“LA STORIA DI UN DIVERSO. IL GOBBO DI NOTRE DAME”
di Maddalena Della ValleÂ
Un altro progetto scolastico portato a termine in maniera brillante dagli alunni delle classi terze della Scuola Secondaria di I Grado della “Ugo Foscolo” di Cancello ed Arnone (CE), grazie all’impegno dei docenti tutti e al supporto della D.S. Prof.ssa Maria Martucci, che offre di ampliare l’offerta formativa con manifestazioni ed eventi aperti al territorio.
“Il gobbo di Notre Dame”, storia di un’emancipazione sociale attraverso l’amicizia.
Sono stato rivisitati il romanzo di Victor Hugo, Notre-Dame de Paris pubblicato nel 1831 e “Il gobbo di Notre Dame” della Disney del 1999, raccontando la Storia di Parigi del XV secolo attraverso gli occhi di Quasimodo ed Esmeralda.
Non riporterò la trama della storia: la conosciamo tutti; mi piace, invece, mettere in luce le importanti tematiche scelte dai docenti, tematiche fortemente attuali: l’emarginazione, l’ingiustizia sociale, la crudeltà , la mostruosità e l’amore, l’emancipazione sociale.
L’amore, che diventa progressivamente amicizia, sprigiona la carica di vita e la forza, il coraggio di affrontare la gente e i pericoli, di superare la paura del mondo di Quasimodo. Esmeralda viene continuamente salvata, curata dal gobbo, quell’interiorità preziosa e incontaminata, rinchiusa in un corpo definito mostruoso dal dominio e dall’invidia del cattivo Frollo.
È la mostruosità la caratteristica in cui la cattiveria umana etichetta ed avvolge completamente Quasimodo; una mostruosità che se parte dal dato visivo, fisico, finisce per permeare di sé tutta la persona, dentro e fuori, sino a farne un’“immagine del malignoâ€: «cattivo», «brutto», «animale», «diavolo», che diventa simbolo di orrore.
Ma “chi può stabilire un mostro cos’è?” e chi è il vero mostro in questa storia?
La risposta é nel messaggio dell’Opera: “Il gobbo di Notre Dame”: un musical che ribalta l’idea di mostruosità , civilizzando la coscienza storica e portando all’emancipazione della bellezza interiore e della diversità , dell’amicizia come valore che alimenta la stima in se stessi, a volte, più dell’amore.Â