FONDAZIONE ANMIL “SOSTENIAMOLI SUBITO†ONLUS
LA FONDAZIONE ANMIL “SOSTENIAMOLI SUBITO†ONLUS, LE ORGANIZZAZIONI CGIL, CISL, UIL, UGL E LE ASSOCIAZIONI DI FAMILIARI DELLE VITTIME AFeVA E AIEA, PORTANO DOMANI, 28 APRILE 2013, IN 14 PIAZZE DI ALTRETTANTE CITTÀ SIMBOLO, LA CAMPAGNA “ASBESTUS FREEâ€.
di Paolo Pozzuoli
14 le Piazze simbolo – Casale Monferrato (AL), Broni (PV), Monfalcone (GO), La Spezia, Ravenna, Ferrara, Padova, Matera, Pisa, Civitavecchia (RM), Bari, Taranto, Nuoro, Siracusa – delle vittime delle malattie professionali, in particolare dell’amianto, sulle quali, in occasione della Giornata Mondiale per la Sicurezza sul Lavoro e le Vittime dell’Amianto – domani 28 aprile – la Fondazione ANMIL “Sosteniamoli Subito†onlus, dalle organizzazioni CGIL, CISL, UIL, UGL e dalle Associazioni di familiari delle vittime AFeVA e AIEA, portano la campagna “ASBESTUS FREE†(sicurezza sul lavoro e in memoria delle vittime dell’amianto) finalizzata a promuovere l’informazione, a divulgare ed a richiamare l’attenzione della gente comune ma anche e soprattutto dei più giovani sulla complessa problematica dell’amianto in riferimento alla lavorazione, ai rischi, alle malattie, alle vittime, ai costi. Importante è anche riuscire a diffondere una cultura specifica per far conoscere il problema-rischio amianto ai fini di un corretto smaltimento atteso che ancora molti sono sia le coibentazioni che i manufatti di amianto che ancora oggi si notano vuoi su fabbricati per civili abitazioni che su edifici pubblici. Si scende in piazza a poco più di un mese dal giorno in cui è prevista la sentenza di appello presso il Palazzo di Giustizia di Torino nei confronti degli imputati, già condannati con sentenza, definita storica per la risonanza, l’eco destate, di primo grado, nel processo Eternit, dal nome del manufatto, proprio per la straordinaria resistenza, contenente però elementi accertati altamente cancerogeni, inizialmente accolto senza riserve sia per l’elevato numero di persone occupate, sia per i costi che per il largo uso che se ne faceva (V. tubi per la realizzazione di acquedotti, lastre di copertura per ogni genere di edifici da quelli scolastici agli ospedali, dai capannoni industriali ai locali cinematografici, dalle palestre alle civili abitazioni, in sostituzione delle vecchie tegole che, avendo fatto – come si riteneva – il loro tempo, venivano  considerate scadute, fuori ‘moda’). Medesimo della ditta che lo produceva in Casale Monferrato. Un nome che, ahimè!, nel corso degli anni, avendo provocato tanti decessi, non solamente ed esclusivamente fra addetti ai lavori, considerato nefasto, è entrato nel lessico comune come sinonimo di morte. Oggi come oggi, vietate l’estrazione, la commercializzazione e la produzione di manufatti in amianto, è oltremodo necessario ed improcrastinabile procedere alla valutazione del rischio, ad eventuali interventi di bonifica e, laddove indispensabile, alla rimozione, allo smaltimento, secondo quanto previsto dai vari protocolli. Insomma, monitorare assiduamente l’ambiente che ci circonda e gli edifici che vi insistono. L’amianto ed i consequenziali rischi non rappresentano un problema prettamente italiano. Il problema è ampiamente esteso e diffuso a livello mondiale. Si potrebbe quindi, anzi si dovrebbe, al fine di evitare – come spesso avviene e costantemente notiamo – l’increscioso, vergognoso abbandono nei posti più impensati di ogni genere di rifiuti e di materiale contenente amianto altamente nocivo per la salute – sensibilizzare e trovare adeguato sostegno nelle politiche comunitarie invocando specifici finanziamenti. Gli ultimi studi hanno intanto evidenziato che le morti causate dalle malattie professionali superano di gran lunga gli eventi mortali provocati da infortuni sui luoghi di lavoro. Occorre quindi battersi sulla prevenzione, sicurezza, salute su ogni ambiente di lavoro ed intuire la percezione del rischio che può essere diretta, visiva, ed indiretta, quella nascosta, che si annida cioè e può venire fuori quando uno meno se lo aspetta. È in questo filone che si innestano un inquinamento ambientale ed una contaminazione che sono andati ben oltre gli stabilimenti di produzione. Che non possono non scuotere dal torpore nel quale sembrano piombati, e/o fasciati da una aridità e da una indifferenza che sanno di patologico, quanti, per il mandato ed i compiti esclusivamente di servizio che avrebbero dovuto praticare e non l’hanno fatto, dovrebbero – per sentirsi un poco sollevati dalla responsabilità morale di quelle morti che si portano dentro – intervenire con tutti i mezzi di cui dispongono. In proposito, concordiamo senz’altro con chi ha dichiarato che “deve essere compito  primario delle autorità preposte alla salute e sicurezza sul lavoro far sì che aumenti la consapevolezza di ogni rischio, che si arrivi a  guardare oltre l’ovvio, oltre i rischi direttamente percepiti, e che siano approfonditamente considerati gli altri rischi e pericoli presenti, in particolare quelli che portano a problemi di saluteâ€. Va, infine, evidenziato che  l’altro ieri, presso l’Aula del Parlamentino della sede INAIL di Via IV Novembre, in Roma, c’è stata la conferenza della stampa nazionale alla quale, in rappresentanza dei sottoscrittori dell’accordo, sono intervenuti il Presidente della Fondazione ANMIL “Sosteniamoli subitoâ€, Antonio Giuseppe Sechi, il Segretario confederale CISL, Fulvio Giacomassi, il Segretario Confederale UIL, Paolo Carcassi, il Responsabile Salute e Sicurezza nella Contrattazione di Secondo Livello della CGIL, Claudio Iannilli, il Segretario unione territoriale Roma dell’UGL, Cristiano Leggeri, la Vice Presidente AIEA Lazio, Silvana Zambonini e gli esperti del Comitato Scientifico, Giuseppe Cimaglia Specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni, e Marco Bottazzi Consulente Medico INCA CGIL. Affidata al Presidente dell’INAIL, Massimo De Felice, la conclusione dei lavori.