MOZZARELLA CASERTANA: UN PRIMATO DA RICONQUISTARE

 

di Raffaele CARDILLO

 

2014-03-07 003

 

 

Non ci associamo al coro di protesta da parte dei politici e non che, lamentano l’omissione della nostra zona di produzione di mozzarella da parte del circuito Obikà, privilegiando quelle provenienti dalla piana del Sele e dall’agro Pontino.

Il nostro non è andare controcorrente, il voler essere il bastian contrario ad ogni costo e, quindi subire le ire dell’opinione dominante.

Cercheremo, nel nostro piccolo, di fornire argomentazioni esaustive e, possibilmente dirimenti, di un fatto di cronaca che indubbiamente ha acceso gli animi, innescando legittimi risentimenti, pur tuttavia, riteniamo che, lasciarsi prendere dall’ira, diventi innaturale, mentre usando l’arte nobile della diplomazia e della persuasione, ogni ostacolo può essere rimosso e l’obiettivo diventa raggiungibile.

Prescindendo da motivazioni sacrosante, quali quelle che possono essere ascritte alle contaminazioni ambientali, pubblicizzate a dismisura dai media e, che hanno fatto prendere le debite distanze da parte dei consumatori, col preferire una zona anziché un’altra, allo scopo di tutelare quel bene prezioso che è la salute fisica, ci fa specie la levata di scudi della politica che è sempre pronta a scatenarsi e a cavalcare la protesta, subito dopo che l’evento si è verificato.

A questo punto è d’obbligo la domanda: cosa hanno fatto lorsignori per evitare che la tragica vicenda s’incancrenisse e deflagrasse con i risvolti perniciosi cui assistiamo ormai impotenti e impossibilitati a trovare una via d’uscita?

Ecco il fiorire di tavole rotonde che i soloni di turno propongono, risvegliandosi dal loro torpore istituzionale e tra uno sbadiglio e un altro, lanciano i loro roboanti proclami per scuotere le coscienze ormai assopite e anestetizzate dal grigiore generale.

Panem et circenses detto attribuito al poeta latino Giovenale che tradotto vuole significare: due sole cose desidera il popolo ovvero il pane e i giochi circensi intesi anche come spettacoli, una sorta di oppiaceo che distolga il cittadino dai problemi reali che assillano la comunità.

Siamo ricorsi a questa immagine allegorica, per evidenziare il metro decisionale del nostro establishment, tutto rivolto a spettacolari manifestazioni d’intrattenimento, accantonando le problematiche reali che andrebbero opportunamente approfondite.

Inutile dire che siamo profondamente addolorati per questa esclusione del nostro prodotto principe dal circuito Obikà, un autentico schiaffo al nostro territorio, peraltro già compromesso e vituperato da endemici fatti criminali.

Possiamo, a questo punto, auspicare in un ravvedimento della nostra classe politica che finalmente esca da quell’impasse mortificante e, attui quella serie di misure innovative atte a far ripartire la locomotiva economica del circondario e, che sia ristabilito il ruolo primigenio della nostra eccellenza gastronomica tra le varie realtà concorrenti, sgombrando il campo da ombre mistificanti che ne minano l’attendibilità.

Riteniamo, inoltre, invocare il coinvolgimento della società civile che, si faccia anch’essa carico di questo enorme fardello e dia il proprio contributo d’idee e di azione, mettendo da parte stupidi egoismi e interessi di facciata: la partita in gioco è troppo importante e bisogna necessariamente giocarla e vincerla, soprattutto, per il futuro delle nuove generazioni.

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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