Per decenni a livello storiografico ed istituzionale il contributo delle donne alla Resistenza non è stato mai adeguatamente riconosciuto, rimanendo relegato ad un ruolo secondario, che scontava “di fatto” una visione in cui anche la Lotta di Liberazione veniva “declinata” al «maschile». I dati ufficiali della partecipazione femminile alla Resistenza hanno scontato inoltre criteri di riconoscimento e di premiazioni puramente militari, non prendendo in considerazione i “modi diversi”, ma non per questo meno importanti, con cui le donne parteciparono ad essa. Per questi motivi si parla di Resistenza taciuta. Al contrario, Il numero di donne che contribuì alla Resistenza Italiana, secondo alcune fonti, fu molto elevato. Il loro supporto cominciò fin dagli inizi della lotta partigiana, fino all’aprile del 1945, quando vi fu la liberazione dell’Italia dai nazisti, come si può evincere da alcuni studi e ricerche, a partire dal volume di Benedetta Tobagi, che riportiamo di seguito: 35.000 donne partigiane combattenti; 20.000 donne con funzioni di supporto; 70.000 donne organizzate nei Gruppi di difesa della donna; 4.500 arrestate, torturate e condannate dai tribunali fascisti; 2.750 deportate in Germania nei lager nazisti; 623 fucilate o cadute in combattimento; 512 commissarie di guerra; 19 medaglie d’oro; 18 medaglie d’argento. Se facciamo riferimento alla nostra provincia ed alla Campania il dato non cambia, come viene evidenziato nel bel Libro. Fosca Pizzaroni, Partigiane. Documenti sulle donne della Resistenza in Provincia di Caserta, La Valle del Tempo, 2023. Infatti si contano ben totale 96 donne partigiane, vittime di violenze nazifasciste nelle varie stragi. Come si legge nella nota di presentazione del volume, nell’autunno del 1943 il casertano subì stragi e fece Resistenza per opporsi all’occupazione nazifascista. Molte furono le donne nate o residenti in questa provincia, l’antica Terra di Lavoro, vittime di eccidi e fucilazioni, molte furono quelle che aderirono alla lotta di Liberazione, operando anche in altre regioni. Per riscoprirne la memoria sono stati rintracciati i loro nomi attraverso le carte del ministero della Difesa, nell’ufficio per il servizio riconoscimento qualifiche e per le ricompense ai partigiani, conservate presso l’Archivio Centrale dello Stato. E tutte le combattenti vollero veder riconosciuta la loro partecipazione, non accontentandosi della qualifica di “patriota”: una sorta di disobbedienza civile ante litteram, che le vide in massa far “ricorso” e richiedere il grado di “partigiana combattente”. Poi, fu silenzio. Nel suo volume “Partigiane !”, Fosca Pizzaroni ha fatto emergere il notevole contributo fornito dalle donne nella lotta antifascista e nella resistenza anche in Terra di Lavoro. Grazie ad un accurato lavoro di ricerca negli archivi a livello nazionale sono stati riportati alla luce tanti documenti sulle donne partigiane, massacrate e vittime della violenza nazifascista. Con le sue testimonianze l’autrice (che è archivista di professione e docente universitaria di storia) ha contribuito in modo efficace a dimostrare che anche nel Sud, in Campania e nella nostra provincia vi fu una notevole partecipazione nella guerra di liberazione dal dominio fascista. Dai suoi scritti viene superato anche un pregiudizio che a lungo aveva prevalso nelle ricerche storiche, secondo cui tali lotte si erano sviluppate solo nelle aree del centro nord del paese. In questo modo Pizzaroni si colloca nella scia di altri studiosi di storia locale, che hanno fatto chiarezza su questo punto: a partire da Corrdo Graziadei e Peppino Capobianco, fino a Guido D’Agostino e Felicio Corvese. In particolare nella sua introduzione Gianni Cerchia sottolinea: “Riportare alla luce il sacrificio di quelle donne dimenticate non ha soltanto un’accezione strettamente scientifica …. Non di meno la principale importanza di questo lavoro è di carattere politico in quanto influisce in maniera significativa sulla rielaborazione della memoria repubblicana e, di conseguenza, sul perimetro dei nostri valori condivisi.. Una ulteriore conferma del fatto che il patrimonio di liberazione nazionale e i suoi valori non sono e non potranno mai essere solo di una parte politica, tanto meno di un genere sessuale, poiché incarnano tutte le parti che sono a presidio della nostra Costituzione”. Con le sue narrazioni e documentazioni l’autrice fa emergere con nettezza il ruolo fondamentale delle donne protagoniste nelle battaglie degli anni quaranta (ed anche in precedenza, basta ricordare la figura di Maria Lombardi nel sessano), che ci portarono alla riconquista della democrazia. Dai dati raccolti e dalle testimonianza molto ricche emerge che un centinaio di donne a vario titolo parteciparono ai moti della resistenza, spesso pagando con la vita. Nella maggior parte si tratta di giovani, che spesso furono vittime di torture e di sofferenze terribili. Esse vengono riportate nei vari capitoli del libro con le loro storie, anche con apposite schede molto dettagliate e riepilogative: si tratta di 41 partigiane cadute per le lotte di liberazione; 32 partigiane combattenti; 17 patriote e 6 donne non riconosciute. E’ interessante anche approfondire la provenienza e le aree in cui hanno operato queste donne. In particolare spicca l’area di Capua: qui se ne contano ben 18, a testimonianza del notevole contributo di questa città nelle lotte antifasciste (tra cui risaltano le figure di Margherita Troili e d Edelweiss Iannone); 8 presenze di Caizzo(di cui alcune di Piana di M.na); Caserta città (con San Clemente ed con altre borgate); S. Maria Cv con 6 donne ed Alvignano con 5. Poi seguono altri 30 comuni della provincia, a cui si aggiungono altre 5 donne provenienti da altre città (Napoli, Cagliari, Praia a Mare e qualcuna rimasta ignota). Per ricordare questi dati come Piazze del Sapere – in collaborazione con ANPI Provinciale – abbiamo deciso di organizzare un incontro alla vigilia del 25 aprile (di cui quest’anno decorre l’ottantesimo), che terremo mercoledì 23-04 ore 17 nella libreria Giunti di Caserta.
· Pasquale Iorio, Le Piazze del Sapere Caserta, 23 aprile 2025
Mattia Branco
Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".