Oggi sono 10 anni dal #fiumeinpiena del 16 novembre 2013
COMUNICATO STAMPA DEL 16 NOVEMBRE 2023
La colossale manifestazione civica per le strade di Napoli verso la piazza dei 100mila al Plebiscito a urlare la rabbia di una intera popolazione regionale (e oltre) che chiedeva Raccolta Differenziata, controllo di roghi e sversamenti illeciti di rifiuti, tracciabilità certa dei Rifiuti Speciali e pericolosi, controlli e screening sanitari nelle aree critiche e soprattutto messa in sicurezza e bonifiche dalla vergogna delle “ecoballe” e dalle discariche a cielo aperto e interrate.
A farlo una marea di cittadini in rappresentanza di Movimenti, Comitati, Associazioni di cittadinanza attiva, ma soprattutto la Chiesa con i propri Parroci che hanno guidato migliaia di fedeli delle Diocesi di Napoli nord e Caserta alla manifestazione.
Una fiumana di persone in rappresentanza di territori che hanno subito devastazioni ambientali e che in quel momento urlavano alla politica politicante la loro rabbia, proprio all’indomani della fine della seconda emergenza rifiuti in Campania, che tanto è costata e costa ancora alle tasche, alla economia e alla salute degli abitanti di questa Regione.
E dal palco del Plebiscito le istanze e le proposte per uscire dallo scempio denunciato da decenni di attività criminali di Ecomafie e politica collusa e connivente, oltre che da imprese corrotte e insensibili all’avvelenamento dei luoghi, in nome solo ed unicamente del profitto.
E quel grido, in parte, venne raccolto dal Palazzo. Quello della Regione con un Piano di Riduzione Rifiuti e un impegno con la Comunità UE a ridefinire i piani RSU e RS a cui attraverso il partenariato ha contribuito anche il mondo ambientalista.
Quello romano dove da lì a poco sono iniziate le audizioni in Commissione con gli stakeholder territoriali per definire un dl che raccogliesse le proposte della piazza, e poi, finalmente trasformate nella L.6/14 “terradeifuochi e Ilva” dove il Governo dava “disposizioni per una più incisiva repressione delle condotte di illecita combustione dei rifiuti, per la mappatura dei terreni della Regione Campania destinati all’agricoltura e per una efficace organizzazione e coordinamento degli interventi di bonifica in quelle aree, nell’interesse della salute dei cittadini, dell’ambiente, delle risorse e delle produzioni agroalimentari”, attività finanziate dallo Stato centrale per un biennio.
E infine quello della commissione UE con diverse audizioni che hanno prodotto sanzioni comunitarie e infrazioni alle DE per aver “esposto la popolazione della Campania a rischio sanitario” oltre che per inadempienze alla Direttiva discariche e mancata bonifica .Infrazioni comminate allo Stato Italiano alcune delle quali ancora pesano sulle finanze pubbliche.
E a suggello della L.6/14 “all’Incaricato straordinario del Governo per il contrasto al fenomeno dei roghi di rifiuti nella regione Campania” veniva individuato come territorio da sottoporre prioritariamente a controllo, quello ricadenti in 57 Comuni delle province di Napoli e Caserta. Con dl successivii comuni coinvolti vengono allargati a 90, di cui 56 nella provincia di Napoli e 34 nella provincia di Caserta, con una popolazione complessiva rispettivamente di 2,4 milioni e di 621mila abitanti. Ad oggi ben cinque Commissari si sono succeduti nelle mansioni previste.
Senza dimenticare la proposta di classificazione ai fini dell’uso agricolo dei terreni delle classi di rischio 5 e 4 del dl 11 marzo 2014 e la successiva mappatura dei terreni agricoli dei 31 Comuni ricadenti nella Direttiva 16 aprile 2014. Proprio al fine di garantire massima tutela sia produzioni agroalimentari sia, di conseguenza, della pubblica salute.
Fin qui la storia.
Cosa resta di quell’ evento, forse unico e irripetibile, in cui tutte le forze ambientaliste locali e nazionali hanno fatto corpo unico con la società civile costringendo il Parlamento a legiferare in merito?
Sicuramente resta la consapevolezza che l’unità di intenti “una sola voce” valgono di più di tante iniziative spesso autoreferenziali.
Quando ci si unisce con un unico obiettivo condiviso, i risultati sono tangibili. Anche se non risolutivi.
A memoria, era dai tempi dei moti calabresi di oltre 50anni fa (con tutte le differenze storiche e politiche dell’impervio confronto) che dal basso, una protesta, in questo caso pacifica e inclusiva, ha prodotto una Legge nazionale “bottom up”.
Resta anche la consapevolezza che la strada legislativa è fondamentale per situazioni così complicate ma da sola non basta.
Urge ora che le comunità locali, Regioni, Città metropolitane e Amministrazioni comunali pongano al centro dei loro mandati le azioni per la tutela e le buone pratiche di gestione degli scarti post produzione, che si realizzino gli impianti necessari a tale scopo (quelli più ecosostenibili e meno impattanti su territorio e salute collettiva), e si individuino da subito le priorità di intervento per le indifferibili bonifiche.
E lo Stato centrale, si riprenda in carico i SIR in SIN, e finanzi la loro messa in sicurezza.
Ed ancora si finanzino le comunità locali per l’incremento della vigilanza e la rimozione dei rifiuti pericolosi sparpagliati ovunque.
E tanto altro, purtroppo.
Ma partire dal punto che nulla può essere come prima.
E la consapevolezza collettiva di quello straordinario evento preservi un futuro non lontano in cui la prossima generazione sostituisca il triste acronimo #terradeifuochi con quello più confacente di #terrafelix.
E’ l’augurio sentito che ZeroWaste/RifiutiZero Italy, a memoria di quell’evento, rivolge a tutti i cittadini della Campania e a tutte le #terredeifuochi, sconosciute ai più, che insistono in Italia.
Franco Matrone ph. 3897891861
ZeroWaste/RifiutiZero Italy
ZERO WASTE CAMPANIA