NATALE? SÌ. GRAZIE!(don Franco Galeone)

 

* Natale è la festa più sentita dell’anno. Dicono i bambini che il Na¬tale non dovrebbe finire mai, perché uomini e cose appaiono diversi, come fasciati da un’indefinibile bontà; anche gli uomini logorati dal potere depongono le uniformi della vita professionale, dimenticano l’affanno quotidiano, e ritornano all’innocenza delle origini. Riscoprirsi capaci di innocenza aiuta l’igiene mentale individuale e collettiva. Nella vita di ogni uomo c’è stata un’infanzia, fatta di sorriso, di pianto, di piccole mani tese. Il Natale è questo invito a guardare con occhio semplice le meraviglie della vita e della natura perché dietro le stanchezze quotidiane, le assurdità, le sofferenze, la morte stessa, è possibile riscoprire il mi¬racolo permanente della vita che rinasce, dell’eterna clessidra che ritorna!
* Bisogna fare attenzione che la nostra idea del Natale non ci giochi brutti scherzi. Possiamo essere ingannati da due equivoci:
a) Primo equivoco: puntare sulle gioie, non sulla Gioia; questo è il caso in cui la parola Natale ha già subito una degradazione se¬mantica paurosa, un crollo verticale di significato, sino a diventare Bianco Natale, Magico Natale, Sacra Favola… Per molti significa ormai clientela, vacanza, regali, tredicesima, settimana bianca, gioco… Sono senza dubbio valori reali, da non sottovalutare, ma non sono valori ultimi e definitivi perché le piccole e poche gioie della vita restano appena un segno della Gioia che Dio vuole donare all’uomo.
b) Secondo equivoco: interpretare il Natale come commozione, più che come conversione: commuoversi significa donare tutto finché il cuore è intenerito, per poi tornare come prima nel proprio guscio che potrebbe essere quello di Caino: convertirsi, invece, vuol dire cambiare mentalità, con la grazia di Dio. Provate a radunare gli anziani attorno a un gruppo di bambini che cantano canzoncine di Natale. Non è commovente? Costruite un presepio con i nipotini. Non è toccante? Non STO dicendo che la commozione non sia buona; sostengo solo che commuoversi non basta!
* Qualcuno ha detto che i cristiani devono scegliere un’altra data per festeggiare il Natale, lasciando il 25 dicembre agli allegri festaioli. Natale ormai è diventato un cocktail per tutti i gusti, otte¬nuto mescolando figure cristiane con abeti, vetrine, cenoni, zampogne, Babbo Natale, compromesso tra un leggendario san Nicola e un Padre eterno secolarizzato che passeggia sulla slitta. È come se il cristiano e il pagano oggi facessero pace: sacro e profano si incontrano su una terra di nessuno, ma la tregua dura da Natale a Santo Stefano! Che cosa fare? Denunciare e annunciare!
> Denunciare questa suprema ipocri¬sia, questa abbuffata dei buoni sentimenti, questa sacrilega parata natalizia perché festeggiamo una persona, Cristo, nella quale non credia¬mo più; così scriveva un autore tra i più discussi del Novecento, Curzio Malaparte (1898-1957), il «maledetto toscano» ma anche lo scrittore religiosamente inquieto.
> Annunciare: il Natale significa due verità: la nascita del Figlio di Dio e la ri-nascita dell’uomo, di ogni uomo se lo vuole. Dostoevskij già nel 1871 scrive¬va: In Occidente hanno perduto Cristo, e per questo l’Occidente cade, esclusivamente per questo. Per nessun altro motivo! Cosa fare? Ho letto su una pubblicità: Metti un Cristo nel tuo Natale. Ecco, mettere Cristo nel nostro Natale. Provate a togliere Cristo dal presepio: subito tutto assurdo e insensato. Cristo è quell’1 messo davanti ai tanti zeri della nostra vita, che – grazie a Lui – diventano un valore.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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