Estate. La stagione del caldo, della tintarella e dei pasti all’aperto… E quale migliore pietanza da consumare se non quella dei crudi di mare, apprezzati nel Settecento e probabilmente dagli stessi Borbone, proprio al Real Sito di Carditello.Lo chef Vincenzo Corrado, nella sua opera data alle stampe nel 1773, Il Cuoco Galante, riporta che le ostriche erano al tempo le più apprezzate: da assaporare crude, appena pescate; tra i ricci, invece, erano considerati migliori quelli del plenilunio: da mangiare crudi e sopra crosta di pane, semplici, o conditi con olio, sale, pepe e succo di limone. Tra gli altri frutti del mare, il cuoco annovera cozze nere, telline, chiocciole, vongole e dattili, che consiglia come ottimi per brodi, condimento di ragù e pasticci.Il Cuoco Galante è molto più di un manuale da cucina, annoverando al suo interno non solo ricette, ma anche approfondimenti sulle materie prime, sull’impiattamento e sull’uso delle stoviglie. Ancora oggi attualissimo, esso include anche una sezione dedicata al “Vitto Pitagoricoâ€, quindi alle erbe, alle radici, ai fiori e alla frutta, seguendo una teoria in auge al tempo, che prevedeva uno stile di vita più salutare attraverso un riavvicinamento alla natura.Le materie prime usate dal cuoco Corrado – impiegato presso la corte del principe Michele Fontana, gentiluomo da camera del re – trovano riscontro nella Quadreria di Carditello, che contava numerose nature morte raffiguranti le prelibatezze offerte dal regno. Tra queste, pregevole quella in cui fanno bella mostra ostriche, ricci freschi e cannolicchi, accompagnati a del pane e a un calice: opera del pittore Giacomo Nani un tempo conservata al Real Sito di Carditello e attualmente presso la Reggia di Caserta. |