Napoli : 98° anniversario dell’inizio del Genocidio degli Armeni

 

Da 28 anni l’Associazione Internazionale Regina Elena, in Italia ed in altri Paesi, è molto impegnata a favore del riconoscimento del primo genocidio del XX secolo, quello che colpì il popolo armeno dal 1915. Dietro sua richiesta, numerosi comuni e province hanno riconosciuto formalmente quella tragedia, ancora negata dalla Turchia.

Il Sodalizio benefico internazionale ed il Gruppo Armeni di Napoli, con il patrocinio dell’Ambasciata d’Armenia in Italia, della Regione Campania, della Provincia e della Città di Napoli, hanno organizzato il 24 aprile il loro annuale Atto di commemorazione, nella giornata dedicata al ricordo del Genocidio Armeno, con una S. Messa in suffragio di tutte le vittime nella chiesa di S. Caterina a Chiaia.

Durante il Sacro Rito è stato letto il messaggio dell’Ambasciatore d’Armenia in Italia, S.E. Dott. Sargis Ghazaryan.

A nome dell’Associazione Internazionale Regina Elena Onlus, l’Uff. Rodolfo Armenio ha commemorato così la giornata:

 

“Reverendo Padre,

Autorità,

Signore e Signori,

Ringrazio per il loro patrocinio l’Ambasciata d’Armenia in Italia, la Regione Campania, la Provincia e la Città di Napoli, l’Istituto della Reale Casa di Savoia (IRCS) e Tricolore, associazione culturale.

Oggi, l’intera umanità civile commemora l’inizio del primo Genocidio del XX secolo.

I crimini contro l’umanità non hanno limiti nel tempo per riconoscerli e condannarli.

Quindi è importante che in ogni Stato, in ogni luogo venga onorata la memoria delle vittime innocenti.

In questo spirito, dalla sua fondazione nel 1985, in numerose paesi l’Associazione Internazionale Regina Elena è sempre a fianco del popolo armeno e commemora questo genocidio accaduto sin dal lontano anno 1915, che ha visto il popolo armeno perseguitato e miseramente decimato.

Una data importante per tutti è stato il 2000, l’anno in cui Istituzioni come la nostra Camera dei Deputati, lo Stato della Città del Vaticano ed il Parlamento italiano hanno riconosciuto il genocidio del popolo armeno.

Non basta, comunque, fermarsi alle commemorazioni: è necessario contrastare tutti quelli che, ancor oggi, vogliono nascondere o negare lo sterminio di milioni di persone. E’ indispensabile una maggiore responsabilizzazione e necessaria una continua azione di informazione su ciò che accadde per rendere giustizia a quanti persero la vita ed a tutti coloro che, seppur più fortunati perché riusciti a sfuggire alla morte, furono costretti ad abbandonare la propria casa e il proprio paese.

In Italia le principali comunità armene risiedono a Milano, Roma, Torino e Venezia, dove ha sede il monastero della Congregazione Melchitarista sull’isola di San Lazzaro, beneficato dalla Regina Margherita e da Re Umberto II.

Un pensiero particolare va a Hrant Dink, giornalista e scrittore turco d’origine armena, assassinato ad Istanbul, davanti alla sede del suo giornale.

Numerosi messaggi sono pervenuti, in particolare quello del Capo di Casa Savoia, S.A.R. il Principe di Napoli Vittorio Emanuele. e del Sen. Mario Mauro.

E’ seguita la deposizione di una corona d’alloro al Monumento di Piazza dei Martiri.

Durante il corteo, è stato distribuito materiale informativo sul primo genocidio del ‘900.

Sono passati 98 anni da quel lontano 24 aprile 1915, quando ebbe inizio la prima grande operazione di annientamento di un popolo, che la sottocommissione dei diritti dell’uomo dell’ONU aveva definito nel 1973 “il primo genocidio del XX secolo”.

Gli anni passano, ma le ferite e rimangono ancora aperte, anche in coloro che vivono la diaspora; quella diaspora armena che ha coperto tutti i continenti. Il loro doloroso passato ha unito armeni dai più lontani luoghi del globo. Il cuore di ogni armeno ha ovviamente un legame speciale con l’Armenia, la terra dei padri e dei nonni che molti non hanno conosciuto. Terra di dolore, ma anche di cultura e tradizioni. Tradizioni che hanno permesso agli armeni di sopravvivere, di mantenere ciò che erano stati nonostante il dolore delle innumerevoli perdite. Il genocidio armeno ha significato la perdita di un patrimonio umano e sociale impossibile da quantificare.

Non dimenticare fa sì che non si sia più attori nella zona grigia, di quella zona abitata da chi pianificò e  realizzò il genocidio e che aveva la sola preoccupazione di coprire la verità:  si può dire che la negazione del genocidio andò di pari passo con la sua esecuzione. Con il chiaro fine di negare la premeditazione del massacro, si cercò di giustificare gli ordini di deportazione sfruttando l’opportunità della prima guerra mondiale. Il negazionismo dell’epoca ha inquinato anche i nostri tempi, ma per fortuna l’opinione pubblica, i governi, i diplomatici stanno prendendo coscienza del fatto che è sempre meno possibile negare.

Armenio Rodolfo

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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