EUROPA SCRIVE A PAPA FRANCESCO

 

PRINCIPESSA EUROPA
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Carissimo Papa Francesco,
sono la Principessa Europa, figlia di Agenore re di Tiro, nipote di Poseidone e moglie concubina di Zeus. Permettimi, pertanto, di rivolgermi a Te con rispettoso affetto, ma anche con l’utile confidenza che è lecita tra pari, a beneficio delle cose che ho da riferirti: Tu sei l’espressione terrena del Dio dei Cristiani; io un Dio l’ho sposato e di un altro sono nipote.
In primis vorrei mettere subito in chiaro un elemento importante legato alla mia persona, per correggere una grossolana sciocchezza che gli storici perpetuano da secoli. Quando si parla del mio incontro con Zeus, si usa la parola “ratto”, quasi come se io fossi stata rapita e costretta a unirmi a lui contro la mia volontà. Niente di più falso. Ero con le mie ancelle a dilettarmi sulla spiaggia di Tiro (stupenda, allora, con un mare cristallino e dintorni verdeggianti che dipanavano verso una città meravigliosa, per nulla assomigliante a quell’agglomerato brutto e caotico dei tempi attuali) e Zeus “atterrò” dopo aver assunto le sembianze di un toro. Sorridendo, mi adagiai sul suo groppone e volai con lui tra gli applausi delle mie ancelle! E vorrei vederla, del resto, una donna mortale che facesse la schizzinosa riluttante al cospetto di un Dio! I tanti grandi Artisti che hanno dipinto quell’incontro, essendo molto più intelligenti e lungimiranti degli storici, hanno ben compreso come si fossero svolti i fatti: in nessuna opera si percepisce anche un minimo gesto men che dolce, delicato, gradevole. Non sembri questa una precisazione di poco conto: è davvero una brutta cosa pensare che il continente cui ho dato il nome affondi la sua genesi in una violenza carnale. Veniamo ora ai problemi di oggi.
Tu hai dimostrato grande forza, oltre che grande saggezza, e pertanto ritengo che sia l’unica persona al mondo, in questo momento, in grado di scuotere le coscienze dei potenti e indurli a trovare il coraggio per bloccare la pericolosa deriva verso cui stiamo scivolando. Diciamoci le cose esattamente come sono, senza girarci troppo intorno. Fermo restando, infatti, tutto il male che si possa dire dei politici, per la loro facile propensione a gestire il potere pensando innanzitutto al loro tornaconto personale, per certi scenari “continentali” e “globali” dobbiamo necessariamente fare i conti con altri aspetti: i limiti della natura umana, che spingono a quell’atteggiamento “dilatorio”, magistralmente rappresentato nella celebre frase di Don Abbondio: “Il coraggio uno non se lo può dare”. E’ evidente, infatti, che certe scelte – certe “non” scelte – sono condizionate dalla paura. Più che legittima, tra l’altro, non solo per le possibili conseguenze cui sarebbero esposti i decisori, che ovviamente ben sanno come i migliori apparati di difesa e di sicurezza siano sempre insufficienti contro un terrorismo in crescente evoluzione, ma anche per i rischi insiti in tutti i Paesi, per i possibili attentati cui sono esposti gli inermi cittadini. E’ ben chiaro, però, ce lo insegna la matematica, che ogni problema “risolvibile” ha solo una soluzione, magari raggiungibile da due percorsi diversi, ma pur sempre confluenti in quell’unica soluzione.
Ogni giorno, il contadino che vuole assicurarsi un buon raccolto, si sveglia e di buon’ora raggiunge i propri campi, non importa quanto distanti siano dalla propria abitazione. Si prende cura di loro, semina, innaffia, concima, pota, ara; più di ogni altra cosa, però, fa attenzione a che l’erba cattiva non prenda il sopravvento. La estirpa e la distrugge. Tutto ciò è possibile solo se il contadino si rechi personalmente nel campo e veda in loco cosa si renda necessario, di volta in volta, per renderlo fertile.
Caro Francesco, tu sei perfettamente in grado di capire gli scricchiolii della storia e sai bene che il massiccio esodo dalle zone povere e pericolose del mondo, verso quella sorta di “Terra promessa” che porta il mio nome, è qualcosa che prescinde dalla cronaca: quando i popoli si muovono, cambiano la storia, non il quotidiano. Al di là di tutto ciò che è già avvenuto (mal gestito), si stima che nei prossimi mesi potrebbero entrare in Europa circa un milione e cinquecentomila migranti. E il fenomeno è destinato a durare ancora a lungo. Il dramma umano di chi fugge dalla miseria e dalle guerre si scontra con il dramma umano di chi teme questa onda migratoria e vede trasformarsi la propria esistenza in qualcosa di angoscioso, che condiziona scelte e abitudini, aggiungendo problemi ai problemi e male al male. In Germania ha compiuto un anno di vita il partito neonazista “PEGIDA”, in continua crescita, e ovunque “la paura” porta acqua al mulino dei populisti, che raccolgono consenso parlando alla pancia, senza avere una testa pensante.
Tu puoi incidere profondamente su tutto questo se riuscirai a parlare in modo ancor più “chiaro” di quanto non abbia fatto fino ad ora, utilizzando un linguaggio che, senza tradire la tua matrice apostolica, assuma una peculiarità più “laica” e, oserei aggiungere, più “politica”, in modo da risultare “più incisivo”.
La paura è anche figlia della disinformazione e la Chiesa può fare molto, sotto questo profilo, sopperendo alle lacune istituzionali e a quelle della Stampa.
E molto puoi fare in prima persona, non solo parlando ai potenti del Pianeta, ma anche emulando il tuo predecessore Leone I. Certo, lui aveva un solo “Attila” da fermare e tu, tra Africa e Medio Oriente, ne dovresti incontrare parecchi. Prima incominci e più faciliti il compito a chi dovrà intervenire dopo. E sai bene che siete tutti, nel vostro mondo, in terribile ritardo su ciò che la Storia richiede per renderlo vivibile.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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Una risposta

  1. Lino Lavorgna ha detto:

    Carissimo Mattia,
    grazie di cuore per aver condiviso questo articolo. Speriamo che la voce del Papa, che sembra l’Uomo Giusto al posto giusto nel momento giusto, si levi alta e possa indurre tutti alla ragione.
    Per correttezza mi corre l’obbligo di precisare che l’articolo è stato redatto il 12 nov per il mensile “Confini”, che uscirà tra pochi giorni. Il Direttore ne ha autorizzato la diffusione preventiva in considerazione dei tragici eventi parigini, che lo hanno reso attualissimo, nostro malgrado e con grande ramamrico,

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