Domenica 19 luglio 2015 XVI domenica del tempo ordinario

Domenica 19 luglio 2015

XVI domenica del tempo ordinario

I pastori sono servi, non padroni del gregge!

 “Commento di don Franco Galeone”

(francescogaleone@libero.it)
 Gesù con gli apostoli
Pecore senza pastore

Di fronte alla crisi attuale della chiesa, alcuni pastori sono tentati di accusare le pecore, la società, gli altri. Se non ci sono vocazioni è perché i giovani sono meno generosi e puri; se non c’è più fede, è perché il mondo è diventato materialista e gaudente; se non c’è più obbedienza, è perché non c’è più educazione e rispetto. Erano le stesse giustificazioni che portavano già un tempo i capi della sinagoga quando vedevano le folle abbandonare loro per andare dietro a Giovanni Battista o a Gesù! Ma Gesù guarda con simpatia queste folle, “si commuove perché sono senza pastori”. Come i contemporanei del Cristo, anche oggi le folle accorrono dove sperano di trovare un vero pane, una vera pace, una vera luce. Oggi crescono le chiese sotterranee, i gruppi spontanei, le comunità selvagge, i cattolici del dissenso… e questa crescita mostra bene che lo Spirito soffia dappertutto, che gli uomini non sono sordi a Dio. Eppure, quelle folle che raggiungevano Gesù nei posti più lontani, lasciando casa, famiglia, abitudini, avevano sacerdoti qualificati, rabbini istruiti, tante sinagoghe vicino casa, il magnifico tempio di Gerusalemme. Anch’esse erano tentate di adagiarsi su quelle venerande istituzioni: “Siamo figli di Abramo!”. E però lo Spirito spingeva quelle folle verso una fede più viva, un impegno più radicale. Erano stanche di ascoltare scribi e rabbini che si limitavano a ripetere la vecchia verità, stanche dei sacerdoti che organizzavano cerimonie che non cambiavano nulla di nulla, stanche dei sommi sacerdoti duri e orgogliosi che non avvertivano le novità della storia. Desideravano ritrovarsi tutti insieme, poveri, ignoranti peccatori, soldati, prostitute, uniti nella grande gioia di uno stesso perdono e di una stessa famiglia.  Gesù portava alle folle la liberazione dai formalismi, dai pregiudizi teologici, dalle tradizioni disumane. E’ inutile attendere che queste persone tornino a noi pentite della loro fuga, al loro antico ovile, dove li aspettano i rimproveri dei loro pastori: “Ve lo avevamo detto!”. Occorre invece raggiungerle là dove sono; non sono loro che devono venire verso la chiesa, ma la chiesa che deve andare verso di loro, in uno scambio fraterno, in cui la chiesa accetta di rinnovarsi per loro, mentre esse accettano di dialogare con la chiesa, perché questa finalmente mostra quel viso che esse cercavano da sempre: non solo quello di una “maestra” ma soprattutto quello di una “madre”.

Servire, non dominare!

Cristo rifiutò ogni potere, visse come servo, e insegnò che ha valore solo un primato: quello di servire. Non solo come atteggiamento interiore, ma come stile di vita, come scelta di campo. Egli non ha fatto il povero ogni tanto, ma lo è stato; non ha rinunciato al potere in un momento critico, ma ci ha rinunciato in partenza. Gesù ha rifiutato la potenza e ha scelto l’amore. In questo sta il suo fascino eterno! L’amore è antipotere, rifiuto di ridurre i soggetti a oggetti, di dominare le coscienze anziché di servire. Dobbiamo stare attenti quando parliamo di Dio! Dio può essere anche un Moloch mostruoso, un Leviatano possessivo, una legittimazione del sopruso. “Per volontà di Dio” i tiranni e i monarchi si sono presentati ai popoli. E’ un Dio fatto a loro immagine, la cui morte va salutata con gioia! Il Dio di Gesù si chiama amore, e si manifesta non attraverso la corona regale o il triregno, non attraverso gli scudi crociati o la potenza militare, ma attraverso la rinuncia al potere. Il povero: ecco il simbolo di Dio sulla terra! Gesù non è un leader di folle; anche se parla con autorità, questa non gli viene dal potere o dalla corona. Quando la folla lo vuole fare re, dopo la moltiplicazione dei pani, egli fugge tutto solo, sul monte! Le manifestazioni di massa sono sempre sospette, perché crescono sullo smarrimento dell’io, che conduce alla dipendenza cieca e fanatica.

Il pastore è una guida che ama!

Il breve brano del vangelo, 5 versetti appena, presenta due quadri:

  • il primo è segnato dal silenzio: i discepoli sono appena tornati dalla loro prima missione pubblica, e Gesù vuole offrire loro una pausa di pace; lasciare dietro la folla, i problemi, il lavoro… che impediscono loro persino di mangiare. Gesù prepara ai suoi un ritiro spirituale, da lui predicato e guidato. Questa legge del silenzio, del riposo è una necessità fisica e spirituale. Bombardati da flussi continui di parole, suoni, emozioni… corriamo il rischio di svendere la nostra vita, il nostro mistero. E’ interessante notare come le parole mistero, mistica derivano dalla parola greca μυειν, che significa tacere. Pitagora insegnava ai suoi che il sapiente rompe il silenzio solo per dire una cosa più importante del silenzio. Occorre essere capaci di sopportare il silenzio; se il silenzio è vuoto, allora diventa pesante e insopportabile, e si rovescia subito nell’evasione, nel divertissement, nella sterile chiacchiera. Il silenzio di cui parla il vangelo è pieno di rivelazione, di riflessione, di sfumature. Dirà B. Pascal: “In amore, i silenzi sono più eloquenti delle parole”;
  • nel secondo quadro è di scena la folla, con i suoi problemi, le sue sofferenze, i suoi bisogni: “La folla andava e veniva”. A questa folla, Gesù darà il pane, ma ora “insegna molte cose”, perché non di solo pane vive l’uomo. Questo è l’impegno anche della chiesa: annunciare il regno di Dio, e sollecitare strutture socio-politiche a misura di uomo. Entrambe le due dimensioni sono necessarie; il modello è Gesù che prega e guarisce, è da solo e con le folle, parla di Dio e moltiplica il pane, annuncia il regno e denuncia le ingiustizie. Una religione solo “sociale” scade nella politica, nella lotta di classe, nella rivendicazione salariale; ma anche una religione solo “celeste” scade nel vuoto ritualismo, nell’illusione e nell’alienazione. La religione cristiana ha le sue radici nel silenzio: “Ascolta, Israele”, ma accetta in pieno anche la consegna di Gesù: “Ama il prossimo come te stesso”.

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

Potrebbero interessarti anche...