RIPARTIRE CON LA CULTURA VIAGGIO NEI LUOGHI DELLA MEMORIA E DELL’ARTE DI TERRA DI LAVORO QUATTORDICESIMA TAPPA IL PALAZZO DUCALE ED IL CASTELLO DI MONDRAGONE
Visto il grande interesse e lo stupore che ha suscitato la tappa su Sinuessa, abbiamo deciso di ritornare sulla costiera domitiana a Mondragone. Stavolta per far conoscere e parlare di altri due monumenti simbolo di quella città affacciata sul mar tirreno.
Iniziamo con Il Palazzo dimora estiva del Duca Don Domenico Grillo con annessa Torre per dimensioni ed ubicazione urbana costituisce una suggestiva e forte presenza della città . Si erge tra Corso Umberto I, via Duca degli Abruzzi e via XI febbraio, accanto alla Chiesa di Sant’Angelo, poco distante dal borgo omonimo che costituisce la porta antica di Mondragone. Consta di tre livelli ed occupa una superficie di m.2.796,per una superficie complessiva di mq.5.733. La Torre annessa, ornata sulla sommità con archi sorretti da beccatelli, potrebbe risalire al sec. XIII. Nei vani terranei si notano volte a crociera ed archi a sesto acuto che testimoniano il gusto gotico e tardo gotico, mentre le monofore e bifore del lato nord furono realizzate secondo un gusto affermatosi nel periodo dominato dagli Aragonesi (sec.XV).
La struttura fu realizzata con pietre di origine vulcanica e di origine sedimentaria ,cementate con malta e calce, secondo un gusto tardo-gotico-catalano dei secoli XIII-XV. Il palazzo versava in grave dissesto statico, evidenziato da un notevole quadro fessurativo presente sia sulle strutture portanti verticali murature di tufo, che su quelle orizzontali volte di vario genere in tufo, dovuto a cedimenti delle fondazioni, dalle innumerevoli lesioni delle strutture portanti verticali provocate dai tagli eseguiti per la realizzazione di camini, bagni canne fumarie ecc, e dalle estese infiltrazioni d’acqua causate dai crolli della ormai inesistente copertura. I lavori in fase di esecuzione sono stati finalizzati al recupero statico delle strutture portanti verticali, con l’’esecuzione di riprese delle murature, iniezioni, e rifacimento di piattabande, al recupero statico delle strutture orizzontali costituite prevalentemente da volte di varie forme (a vela, a padiglione e a botte), e alla realizzazione di una nuova copertura. Inoltre i lavori hanno avuto come oggetto di intervento anche le varie facciate del fabbricato, le quali sono state riportate alla loro originaria architettura mediante consolidamenti strutturali del cornicione e delle cornici di contorno delle aperture, il rifacimento dell’’ intonaco ed in ultima fase la colorazione delle facciate mediante intonaco colorate e pitture a base di calce.
Guardandolo attentamente, non si possono non notare similitudini con la Reggia di Caserta. Infatti il Duca Domenico Grillo volle ispirarsi all’opera più importante del Vanvitelli nei lavori di ampliamento e ristrutturazione dell’esistente “Palazzo Baronaleâ€. Il Duca si rivolse direttamente allo stesso Vanvitelli, che visitò molte volte Mondragone per la scelta del marmo per le sue opere, ma ottenne solo un rifiuto. L’artista era troppo impegnato dai lavori della Reggia di Caserta. Molto probabilmente però Grillo ottenne dal grande architetto un progetto che prevedeva l’allargamento del portone d’ingresso, la creazione di un secondo cortile e il rifacimento delle finestre.
C’è da dire che l’intero edificio non rappresenta un’opera unitaria di una sola e determinata epoca, ma un susseguirsi di opere ed edifici, dal XIII al XIX secolo. Infatti la Torre annessa, ornata sulla sommità con archi sorretti da beccatelli, potrebbe risalire al XIII secolo. Nei vani terranei si notano volte a crociera ed archi a sesto acuto che testimoniano il gusto gotico e tardo gotico, mentre le monofore e bifore del lato nord furono realizzate durante il dominio degli Aragonesi, secolo XV. La struttura fu realizzata con pietre di origine vulcanica e di origine sedimentaria, cementate con malta e calce, secondo il gusto tardo-gotico-catalano dei secoli XIII-XV. Poi tra il XVIII e XIX secolo, il Palazzo Baronale verrà ampliato dai duca Grillo. Alto 23 metri, su tre livelli, la struttura si estende per quasi 2800 metri ed occupa una superficie complessiva di 5733 metri. La facciata principale presenta un basamento in mattoni (che corrisponde al piano terra), su cui si erge il piano nobile, con alti finestroni con timpani curvi. Al centro vi è un portale in marmo locale che porta allo scalone, in posizione laterale, come alla Reggia di Caserta, che porta agli appartamenti ducali e alle sale di rappresentanza. L’androne d’ingresso continua oltre la porta di chiusura, formando una galleria di passaggio per pedoni e mezzi di trasporto (altra similitudine con la Reggia Reale). Vi sono all’interno due stanze a doppia altezza, quella che comunemente viene ritenuta la cappella del palazzo e il coronamento del vano scala all’angolo sud-est. Sicuramente esso non conserva più la bellezza che ha avuto nel passato, con i suoi marmi, dipinti e stucchi pregiati. Ma conserva la sua dignità .
La giunta comunale, sotto la guida del sindaco Virgilio Pacifico e su proposta dell’assessore ai Lavori pubblici, Giuseppe Piazza, ha finanziato la realizzazione del nuovo piazzale antistante il Palazzo Ducale di Mondragone. “La fruizione del Palazzo Ducale – spiega l’assessore – è una delle priorità che si è data la nuova amministrazione per restituire alla città il monumento che per troppi anni è stato abbandonato a se stesso. Il restauro dell’edificio parte nel lontano 2004, prossimamente il piano terra con il particolare ‘cannocchiale’, lo spettacolare scalone stile ‘vanvitelliano’ ed un’ampia sala del piano primo saranno riconsegnati alla città da parte della Soprintendenza ai beni culturali e architettonici di Casertaâ€.
In secondo luogo ci soffermiamo sulla rocca di Mondragone, che venne costruita tra l’VIII ed il IX secolo dai reduci della città di Sinuessa. Sorge alla sommità del Monte Petrino. La struttura originaria di quest’edificio non è la stessa che oggi si può immaginare osservando i ruderi ancora esistenti. Le torri che ancora s’intravedono, alcune quadrate, altre circolari, ci inducono a pensare che esse furono costruite in epoche differenti e che senza dubbio già esisteva un’antica costruzione prima che si realizzasse l’imponente rocca.
Le linee architettoniche ci fanno dedurre che sia una costruzione sorta tra l’Alto ed il Basso medioevo, e che ha subito modifiche nel corso dei secoli. L’attuale castello si presenta come un massiccio edificio quadrato composto da due piani poggiati sulla parte scoscesa del monte, con le sue fondamenta che seguono l’ondulata roccia viva. L’entrata principale era posta verso occidente. La rocca venne abbandonata tra il XV e il XVI secolo.
A partire dal 2001 il Comune di Mondragone ha iniziato a finanziare una campagna di scavi archeologici presso la “Rocca Montis Dragonisâ€, che sta riportando alla luce un vero e proprio villaggio medievale di particolare interesse archeologico, richiamando il fenomeno dell’incastellamento di età medievale sul territorio dell’alta Campania. Molti dei resti asportabili delle campagne di scavo vengono custoditi all’interno del Museo Civico Archeologico della città .
Da qualche anno, grazie all’impegno di alcune associazioni del territorio, il castello viene interamente illuminato durante i giorni della festa di San Michele Arcangelo agli inizi del mese di ottobre. Le stesse associazioni organizzano escursioni serali durante i mesi estivi, con percorsi di luce all’interno dell’area archeologica. Presso la sommità della rocca è possibile ammirare un panorama che spazia da Sud, con Ischia ed il Golfo di Napoli, a Nord con il promontorio del Circeo. Per quanto riguarda il raggiungimento del castello, va specificata l’impossibilità materiale di raggiungerlo dalla facciata anteriore del monte, visibile da Mondragone, data l’estrema ripidità della salita.
Pasquale Iorio                                                          Â