Domenica delle Palme (C)Passione di Cristo. Passione dell’uomo!

“Commento di don Franco Galeone” (francescogaleone@libero.it)

 

*  Comincia, con la domenica delle Palme, la Settimana Santa, la Set­timana Maggiore. La liturgia di questa domenica delle Palme è come un portale solenne che ci introduce nella Settimana santa. Centro della liturgia è la lettura della passione di Gesù secondo Luca, una narrazione che parla da sola, attraverso la forza degli eventi stessi.

* E noi porteremo nelle nostre case l’ulivo benedetto per ricordare che la Settimana Santa riassume una straordinaria storia di sofferenze ed amore, di agonia e gloria. Il testo fondamentale di questa storia è il racconto del “Passio”. Quando rileggo il lungo racconto della Passione, il libro mi si cancella di mano. Mi ritrovo nella chiesa della mia infanzia, ove mi pare di riascoltare la lettura del Passio a varie voci (Cristo, lo storico, la folla). Qualche volta io stesso ho partecipato a quelle letture. Quello che mi è rimasto dentro, e mi fa ancora vibrare, è il Passio che udivo, da bambino nella mia chiesa. Era e rimane una lettura terribile e stupenda. Una volta la fece il mio professore di italiano, che non sapevo fosse religioso (e forse non lo era). Da allora gli volli bene come un padre e lo vidi quasi intrecciato alla storia della salvezza. In nessuna letteratu­ra esiste sicuramente qualcosa che per densità, rapidità, drammatici­tà sia paragonabile al racconto della Passione. Se ho mai scritto qualcosa di valido, il meglio l’ho imparato da quelle pagine di miserie e di nobiltà.

La passione del Signore è lo svelamento della violenza che coinvolge, in una medesima complicità, i potenti e le vittime dei potenti: i soldati che offendono Gesù sono vittime anch’essi dei potenti, sono dentro la loro ideologia; così anche la turba che chiede Barabba libero al posto di Gesù. Nessuno si illuda! Anche stare fermi o nascondersi è compiere violenza. Non si esce da questo mondo! Occorrono molti colpi di martello per configgere un chiodo; molti colpi di frusta per piagare una spalla; molte spine per formare una corona.

*  Voi, che parte intendete prendere alla sua sofferenza? Il Vangelo non è una leggenda o una storia passata: è una profezia. Ci dice quanto è avvenuto, e ci predice quanto sempre avverrà. Come Dio tratta l’uomo, e come l’uomo maltratta Dio! Tutti noi siamo descritti nel Vangelo: siamo previsti e nominati, e basta che apriamo il Vangelo perché possiamo riconoscerci. Vediamo anzitutto i milioni di indifferenti, di vili, la silenziosa maggioranza di quelli che se ne lavano le mani, e che sono i veri responsabili, perché tante ingiustizie non si commetterebbero, se i “giusti” alzassero al loro voce: la tracotanza dei pochi poggia sulla indifferenza dei molti. Poi, migliaia di gente che sta in disparte; gente che nei momenti difficili, come l’apostolo Pietro, “non conosce quell’Uomo”. Tutta gente perbene, va in chiesa, partecipa alle processioni, si entusiasma per i miracoli, organizza gite turistico-culturali a Lourdes o a Fatima, ma quando c’è la croce e il sangue, quando non ci sono più miracoli, quando l’unico miracolo è la fedeltà a prova di croce, allora l’unico coraggio è quello della fuga! C’è anche qualche migliaio di carnefici; questi non mancano mai, e sono sempre gli stessi: il povero bruto con la sua frusta, lo scienziato con la sua scienza votata allo sterminio, il funzionario con il suo implacabile regolamento, lo sciocco con la sua morbosa curiosità, il medico con i suoi ferri abortivi, il generale con le sue medaglie sul petto e i cadaveri sulla coscienza

*  Quante vittime, sempre e sempre di più. Giusti sofferenti, innocenti perseguitati, milioni di orfani, di mutilati, di profughi, di bambini bruciati, di guerre fredde e calde, di scudi spaziali, di guerre stellari. Ma perché andare tanto lontano? Guardiamoci attorno, in casa nostra: non c’è nessuno che soffre, che piange, che ha fame? C’è tanta spazzatura umana, che aspetta di essere affettuosamente raccolta. Chi sarà per loro la Veronica o il Cireneo? Il tempo stringe, si distribuiscono le parti. Bisogna assolutamente scegliere. “Bisogna scommettere”, ci ricorda lo scienziato convertito B. Pascal! Chi sarà Giovanni, chi Pietro, chi Giuda? Che fortuna! Possiamo scegliere la nostra parte; possiamo essere quello che vogliamo; possiamo diventare nella immensa folla degli indifferenti il servo fedele, il cuore attento, il viso amoroso. Su, andiamo! Non è la fede che ci manca, è solo il coraggio. Un cordiale SHALOM ai miei cinque lettori.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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