SANTA MARIA LA FOSSA CANALE DI BONIFICA IN ATTESA DI INCENDI TRA L’INDIFFERENZA DELLE ISTITUZIONI.

di Peppino PASQUALINO
Non è possibile, a distanza di trent’anni ancora versa in condizioni pietose, ricettacolo di rifiuti di ogni sorta e habitat per insetti, ratti e serpenti. E’ il caso di portare nuovamente alla ribalta e riaccendere i riflettori su una struttura idraulica dismessa da trent’anni: il vecchio canale di bonifica.
    Da tantissimo tempo il canale, di proprietà del Consorzio di Bonifica del Basso Volturno, che una volta recava le acque del vicino fiume Volturno in tutta l’area agricola attraverso una fittissima rete di canali secondari, è stato definitivamente dismesso. Al suo posto è stata creata un’altra rete di irrigazione completamente interrata. Prima gli agricoltori utilizzavano l’acqua distribuita attraverso la rete di piccoli canali servendosi di motori di pompaggio a diesel o con l’ausilio dei mezzi agricoli a motore.

Dopo la creazione della rete irrigua interrata, grazie ai diversi punti di pompaggio distribuiti su tutta la pianura che si estende fino al giuglianese, gli agricoltori e gli allevatori utilizzano l’acqua consortile senza l’utilizzo di motopompe, in quanto la rete di distribuzione consente il pompaggio delle acque a pressione; questa azione ha portato a un grande risparmio per gli utilizzatori finali del servizio. E fin qua tutto va bene; quella che invece crea problemi seri alla vivibilità è la condizione in cui versa il segmento idraulico a cielo aperto che corre dall’incrocio con la strada provinciale 333 e fino a quello con via Pagliarone per circa un chilometro e settecento metri.

Da trent’anni la manutenzione è mancata totalmente, i rovi hanno raggiunto altezze incredibili, gli arbusti sono cresciuti a dismisura e l’intero tratto è sprovvisto di barriere di protezione; proprio qualche anno fa un agricoltore trovò la morte ribaltandosi con il trattore proprio nel canale di bonifica. Quasi ogni anno occorre l’intervento dei vigili del fuoco per spegnere incendi delle sterpaglie e dei rifiuti.
Il problema più grave è che lungo la strada consortile, e a ridosso della stessa in località Madama Bianca e Cancellone, vivono numerose famiglie, costrette alla costante paura di incendi durante la stagione estiva e a stretto contatto con insetti nocivi, ratti che scorazzano nell’alveo dismesso, rifiuti anche pericolosi gettati dappertutto e rettili che spesso si introducono nelle abitazioni.
La gente comune si chiede: ma è mai possibile che un cittadino che pone davanti all’uscio di casa un rifiuto non idoneo è soggetto ad un’ammenda mentre un Ente proprietario di una bomba ecologica non deve dare conto a nessuno? Si è parlato tante volte di una messa in disponibilità del tratto viario all’ente comunale, altre volte è aleggiata l’ipotesi di collocazione all’interno del canale di una condotta per la canalizzazione delle acque irrigue e la conseguente pavimentazione stradale del tratto. Quest’ultima sarebbe stata una buona idea anche per permettere uno sviluppo urbanistico in tutta la zona sud del territorio urbano.
Unica certezza per il momento è l’immagine di un canale ridotto a un ricettacolo di elementi nocivi per la salute umana e potenziale luogo di innesco incendi.