NODO INTERMODALE COMPLESSO DI NAPOLI GARIBALDI-PORTA EST, GLI ORDINI DEGLI ARCHITETTI DELLA CAMPANIA CHIEDONO A DE LUCA UNA COMMISSIONE ALL’ALTEZZA PER IL CONCORSO DI PROGETTAZIONE.
Lettera firmata da Cecoro al Governatore: è il più importante concorso di architettura indetto negli ultimi anni in Italia, necessaria maggiore garanzia ed una sospensione temporanea per differenziare le giurie delle due fasi.
“Ill.mo Presidente, facendoci interpreti della preoccupazione e della perplessità dei moltissimi colleghi che, a vario titolo, associamo e rappresentiamo, le scriviamo relativamente alla nomina della commissione giudicatrice del concorso di progettazione a procedura aperta in due fasi per la realizzazione del ‘Nodo Intermodale Complesso di Napoli Garibaldi-Porta Est’ e la rigenerazione urbana delle aree ferroviarie, ivi compresa la progettazione dell’headquarter della Regione Campania” (Napoli Porta Est)”.
Si apre così la lettera-appello inviata in queste ore al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e per conoscenza all’Arus – Agenzia Regionale Universiadi per lo Sport, e firmata dal Cnappc-Consiglio Nazionale degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, e dagli ordini degli Architetti PPC delle province di Caserta, Napoli, Salerno, Avellino e Benevento, dall’Inarch-Istituto Nazionale di Architettura insieme all’Anai-Associazione Nazionale Architetti e Ingegneri Italiani.
Una presa di posizione netta e ferma che arriva a poche ore di distanza dalla selezione dei cinque gruppi passati in seconda fase al più importante concorso di architettura indetto negli ultimi anni in Italia. Gruppi, per i quali è previsto un compenso cadauno di 300mila euro, già scelti dalla commissione, ma che solo a breve si potranno sapere chi sono atteso che sul portale, al momento, sono riportati dei codici identificativi per la Regione ma non intellegibili per i partecipanti. E che, come previsto dalla procedura, resteranno anonimi nella seconda fase.
Ordini professionali, istituti di cultura, associazioni, uniti dall’interesse per la qualità dei progetti e delle trasformazioni urbane, “consapevoli del livello di avanzamento delle fasi del bando, chiedono alla Regione di revisionare le procedure in direzione di una ulteriore e ancora maggiore garanzia che, nell’interesse della collettività, può discendere da giudizi espressi anche da progettisti di riconosciuta esperienza e valore internazionale”.
In sostanza, una proposta operativa potrebbe essere quella di una sospensione temporanea per differenziare le giurie delle due fasi. Non sarà facile tornare indietro perché l’iter è avanzato e secondo gli esperti non ci sono criticità oggettive, ma il tema è prima di tutto culturale e di rilevanza nazionale.
“Se si lasciano correre questi episodi, difficile rafforzare la cultura del concorso, difficile poter contare su una reputazione che incoraggi la partecipazione internazionale, difficile sperare che i privati seguano l’esempio del pubblico. La questione si era già fatta sentire sulle bacheche social non appena il bando, a dicembre dello scorso anno, era stato pubblicato da parte dei giovani professionisti e di quelli napoletani in primis.
I rilievi erano chiari:
• Il tema (la trasformazione di 18 ettari urbani) e l’impegno economico hanno escluso il coinvolgimento dei professionisti locali che per entrare in campo si sono dovuti associare con studi e società più forti e con competenze dimostrate;
• In commissione un avvocato, due ingegneri e due architetti, tutti di nomina della Regione Campania. Senza alcun commissario esterno né di “chiara fama” come richiesto dalle caratteristiche del bando in oggetto.
Si tratta, per Napoli, di uno degli interventi tra i più importanti e costosi almeno dalla seconda metà del Novecento: una delle zone urbane più strategiche per l’intera mobilità dell’area metropolitana napoletana sarà notevolmente trasformata, anche e attraverso la necessaria ed attesa riqualificazione di un brano di città ad oggi intercluso e disconnesso, proponendo un modello di trasformazione urbana che risponda ai temi complessi della società contemporanea attraverso l’attuazione di innovative strategie di pianificazione”, scrivono gli architetti.
Al nuovo assetto infrastrutturale e trasportistico, alla riqualificazione edilizia e, più in generale, ad una poderosa rigenerazione urbana che prevede anche l’inserimento di una importante sede istituzionale, si affida il compito di ridisegnare il volto della città con un impegno di spesa che supera i 600 milioni di euro.
“Nella formulazione del bando – continua la lettera – tutto ciò è stato considerato e pertanto ai concorrenti sono stati richiesti elevatissimi requisiti professionali ed economici ed esperienze di progettazione di pari livello. È prassi consolidata che i grandi concorsi internazionali abbiano nella commissione giudicatrice personalità di primo piano per conferire prestigio e risonanza al concorso. Eludere questa prassi lascia perplessi.
La Regione Campania, prima in Italia, nel 2019 ha varato un’inedita ed esemplare “Legge per la promozione della qualità dell’architettura”, e da quattro anni promuove e finanzia ricerche, studi e pubblicazioni sull’architettura moderna e contemporanea nella regione. Con la discutibile formazione della commissione, pregiudica il risultato del progetto e appanna un credito culturale ampiamente meritato nell’ambito della promozione della qualità architettonica. Questo è motivo di preoccupazione”, si legge ancora nella missiva firmata da Cecoro.