IL TEMPO DELLE SCELTE

C O M U N I C A T O     S T A M P A

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Nel nostro paese e, più in generale nel mondo, si registra da molto tempo un costante ed accelerato processo di arretramento delle conquiste democratiche ed il metodico smantellamento del modello – particolarmente riuscito in Europa – di welfare e di condivisione delle scelte fra le parti sociali.

Questa tendenza, che ha già provocato disastri sociali e disagio umano senza peraltro avere conseguito positivi risultati in termini di sviluppo economico, è stata sorretta da un “pensiero unico” che ha contrabbandato un liberismo sfrenato e privo di regole come unico strumento utile alla crescita ed al benessere generale, relegando la politica ed i politici al ruolo di materiali esecutori di scelte operate da pochi e ristretti circoli di detentori del potere economico-finanziario e quindi privando, di fatto, la gente di qualsiasi possibilità di partecipazione.

Ove fosse necessaria la controprova della direzione di questi processi, guidati da pochi nell’interesse di pochi, basterà riflettere che, pur in presenza di ripetute e conclamate crisi economiche, il livello di diseguaglianza economica – in assenza da decenni di qualsiasi forma di redistribuzione del reddito –  si è accentuato tanto da raggiungere livelli scandalosi anche sul piano semplicemente morale  tra chi diviene sempre più povero e contemporaneamente privato di rappresentanza politica e chi vede aumentare sempre più la propria ricchezza decidendo anche per gli altri, abbandonandosi talvolta in improbabili lezioni di efficienza e rinnovate richieste (rivolte sempre alla gente comune) di sacrifici.

Nella nostra Italia tale processo è esasperato da una direzione del paese che si è nel tempo caratterizzata per un livello di incompetenza, scarsa progettualità e ricorrenti conflitti di interesse del tutto singolare rispetto alle altre nazioni. La manovra finanziaria che in questi giorni affronta l’esame della Camere è la prova più evidente di questa inadeguatezza. Il livello di irresponsabilità, rissosità interna e superficialità è tale da stupire quotidianamente i grandi organi di stampa internazionali che registrano come ormai l’attuale Governo sia un pericolo non solo per l’Italia ma per l’intera area dell’euro.

Tuttavia, al di là del deficit politico-amministrativo mostrato in questi giorni, l’aspetto più preoccupante della manovra è l’emergere di una filosofia generale di approccio ai grandi problemi della nostra società che è basata su di una sostanziale iniquità sociale, sulla profonda indifferenza di una compagine politica che ancora una volta scarica sui lavoratori, sui giovani, sui precari, in una parola sulle fasce deboli, i costi e gli errori di una economia e di una politica (troppo spesse in cordiale colloquio) incapace ed egoista. A nulla sono valsi i moniti e gli appelli che non solo dalle opposizioni o dal Sindacato ma anche dalla Chiesa e dalla cultura  sono stati rivolti nel tempo contro una società dominata non più dalla giustizia e dalla solidarietà ma dal profitto.

La verità è che certe scelte, un certo modo di intendere la cosa pubblica ed i rapporti tra le parti sociali sono sorretti anche da una visione squisitamente ideologica che vede nel mondo del lavoro non il naturale interlocutore ma un mondo da indebolire e dominare e considera le conquiste democratiche incomprensibili ed obsoleti intoppi per i manovratori. La pregiudiziale ideologica emerge netta nel surrettizio attacco portato avanti in una “finanziaria” (?) allo Statuto dei Lavoratori, sfiora il ridicolo nell’intenzione  (coltivata da tempo) di cancellare dalla memoria  degli  Italiani   le  solennità  civili  che   ricordano  col  25 aprile, 1° maggio e 2 giugno il riscatto del nostro paese.

 E’ giunto così, in presenza di una politica forse oggi moralmente e culturalmente troppo debole per fronteggiare questa deriva autoritaria, il momento per ogni cittadino di operare una scelta tra la Repubblica che, tra luci ed ombre, ci ha assicurato una lunga stagione democratica ed un discreto livello di coesione e giustizia sociale e questa prospettiva inquietante di una democrazia solo formale ma svuotata di ogni concreto contenuto .                                              

E’ per questo che riteniamo, senza se e senza ma, giusto schierarsi il 6 settembre al fianco della CGIL contro una manovra inefficiente ed iniqua, con l’augurio che lo sciopero nazionale rappresenti uno straordinario momento di partecipazione democratica  – soprattutto dei giovani studenti e lavoratori come sta avvenendo in tutti gli altri paesi – ed una occasione per una rinnovata unità sindacale. 

Caserta 2 settembre 2011

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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