La multinazionale Whirlpool chiude e licenzia tutto il personale di Napoli
La multinazionale Whirlpool
chiude e licenzia
tutto il personale di Napoli –
 La reazione dei lavoratori
“Un gesto vile!†Così Antonio Accurso, Segretario Generale Aggiunto della UIL Campania,  ha  commentato  la  decisione  di  procedere  all’invio  delle  lettere  di licenziamento a tutti i 350 lavoratori dell’Azienda Whirpool di Napoli. A dire il vero, già il 30 maggio 2019 l’Amministratore Delegato Dott. La Morgia aveva annunciato l’intenzione  della  multinazionale  di  chiudere   il  polo  industriale  adducendo  come motivazione che erano cambiate le strategie di mercato. Una frase che dice tanto e non dice nulla. Il Dott. La Morgia ha poi precisato che erano venute a mancare le commesse ma gli addetti all’Amministrazione giuravano che le commesse c’erano ed erano tantissime. E’ evidente che qualcosa non quadra. Proviamo a scoprire comestanno le cose. Secondo  la  nostra  indagine,  la  vicenda  sorge  nel  2014  quando  la  Whirpool  Co. Acquisisce la Indesit e fonde due gruppi presenti in Italia con stabilimenti che si trovano inevitabilmente ad avere sovrapposizioni produttive. Avviene così che nel 2015  i  dirigenti  della  multinazionale  statunitense  decidono  la  chiusura  dello stabilimento di Caserta, quale sito di produzione di frigoriferi, e, dopo lunga e asprabattaglia sindacale, la trasformazione del medesimo in impianto di logistica per la realizzazione di accessori e ricambi in tutta la Regione Europa, Medio Oriente e Africa  (EMEA).  La  Whirpool  peraltro,  nell’impegno  raggiunto,  si  impegna  a potenziare  lo  stabilimento  di  Napoli  programmando  anche  l’assorbimento  di  un centinaio  di  lavoratori,  presi  dall’ex  sito  di  Caserta,  allo  scopo  di  garantire  uninsediamento produttivo in ogni Regione. Su queste basi, nell’ottobre del 2018, d’intesa con i Sindacati ed i Rappresentanti del Governo italiano, la Whirpool EMEA firma un accordo, nel Piano Italia, che prevede 250 milioni di euro di investimenti, di cui 18 milioni per ricerca e sviluppo, su Napoli e lo spostamento in questo sito delle lavatrici alto di gamma, così da garantire i volumi  necessari  a  rendere  efficiente  questa  scelta  che  avrebbe  consentito  la produzione di 600.000 lavatrici l’anno. Il Governo italiano, da parte sua, si impegna a versare adeguati incentivi ed a contribuire con ammortizzatori sociali. La multinazionale statunitense però non rispetta gli accordi presi e sottoscritti. Gli investimenti concordati non vengono effettuati; la produzione delle lavatrici di nuova generazione, secondo fonti sindacali, viene spostata in Oklahoma e in Cina e, pochi mesi  dopo  la  firma  dell’intesa,  con  una  decisione  unilaterale,   incomprensibile  ed inaccettabile, comunica la propria decisione di voler disdire gli accordi e quindi di voler  chiudere  lo  stabilimento  di  Napoli.  Come  prevedibile,  i  lavoratori  dello stabilimento  si  ribellano  e  danno  vita  ad  una  serie  di  forti  manifestazioni  che coinvolgono tutta la città .Nel  giro  di  un  mese,  Manager  della  Whirpool  inviano  un  comunicato  in  cui annunciano la decisione di vendere lo stabilimento partenopeo, entro ottobre, alla PRS, società che avrebbe un prodotto innovativo per la refrigerazione dei Containers. I lavoratori non accettano ed i Sindacati oppongono un netto rifiuto alla proposta. Ottima decisione perché la PRS, a tutt’oggi, non ha mai prodotto nulla, in nessun luogo.
Frattanto, in tutto il mondo, scoppia la pandemia. La Sars Covid blocca quasi tutto il Paese  e  così  si  arriva  agli  ultimi  giorni.  I  Rappresentanti  sindacali,  convocati  al Ministero per lo Sviluppo Economico, vengono messi a conoscenza dell’invito che il Vice Ministro Alessandra Todde, ha rivolto all’Azienda di utilizzare le 13 settimane di Cassa Integrazione Covid, a costo zero, per accompagnare il percorso di confronto con le organizzazioni sindacali nella ricerca di una soluzione industriale. I dirigenti Whirpool, con molta arroganza, non solo non accettano ma rispondono di volersi confrontare solo nei 75 giorni legati alla procedura di licenziamento.  I  dipendenti  dell’Azienda  però  non  rimangono  passivamente  ad  attendere  che avvenga un qualche miracolo, hanno delle famiglie da sfamare e quindi scendono in piazza decisi “a vendere cara la pelleâ€. Uniti e compatti, da circa un paio di anni, promuovono decine e decine di manifestazioni di protesta: vari sit-in di protesta, agitazioni  davanti  al  palazzo  della  Regione  Campania  e  di  fronte  al  Consolato americano. Cortei nelle principali arterie cittadine, blocco di autostrade, ferrovie ed aeroporti. Non c’è settimana che giornali e TV non debbano parlare della questione. Recentemente il Premier Mario Draghi, in un incontro con i Rappresentanti sindacali che lo hanno raggiunto mentre era in visita al carcere di S. Maria Capua Vetere, ha promesso che non lascerà soli i lavoratori della Whirpool EMEA ma che tratterà con i dirigenti  della  Multinazionale  statunitense  per  garantire  a  tutto  il  personale  una soluzione di alto livello. I Sindacati hanno ascoltato attentamente le parole del Pemier ma  hanno  ritenuto  opportuno  ribadire  la  necessità   e  l’urgenza  di  far  ritirare  i licenziamenti, aggiungendo che ogni possibile soluzione deve partire dagli accordi e che  tutti  i  lavoratori  che  devono  essere  coinvolti  in  un  unico  progetto,  uguale  o migliore  di  quello  presentato  dalla  Whirpool  EMEA.  Hanno  inoltre  sottolineato, specialmente tenendo conto dell’atteggiamento assunto dalla Multinazionale, che non è assolutamente giusto lasciare la Whirpool libera di non pagare alcun prezzo. Il Premier ne ha convenuto ed ha risposto che saranno stabilite delle normative per le Aziende  che  vengono  ad  investire  in  Italia,  usufruendo  degli  incentivi  statali.  I Sindacati, a loro volta, hanno fatto presente la necessità di stabilire tali normative prima dello scadere dei 75 giorni. I  Rappresentanti  delle  varie  sigle  sindacali,  pur  prendendo  atto,  con  vivo apprezzamento, della disponibilità del Presidente del Consiglio dei Ministri, hanno deciso  di  comune  accordo  di  non  sospendere  le  dimostrazioni  fino  a  quando  la vertenza non sarà risolta.
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