PARCO NAZIONALE DEL VESUVIO

di Mattia Branco · Luglio 23, 2017

Care cittadine, cari cittadini,

ci siamo posti una domanda:

puÃ² l’uomo che ha guidato il Parco nazionale del Vesuvio nell’ultimo anno e mezzo essere colui il quale guiderÃ la rinascita del Parco dalle sue ceneri?

In questi giorni vi sarÃ capitato di ascoltare al bar, dal fruttivendolo, mentre facevate la spesa, dal parrucchiere, in un qualunque esercizio pubblico, i commenti dei vostri concittadini sugli incendi che hanno devastato il Vesuvio. Quasi tutti, se non tutti, inveivano contro chi avrebbe appiccato il fuoco, attribuendo la colpa di quanto accaduto a criminali mossi dalle piÃ¹ svariate motivazioni.

Ora Ã¨ comprensibile che persone che non hanno dimestichezza con i boschi e con la campagna (come ormai la stragrande maggioranza della popolazione in area Parco) non comprenda cheÂ il vero problema non Ã¨ chi incendia e perchÃ© ma il fatto che il bosco se non gestito, coltivato, pulito, Ã¨ a rischio altissimo di incendi.Â Ed Ã¨ anche comprensibile che persone non addette ai lavori, che non conoscono i boschi, non comprendanoÂ che non bastano i mezzi aerei, che siano elicotteri o canadair, per spegnere gli incendi,Â ma che occorra personale di terra qualificato e adeguatamente attrezzato per Â impedire cheÂ le fiammeÂ si propaghino o che riprendano vigore dopo il passaggio dei mezzi aerei.

E, infine, va detto che Ã¨ nella natura della mente umana, di fronte ad una tragedia o a qualunque evento luttuoso, andare alla ricerca del colpevole, della “causa ultima”, semplificando fenomeni che, nella maggioranza dei casi, sono riconducibili ad un complesso di cause concomitanti.

Ma chi amministra il Parco, chi Ã¨ stato scelto per guidare il Parco nazionale del Vesuvio, non puÃ², non deve ragionare come “l’uomo della strada”, cioÃ¨ come una persona che non ha le competenze per capire cosa accade e perchÃ© accade.

E invece capita che Agostino Casillo sia il primo ad additare i presunti colpevoli, a inveire contro “la Camorra e le Ecomafie”Â (per inciso leggiamo dai giornali di oggi che le tre Procure che stanno indagando hanno scartato l’ipotesi che ci sia la Camorra dietro i roghi).

SarÃ la magistratura a stabilire se gli incendi sono dolosi o accidentali ed, eventualmente (ma Ã¨ statisticamente molto improbabile), spedire nelle patrie galere gli autori dei roghi. Per quanto ci risulta, almeno uno dei principali incendi di questi giorni non ha natura dolosa, ma accidentale e ne informeremo le autoritÃ competenti.

Ora delle due l’una:Â o Agostino Casillo Ã¨ un incompetenteÂ che non sa guardare al di lÃ del proprio naso e non comprende che, dolosi o non dolosi, “gli incendi si prevengono e non si spengono” (e quando purtroppo capita di doverli spegnere si agisce con tempestivitÃ ed efficacia, coordinando le azioni da cielo con quelle da terra),Â oppure, il che Ã¨ peggio,Â Agostino Casillo ha scientemente, deliberatamente e cinicamente, dato in pasto alla opinione pubblica il mostro dei presunti colpevoli, per scaricare su un “nemico invisibile” le sue responsabilitÃ Â per una grave sottovalutazione del rischio incendi e una altrettanto grave incapacitÃ di predisporre una qualunque azione di contrasto al prevedibile ripetersi di incendi sul Vesuvio.

E’ come quando piangiamo i morti sotto le macerie di un terremoto in una zona sismica; di chi Ã¨ la responsabilitÃ ? Della natura o di chi non Ã¨ stato in grado di costruire abitazioni che reggessero l’urto di quell’evento che prima o poi si sarebbe verificato?

Abbiamo sollecitato in tutti i modiÂ il neo presidente del Parco ad agire dopo il devastante incendio dell’anno scorsoÂ che ha interessato i comuni di San Giuseppe Vesuviano, Terzigno, Boscoreale Boscotrecase e in parte Trecase e Torre del Greco. Parole al vento.

Nulla Ã¨ stato fatto per mitigare gli effetti dell’incendio nelle are percorse dal fuoco (come prescrive la legge quadro sugli incendi boschivi).

Non Ã¨ stata fatta alcuna valutazione del rischio idro geologico nelle aree percorse dal fuoco nel 2016

Nulla Ã¨ stato fattoÂ e nemmeno cominciatoÂ per la manutenzione dei boschi.

A questo riguardoÂ primaÂ il Presidente ha sbandierato ai quattro venti una convenzione stipulata Â con la SMA Campania che avrebbe risolto ogni problema, laddove nella convezione con la SMA si parla esclusivamente di manutenzione ordinaria e straordinaria dei sentieri (e quindi non di pulizia del bosco e del sottobosco), legata peraltro a progettazioni e finanziamenti a venire,Â poiÂ ha scaricato sui comuni del Parco la responsabilitÃ della manutenzione dei boschi.Â

Ammesso e non concessoÂ che la responsabilitÃ in tal senso sia esclusivamente dei comuni (ma non dimentichiamoci le competenze dei Consorzi di Bacino sugli alvei, i terreni demaniali, il regime speciale della Riserva Tirone Alto Vesuvio, ecc.ecc.), viene da chiedersi a questo punto:Â ma che idea di Parco ha in testa questo Presidente?Â

Un Presidente che ipotizza che i Comuni debbano far da soli nella gestione del bosco e nella prevenzione degli incendi che idea di Parco ha?

Nulla Ã¨ stato fatto per organizzare delle squadre di pronto intervento a terra in caso di incendio.Â

Conosciamo la risposta del Presidente: non ci compete.Â

La nostra risposta Ã¨ che: 1) lo status di Parco nazionale consente in realtÃ al’ente Parco di intervenire in tal senso. Ogni Parco nazionale elabora e aggiorna annualmente un suo Piano Antincendio Boschivo e riceve finanziamenti per metterlo in pratica. 2)Â le responsabilitÃ politiche e le relative competenze un bravo amministratore se le prende, non fermandosi davanti a cavilli e regolamenti.Â Il Parco deve avere sue squadre di operai manutentori che nel periodo estivo facciano anche attivitÃ di vigilanza e spegnimento se occorre.Â

Infine, ed Ã¨ forse la colpa piÃ¹ grave di Casillo,Â nulla Ã¨ stato fatto per incrementare la vigilanza del territorio nel periodo estivo.Â

In una situazione di grave rischio e grave pericolo; con i boschi che erano una vera polveriera, in mancanza di uomini e mezzi appropriati per intervenire rapidamente;Â il minimo che si sarebbe dovuto fare Ã¨ predisporre un controllo capillare del territorio anche attingendo a quella enorme risorsa che Ã¨ il volontariato,Â che tuttavia andava minimamente formato, organizzato e coordinato. Nulla di questo Ã¨ stato fatto.

PuÃ² dunque l’uomo che abbaia alla luna,Â l’uomo che rifiuta di incontrare chi il Vesuvio lo conosce e lo frequenta da diversi lustri prima di lui; chi Ã¨ sordo a qualunque avvertimento, chi fa sfoggio di sicumera salvo poi trovarsi del tutto impreparato ad affrontare la piÃ¹ prevedibile delle emergenze; l’uomo che convoca le associazioni ma esclude a priori momenti di confronto e dibattito, l’uomo che dimostra di avere del Parco una idea molto piccola, burocratica, superficiale; l’uomo che non ha nessuna esperienza minimamente significativa di impegno ambientalista alle spalle, l’uomo che, ancora in queste ore, mostra nei toni, nelle parole, una scarsissima sensibilitÃ ambientale per il dramma che stiamo vivendo; l’uomo che, ancora Â in queste ore, a dispetto della nostra intelligenza, recita la parte del condottiero che procede indomito noncurante degli ostacoli che nemici invisibili (e i soliti disfattisti) gli frappongono; l’uomo che non Ã¨ stato capace di un cenno di autocritica e dal Â quale non abbiamo sentito una sola parola di veritÃ in questi giorni;Â puÃ² dunque essere questo l’uomo che guiderÃ Â il Parco nella difficilissima opera di ricostruzione ambientale, civile, economica e morale che abbiamo di fronte?

Il coordinamento di cittadini per il Parco

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