EMANUELA ORLANDI, UNA STORIA SENZA FINE

 

di Elia Fiorillo

Di anni ne sono passati tanti, ma proprio tanti, dalla scomparsa della “cittadina vaticana” Emanuela Orlandi. Era mezzogiorno di domenica 3 luglio 1983 quando il papa polacco Karol Wojtyla, nel concludere la preghiera dell’Angelus dal balcone del suo appartamento su piazza San Pietro, disse: “Desidero esprimere la viva partecipazione con cui sono vicino alla famiglia Orlandi, la quale è nell’afflizione per la figlia Emanuela, di 15 anni, che da mercoledì 22 giugno non ha fatto ritorno a casa, non perdendo la speranza nel senso di umanità di chi abbia responsabilità in questo caso”. Solo allora il “mondo” seppe della scomparsa della bella ragazzina, figlia di un commesso del Santo Padre, amante della musica, che suonava il flauto traverso. Giovanni Paolo II quell’appello lo ripeté ben altre sette volte nelle domeniche successive, ma nulla successe.

Le ipotesi sulla scomparsa di Emanuela sono tante, dalla “tratta delle bianche” al rapimento politico, per scambiare la ragazza con il terrorista Mehmet Alì Agca. Il militante dei “Lupi Grigi” condannato all’ergastolo per aver attentato alla vita di Wojtyla. Ma anche la fuga volontaria. Insomma, un guazzabuglio di ipotesi, in alcuni casi alimentate ad arte, che non hanno aiutato la ricerca della verità.

Piazza Navona è a “quattro passi” dalla Basilica di Sant’Apollinare alle Terme Neroniane-Alessandrine. E’ proprio una bella chiesa dove, come in tante basiliche romane, “ti perdi” letteralmente ammirando le bellezze che ti cadono sotto gli occhi. Non c’è proprio “tregua” al grandioso, allo sbalorditivo, al bello; ad una realtà che sembra immaginaria ma che è proprio reale. Non è aperta a tutte le ore la Basilica. Se vuoi essere certo di poterla visitare e partecipare alle funzioni sacre devi andarci verso le 12 nei giorni feriali. Ne i sotterranei di questa “grande bellezza” venne sotterrata la salma non di un prelato, di un santo, di un beato ma di un pregiudicato. Dal 24 aprile 1990 fino al 14 maggio 2012 le spoglie di Enrico De Pedis, boss della fazione ‘testaccina’ della banda della Magliana, ucciso all’età di 36 anni, “riposavano” nei sotterranei di quello splendore. Quali favori “Renatino” De Pedis fece per avere quel “privilegio” non è dato sapere con certezza. Certo è che Renatino era in ottimi rapporti con mons. Marcinkus, che fu presidente dello Ior, la banca del Vaticano, dal 1971 al 1989.

Secondo Sabrina Minardi, l’amante di De Pedis, ‘Renato, da quello che mi diceva, aveva interesse a cosare con Marcinkus perché questi gli metteva sul mercato estero i soldi provenienti dai sequestri’. E, a proposito del rapimento di Emanuela: ‘Quello che so è che (la decisione, ndr) era partita da alte vette… tipo monsignor Marcinkus… E’ come se avessero voluto dare un messaggio a qualcuno sopra di loro. Era lo sconvolgimento che avrebbe creato la notizia’.

A distanza di ben trentasei anni dalla sparizione della giovane cittadina vaticana, dopo tante illazioni nonché iniziative della magistratura italiana non andate a buon fine, ecco che arriva una vera e propria sorpresa. Il Procuratore di giustizia vaticano ha aperto un fascicolo sul caso. Ha dato, inoltre, mandato alla gendarmeria guidata da Domenico Giani d’indagare sulla vicenda. Certo, il merito va alla tenacia della famiglia – ed in particolare del fratello Pietro – che non si è mai arresa difronte agli assordanti silenzi provenienti dal piccolo stato pontificio. Certo, merito anche della tenacia dell’avvocato degli Orlando, Laura Sgrò, che da due anni letteralmente ha bombardato la Segreteria di Stato con le sue istanze, per “vederci chiaro”, per “conoscere tutti i documenti custoditi presso la Santa Sede” che riguardano Emanuela, la sua sparizione, il suo rapimento. Tra l’altro l’avvocato chiede anche l’apertura di una tomba al cimitero Teutonico, dove potrebbero essere stati sepolti i resti della giovane. Ed, ancora, l’audizione dei cardinali Giovanni Battista Re, Edmondo Martinez Somalo, Tarcisio Bertone e di monsignor Pietro Vergari. Tutti ecclesiastici che, per gl’incarichi ricoperti, potrebbero avere notizie di Emanuela.

Dopo trentasei anni qualcosa è cambiato in vaticano. Il “silenzio frastornante” che tanto male ha fatto alla famiglia della povera “cittadina vaticana”, ma non solo in verità, sta per sciogliersi. Per lo meno, al di là dei risultati concreti che l’azione del Procuratore di giustizia vaticano porterà, c’è la volontà delle alte gerarchie, certamente non tutte, di fare chiarezza. Finalmente!

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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