Domenica 21 giugno 2015-XII domenica del tempo ordinario (B)
Domenica 21 giugno 2015
XII domenica del tempo ordinario (B)
Fede è abbandonarsi a Dio, anche quando lui “dormeâ€
 “Commento di don Franco Galeoneâ€
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Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra!
I vangeli delle domeniche precedenti ci hanno presentato Gesù come guaritore di malattie; oggi ci viene presentato da Marco come dominatore degli elementi naturali, del mare, che nel simbolismo biblico rappresenta il mondo misterioso e ambiguo, a motivo dei suoi abissi, della sua amarezza, del suo fluttuare. Kant vede nel mare un esempio di “sublime dinamicoâ€. Il lago di Tiberiade (gli ebrei lo chiamano pomposamente mare!) è una specie di cratere, a 212 metri sotto il livello del mare; dalle alture circostanti scendono venti e nuvole di alta e bassa pressione, che provocano tempeste improvvise. Gli ebrei, popolo di contadini e di poeti, di santi e di peccatori, non hanno mai avuto troppa familiarità con il mare; per questo, il mare è visto sempre con terrore, come un mostro, un Leviatano che rosicchia la terraferma. Solo Dio può tenerlo a freno e, per assicurare stabilità alla terra, chiude il mare entro rigidi confini. Il mare, in questa pagina di Marco, appare come il simbolo del male e della morte. Gesù interviene usando termini personali, ordina al mare come a una persona: “Taci, calmati!â€. Gesù non prega Dio, come in altri casi, ma agisce direttamente, rivelandosi così signore della natura, come dirà in seguito: “Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terraâ€.
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Il più bel miracolo di Dio è l’uomo vivente
I miracoli, che tanto entusiasmavano i nostri padri, oggi ci mettono a disagio; il credente di oggi non crede a motivo dei miracoli, ma nonostante i miracoli; il fondamento della nostra fede non vuole essere il miracolo ma Gesù. Dove avanza la scienza, sembra ritirarsi il miracolo. Ad alcuni spiace vedere che il progresso esclude Dio a vantaggio della medicina (chi domanda ancora una benedizione contro il mal di denti?) o della meteorologia (chi prega ancora per la pioggia?) o dell’agronomia (chi crede ancora che un buon raccolto è segno della benedizione di Dio?). Una lettura attenta del vangelo mostra che Gesù non ama i miracoli, e che in questo brano rimprovera agli apostoli la loro mancanza di fede. Gli esegeti moderni ci mettono in guardia da un’interpretazione letterale. I racconti del vangelo non vanno letti come se fossero storici nel senso rigoroso, quale lo intendiamo noi oggi. Il vangelo non ci vuole insegnare come vanno i cieli, ma come si va in cielo! Gli evangelisti hanno usato con libertà il materiale di cui disponevano. A quel tempo, ogni personaggio straordinario doveva fare miracoli. La nostra mentalità del resto non è molto diversa: anche noi diciamo che quel medico ci ha salvato la vita, ha fatto un autentico miracolo! I discepoli di Gesù hanno manifestato la loro ammirazione per Lui secondo la mentalità del tempo: vedendo dappertutto dei miracoli. Noi dobbiamo distinguere tra la loro “impressione†(ammirazione per Gesù) e la sua “espressione†(miracolo). Come siano andate veramente le cose, noi non lo sapremo mai. La risposta più probabile la possiamo trovare nella nostra esperienza: abbiamo mai provocato tempeste? Soprattutto, abbiamo mai placato litigi, composto dissapori, rincuorato gli sfiduciati, trovato le soluzioni giuste? I miracoli non sono una violazione delle leggi di natura, ma i segni di una energia profonda, che siamo anche noi chiamati a sprigionare, sull’esempio di Gesù: mentre tutti gli apostoli perdevano la testa e si ritenevano perduti, egli si è alzato, ha preso il comando, ha salvato l’equipaggio. Anche gli Atti degli apostoli raccontano di un’altra tempesta durata quindici giorni, durante la quale un uomo, Paolo, si è alzato in mezzo al terrore di tutti, ha dato indicazioni giuste, ha salvato i passeggeri. Un uomo coraggioso, pieno di fede e di buon senso; questo è tanto eccezionale che siamo tentati di gridare al miracolo. Dio si mostra attraverso l’uomo, non attraverso le onde e i venti: il più bel miracolo di Dio è l’uomo vivente. Non dobbiamo imitare gli apostoli nella loro paura, ma Gesù che salva con il suo coraggio e il suo amore.
Perché siete così paurosi?
Nella storia, i credenti si sono spesso distinti per la paura. “Deos timor fecitâ€, già sosteneva il fondatore dell’atomismo Democrito! La nostra vita di credenti è stata sempre segnata dalla ricerca di garanzia. Personalmente sono convinto che noi, più che la verità , cerchiamo la sicurezza. Anche noi cattolici abbiamo cercato ormeggi sicuri, golfi tranquilli, protezioni potenti. Perciò è sempre attuale il rimprovero di Gesù: “Perché siete così paurosi?â€. Per vincere le nostre paure abbiamo scelto la strada sbagliata. Abbiamo stabilito “leggi di natura†anzi, abbiamo detto che anche le leggi morali, le leggi economiche, le leggi giuridiche … sono di natura. Abbiamo in mille modi giustificato e legittimato le differenze. Abbiamo detto che esiste una razza più perfetta, per natura, e il nostro pianeta è insanguinato da guerre razziali. Abbiamo detto che l’uomo è il capo della donna, che la donna deve obbedire all’uomo: è legge di natura; anche nascere ricco o povero è una specie di fatalità e abbiamo chiamato in causa la Provvidenza, in modo che il povero resti rassegnato in attesa del premio futuro! Davvero noi non siamo i narratori di cose nuove, ma i ripetitori di cose antiche, in nome delle leggi di natura! Ma il compito di noi credenti non è di ripetere o di consacrare le leggi di natura come leggi di Dio; la legge di Dio è un’altra, è nuova, è originale! Se un bambino negro viene accolto da tutti con gioia, se realizziamo le beatitudini, se diamo poca importanza al denaro … questo sarebbe la novità del regno di Dio. Avere fede significa puntare su queste novità . Le novità di Gesù non sono quelle che prolungano il vecchio, ma quelle che cambiano la qualità della vita. Il Signore per questo è venuto: per cambiare l’acqua in vino, per consegnarci una novità sorprendente. Tutte le gerarchie di valori stabiliti sono tutte capovolte. Voler consolidare l’ordine esistente può essere cosa saggia, ma non è evangelica. Le novità del vangelo puntano verso l’impossibile, che diventa possibile per l’intervento di Dio. Sì, se avessimo fede come un granello di senapa, sposteremmo le montagne, faremmo cadere tutti i tiranni, faremmo saltare di gioia gli infelici. Noi abbiamo molta “religione†ma poca “fedeâ€. Ecco perché abbiamo paura!
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