GRAZZANISE: TORNA IN SCENA IL 29 AGOSTO LA TRAGEDIA DI SAN GIOVANNI IL BATTISTA

GRAZZANISE TRAGEDIA DI SAN GIOVANNI L'immagine della locandinaDon Giuseppe Lauritano, l'autore

Dopo 23 anni dall’ultima rappresentazione dell’emozionante testo di don Giuseppe Lauritano

 

                      I personaggi di Erodiade e Salomè con le stesse interpreti del 1995. Regia di Antonio Nardelli

 

     GRAZZANISE (Raffaele Raimondo) – Oggi, mercoledì 29 agosto – alle ore 21,30 – sul sagrato della “chiesa madre”, torna in scena la Tragedia di San Giovanni, dopo ben ventitré anni dall’ultima rappresentazione. L’evento artistico-religioso, inserito nel programma dei festeggiamenti dedicati, in quest’anno 2018, al Precursore di Gesù e Santo Protettore di Grazzanise, è molto atteso dalla popolazione e viene a rinnovarsi proprio nel giorno in cui la Chiesa cattolica celebra il Martirio del Battista. Il parroco don Giovanni Corcione, presidente del Comitato, ha sostenuto con grande fervore l’intenzione di riproporre l’allestimento ed egli stesso ha perfino accettato di recitare una parte dell’emozionante testo scritto dal suo predecessore, don Giuseppe Lauritano, che trasse sicura ispirazione dal Vangelo (Mt 14,1-12 e Mc 6,14-29) e forse dall’Erodiade di Silvio Pellico (rappresentata la prima volta nel 1883). Un’altra particolarità degna di nota sta nel felice ritorno di due brave attrici già presenti nel cast del 1995 con le medesime vesti di Erodiade e Salomè. La regia è firmata da Antonio Nardelli, fondatore ed “anima” del Teatro delle Folli Idee.

Don Giovanni Corcione, l'interpreteGRAZZANISE Il ballo di Salomè durante una prova

    L’Erodiade in cinque atti di Pellico prevede sette personaggi principali: Giovanni Battista; Erode re di Galilea; Sefora, sua sposa, figlia d’Areta, re degli Arabi; Erodiade, rapita da Erode al di lui fratello Filippo e figlia d’Aristobulo, sommo sacerdote, l’ultimo dei Maccabei, ucciso dal padre d’Erode; una figlia di Erodiade di dieci o dodici anni; Anna, confidente di Erodiade; un messo del re Areta. Sul palco, inoltre, gruppi di vergini, giovani guerrieri e guardie.

     Nel copione di don Lauritano sono invece nove i protagonisti (accanto ai quali riportiamo gli interpreti dell’ormai imminente “sacra rappresentazione”): Erode (don Giovanni Corcione), Erodiade (Lucia Giovanna Raimondo), San Giovanni (Alessandro Nardelli), Sefora (Rossana Cantiello), Anna (Rosalia Raimondo), Salomè (Marilena Raimondo), Gesù (Carlo Abbate), messo (Tommaso D’Abrosca), guardia (Bartolo Romanazzi).

     L’ampia “coralità” è certamente un tratto distintivo dell’adattamento lauritaneo: infatti agli spettatori appare, nelle varie scene, una moltitudine di comparse: angeli, centurioni, ballerine…

     Della candida schiera angelica fanno parte Francesco Romanazzi, Cristian Tirino, Rossana Massimo, Giada Raimondo, Sara Russo, Martina Villano, Laura Papa, Alice Villano, Giorgia Raimondo, Filomena Di Stasio, Greta Raimondo, Carmen Massimo, Marina Irregolare, Claudio D’Abrosca ed Alessia Raimondo.

Numerosi anche  i centurioni che affiancano Bartolo Romanazzi: Antonio Parente, Antonio Zampone, Carmine Diamante, Francesco Carlino, Gaetano Mirra, Nicola Venosa, Gaetano Palumbo, Luigi Di Stasio ed Antonio Fabio Zampone.

Fra gli episodi più importanti s’innalzano il “Battesimo di Gesù” (che vede in scena Antonio Balletta, Elodia Zito, Antonio Gravante, Antonio Sciorio e Domenico Di Stasio) e la “Festa di Erode” (per la quale si mobilitano Lucia Amendola, Katia Raimondo, Maria Florio, Anna Giusti, Raffaele Amendola, Carmen Raimondo,  Cleofe Gaudiano, Bianca Blanco, Antonio Gravante, Domenico Di Stasio, Michele Della Cioppa, Alfredo Massimo, Paola Raimondo, Elodia Zito e Gloria Raimondo).

E in quella “Festa” fatale campeggia il suadente “Ballo di Salomè” che trova ulteriore amplificazione nella performance coreutica delle allieve della scuola di ballo Smile Dancing di Anna Esposito. Danzano Flavia Verrillo, Stefania Gravante, Caterina Natale, Giuseppina Gravante, Bianca Parente, Erika De Lucia, Orsola Caianiello, Marika Ostinato e Giulia Amendola.

Una messa in scena così variegata si avvale di un più che efficiente staff tecnico-artistico: Antonio Balletta (musiche); Anna Esposito (coreografie); Carmine Santonicola (audio e luci); Franca Pezzulo (costumi originali); Antonietta Abbate e Filomena Petrella – che ha impegnato la sua collaborazione anche dedicandosi ai dolcissimi angioletti che appaiono nell’esaltante scena del “Trionfo” –  (costumi comparse); Rosalia Raimondo (trucco); Alfonsina Cacciapuoti (acconciature); Lavinia Verrengia e Miriana Russo (suggeritrici); Angela GrassoIl paradiso dei fiori (addobbo palco); Francesco Cepparulo (riprese filmate). I promotori dell’iniziativa fanno giungere a tutti un sincero ringraziamento esteso a due signore – Teresa Gravante e Brigida Raimondo – che hanno offerto la loro disponibilità durante la fase delle prove.

Infine, v’è da dire che la Tragedia di San Giovanni ha senza dubbio il pregio di riportare nel giusto alveo la festa del Santo Protettore: contribuisce infatti ad alimentare la fede, si accosta creativamente alla liturgia, riprende scelte ed impostazioni della tradizione consolidata dagli antichi padri, dona indimenticabili emozioni ai protagonisti dell’evento e ai loro familiari o agli amici fieri di vederli, in un modo o nell’altro, alla ribalta. Oltretutto, ridimensiona sensibilmente lo spreco finanziario richiesto dalle esibizioni di famosi cantanti e musicisti che, di solito e quasi spietatamente, rastrellano i soldi delle offerte che i fedeli danno in segno di gratitudine al Santo oppure a sostegno di una grazia invocata. Sono stati d’animo e gesti che meritano coerenza e rispetto. Il paganesimo del divertimento dilagante nel nostro tempo attinga ad altre fonti e risorse, giacché punta a diversi obiettivi che poco o nulla hanno da spartire con la dimensione spirituale che non esclude, si badi bene, gioia e svago, purché vissuti con sobrietà e senza smentire platealmente la sacralità di una ricorrenza religiosa.

San Giovanni Battista, il più grande fra i nati di donna, continua instancabile a ripetere il “Non licet!” che gli costò tragicamente la vita: e noi, che lo veneriamo come nostro Protettore, non possiamo restare indifferenti davanti al suo Martirio. Quanti siano dispiaciuti di non poter assistere alla messa in scena dei momenti cruciali della sua storia terrena sappiano che alle ore 21 del 31 agosto, giornata iniziale dell’VIII edizione della Settimana della Cultura-Salvatore Nardelli, si replica, in Via Oberdan.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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