RIFLESSIONI SU ENCICLICA“LUMEN FIDEIâ€
 di Raffaele Cardillo
Non abbiamo la pretesa di essere un esegeta, pur tuttavia, proviamo a dare un’interpretazione a questo primo lavoro del novello Vescovo di Roma.
Lumen Fidei rappresenta il monumento più michelangiolesco che mai sia stato eretto alla Fede, prima Virtù teologale, descritta in maniera mirabile nell’Enciclica omonima, scritta a quattro mani dal Pontefice Emerito e da Papa Francesco.
Una disamina accurata, pregna di citazioni colte e, nello stesso tempo fruibile, con una prosa sciolta, godibile, da leggere tutta d’un fiato.
Per i più, soprattutto gli agnostici, la fede si configura come puro moralismo, a una serie di divieti e all’osservanza di un pacchetto di disposizioni, in una parola il Vangelo ridotto a una fredda precettistica e Cristo il suo guru.
Si rincara la dose considerando il credere il rifugio per gente frustrata, per pusillanimi.
Tutto ciò è assolutamente falso ed è confutato in maniera egregia, sciorinando argomentazioni dirimenti e convincenti.
Altro tema ricorrente è che la fede fiaccasse la voglia dell’uomo di cercare, di indagare.
Il grande filosofo Nietzsche sosteneva che la fede sminuisce la portata dell’esistenza umana, impedendo all’uomo di coltivare l’audacia del sapere, la sua capacità di ricerca della verità : credere è l’opposto del cercare, togliendo all’uomo novità e avventura.
Di contro, la fede arricchisce l’esistenza in tutte le sue sfaccettature e nel momento in cui l’uomo si avvicina a Dio la luce umana, non si dissolve, anzi, diventa immensamente radiosa.
La fede non è un’illusione di luce, associata al buio, all’oscurantismo, anzi essa s’incunea nello spazio, dove la ragione non può illuminare.
La modernità , poi, diventa un avversario da combattere, non un interlocutore con cui istituire un dialogo.
Circa la teoria che ci si salva solo per mezzo della fede, di converso chi ne è privo è destinato alla perdizione?
Ed ecco che appare all’orizzonte la dottrina dell’â€Inclusivismo†consentendo anche al non credente il godimento della luce, l’importante che non smetta di cercare ed esca dalla non conoscenza.
Non si accende una lampada per metterla sotto il moggio, bensì sul candelabro e così fa luce a tutti quelli che non sono nella Casa di Dio.
E’ vivo il ricordo della frase di Gesù che così recitava: Io sono venuto al mondo come luce, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre!
Se è consentito il parallelismo e non è considerato blasfemo, dissacratorio, oseremo paragonare la fede alla torcia di Prometeo che accende nell’Olimpo dal carro del Sole, liberandosi dalla sua condizione divina per il bene dell’Umanità , sottoponendosi al noto castigo.
L’irriducibile alterità di Dio, pur considerata irraggiungibile, irrompe nella vita dell’uomo gratificandolo del Suo Amore.
Affermare, in conclusione, che la nostra società sia diventata anestetica, ossia che abbia paura delle passioni è tremendamente falso.
La fede come sostiene Kierkegaard è la più alta passione dell’uomo e va naturalmente perseguita e incentivata senza censure di sorta.
                                          Raffaele CARDILLO