno li ha preceduti in questo cammino di innocenza schernita. Qualcuno che dà un senso a questa gigantesca quantità di sofferenza, che al di fuori di lui non può che schiacciare. Ma anche di questo essi non dubitano. Noi non sappiamo, non osiamo dire, scusate!, rivelare loro: “Voi siete gli agnelli che portate il peccato del mondo, ma per toglierlo. Voi siete innocenti del male, ma salvatori del mondo. Ad una condizione: semplicemente, accogliere questo nella vostra vita!”.

Sì, coloro che il male metterà in croce saranno coloro che l’amore avrà segnato. La gioia di Dio: luce a fior di terra, giacimento fantastico, ancora così poco sfruttato! Le nostre città sono popolate da molti più santi che assassini. Ed anche gli assassini possono diventare santi, poiché il primo canonizzato – e da Dio stesso! – lo era senza dubbio: il bandito crocifisso di fianco alla luce. Scoprendovi il suo Re e il suo fratello.

Mettiamoci dunque a risvegliare la santità. Presso chiunque: i bambini, i giovani, i poveri, tutti, tutti… Perché, alla fine, che cos’è la santità, se non la felicità? La semplice felicità di esistere! Come essere felici senza rispondere, corrispondere alle preferenze, al sogno di amore del Signore su di me? Come essere pienamente me stesso, senza coincidere con questo sguardo laser, che non cessa di posarsi su di me?

Chi dunque è più felice di un santo? La piccola Chiara di Castelbajac osava gridare: “Amo talmente la vita! Vi rendete conto di quanto sono felice? Talmente felice che se morissi ora credo che andrei diritta in cielo… Sono in una beatitudine finora mai sperimentata! È incredibile che io sia così felice, a causa di tutto, e nonostante tutto. Imparo dall’esperienza che c’è sempre una felicità più profonda di quanto si creda”. Felicità contagiosa: “Ho voglia di rendere tutti felici: questa dev’essere la gioia dei figli di Dio”. E queste parole folgoranti scarabocchiate nella Terra Santa: “Credo di essere stata scelta da Dio per essere la più felice della mia generazione” (23 settembre 1974). Quattro mesi più tardi entrava per sempre nella gioia del Signore. Aveva ventidue anni.

La Chiesa sceglie oggi come Vangelo l’inno alla gioia, composto, suonato, cantato su una collina di Galilea sulla riva del lago. Carta della santità, questo canto di otto strofe. Un solo ritornello: Beati! Beati! Beati! E chi canta? Colui che è la gioia stessa del Padre, la gioia dei poveri.

Un autoritratto: egli vi ha disegnato il proprio volto. Chi dunque come lui è stato povero, ha pianto, è stato perseguitato? Ma anche: chi più di lui ha consolato, seminato la pace, guarito mille ferite? Otto strofe: i colori dell’arcobaleno in cui si riflette l’unica luce della gloria. Impossibile viverne una senza che tutte le altre seguano. A volte una più di un’altra, ma sempre tutte là, inscindibili. Altrettanti doni dello Spirito Santo. Tutto il cielo (il regno, le lacrime asciugate, il banchetto finale) è già qui, ma con tutto ciò che dobbiamo vivere sulla terra (la povertà, le lacrime, la persecuzione). Cielo e terra si intrecciano uno nell’altra. Un santo: colui il cui cuore si apre al cielo, diventa cielo, diventa regno: presso di lui abita il re.

Inno che ha attraversato i continenti e le generazioni. Che ha affascinato i poveri e i piccoli di tutti i tempi. Che taglia in due la storia del mondo. Che rovescia tutti i valori umani. Formidabile rivoluzione copernicana, che non ha ancora finito di metterci sottosopra.

DANIEL ANGE

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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