Il Punto riflessivo di don Franco Galeone, salesiano!“Tra odio e amore”

Esercito, Bersagliera dell'8 Reggimento di Caserta mentre distribuisce regali nel giorno dell'Epifania nel centro di accoglienza3

Esercito, Bersagliera dell’8 Reggimento di Caserta mentre distribuisce regali nel giorno dell’Epifania nel centro di accoglienza3

Gli psicologi hanno dimostrato l’importanza capitale degli avvenimenti della prima infanzia. Le nevrosi degli adulti ri­sultano da choc subiti generalmente nei primi 5 anni di vita. Tutte le prove mal sopportate, rimosse ma attive, pesano sull’adulto. La maggior parte dei genitori non conosce le terribili difficoltà che deve su­perare un bambino. Se si conoscessero, nessuno di noi vorrebbe ricominciare la vita.

 

Immaginiamo la sofferenza del nascere. Essa deve essere esattamen­te l’esperienza della morte: essere espulsi da uno stato beato e passivo a cui il bimbo si era adattato perfettamente, in cui tutte le funzioni si esplicavano nel modo più comodo, e precipitare in un mondo freddo, rozzo, sconosciuto, che esige l’uso di tutte le nostre forze per sopravvivere. Chi non lo scuserà se per tutta la vita reagirà soltanto e solamente con la rivolta, la paura, il furore, il rifiuto e la disperata ricerca di questo asilo materno, di questo paradiso perduto, di cui conserva una struggente nostalgia?

 

E non si nasce una sola volta! Lo svezzamento, la pubertà, l’adolescen­za, la morte sono “nascite” progressive. Per tutta la vita ci sentiremo divisi da due sollecitazioni: la prima rappresentata dal fascino dell’avvenire e dal gusto dell’indipendenza; la seconda costituita dal rimpianto del passato, dal ricordo dei piaceri sicuri della passività e della sottomissione, dal richiamo all’evasione verso il parassi­tismo dello stato intrauterino.

 

Altre prove, tuttavia, aspettano i nostri bambini. Per esempio, la nascita di un fratellino. Mettetevi con l’immaginazione, se potete, nella mentalità di un bambino che fino a quel momento è stato il centro della vita familiare, la fierezza della mamma, l’oggetto dell’attenzione e dell’ammirazione di tutti. Ed ecco che ora si parla di un possibile rivale: “Mamma avrà un altro bambino”. Ogni secondogenito ripete la storia di Esaù e Giacobbe. Non dobbiamo stupirci se il primo prova tristezza, gelosia, rancore o se osa manifestare disprezzo: sono tutti fenomeni normali. Il peggio è se lo rimproveriamo, lo puniamo, lo amiamo di meno.

 

Immaginate anche il dramma del primo castigo. La mamma, per il bambino, è la persona a cui egli tiene di più. Alla rabbia che il bambino sente nei confronti della mamma, si unisce anche la paura di restarne separato. Egli naturalmente non può ancora capire che la mamma lo ama ugualmente comportandosi così, castigandolo, e che agisce in questo modo per il suo bene. Allora, l’universo si spezza per lui che finisce per entrare in un mondo temibile, un mondo in cui non si è più sicuri di niente. Amore, odio, paura … come uscirà il bambino dal conflitto di questi tre sentimenti? Il tatto delle mamme può attenuare simili crisi, ma chi potrà vantarsi di poterle evitare completamente?

 

 

 

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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