Domani lunedi 16 gennaio alle ore 10 è convocato il Consiglio Regionale della Campania per la discussione e l’approvazione del Piano di Gestione dei Rifiuti solidi urbani.
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Tutti i comitati, movimenti e cittadinanza attiva si sono dati appuntamento per un sit in alle 10 sotto la sede del Consiglio regionale al Centro direzionale di Napoli isola F 11.
 Allegate le Osservazioni presentate come Cittadini campani al VAS per il PGRSU e le Proposte di modifica dello scenario sulla proposta di GR al Consiglio in Commissione Ambiente.Â
Almeno ci abbiamo provato!
 Osservazioni al PRGRSU Campania in fase di scooping  Osservazione n. 1 Si osservava che mentre il Piano afferma che gli obiettivi, i criteri, i principi e la struttura del PRGRU sono coerenti e si inseriscono pienamente entro gli ambiti della direttiva 2008/98/CE (recepita con D.Lgs. 205 /2010) tale normativa non viene rispettata. Infatti mentre la normativa in questione (art 11 comma 2) stabilisce una percentuale minima di preparazione al riutilizzo e raccolta riciclata del 50% e che i piani di gestione dei rifiuti devono contemplare una valutazione del modo in cui contribuiranno allÂ’attuazione degli obiettivi della normativa (art. 28 comma 2), il piano afferma (pag. 158, rigo 1) che si è ritenuto irrinunciabile fare riferimento ad una percentuale di raccolta differenziata del 50% e che la percentuale di non riciclato di tale raccolta è circa il 20%, portando così l’effettivo riciclato al 40%, in difformità da quanto stabilito dalla normativa citata. Nel documento di sintesi, inoltre, per sostenere una stima di raccolta differenziata del 50% (non conforme alle indicazioni della Decreto legge 152/98), si cita un testo di Duccio Bianchi (nota 6 pag.51). Crediamo che nessuna opinione, di qualsivoglia autore, possa essere più forte della norma vigente e giustificarne il non tenerne conto. Con una stima del 20% di scarto della raccolta differenziata si deve prevedere una RD del 62,5% e, quindi, è ulteriormente doveroso fissarla al 65% come prescritto dalla normativa italiana citata. Quindi il Piano deve definire la dotazione impiantistica nel rispetto della normativa europea 98/2008 art.11 e art.28 (cioè con una previsione di effettivamente riciclato del 50% e quindi del del 65% di RD). Riteniamo, inoltre, che il piano avrebbe dovuto descrivere anche i diversi scenari al 2020, per valutare se le scelte impiantistiche di oggi possano rappresentare nel futuro un scelta errata. Diversamente, si potrebbe concludere che tale piano stia indirettamente contemplando che lÂ’obiettivo comunitario è irraggiungibile. Nella dichiarazione di sintesi la presente osservazione è stata ritenuta corretta e recepibile nella revisione della proposta, ma dalla nuova documentazione tale impegno non si evince.  Osservazione n. 5 Si faceva notare che in due punti diversi del testo cÂ’era una differenza nella formula per calcolare lÂ’indice RR.  In particolare si faceva notare che le seguenti formule, RR= ammontare di rifiuto effettivamente convertito in materia / ammontare rifiuto raccolto come RD e  RR= 1 – (ammontare di rifiuto prodotto dalla filiera e mandato a discarica / ammontare di rifiuto raccolto come RD) non producono lo stesso risultato. Ciò in quanto, come risulta anche dai diagrammi di flusso in uscita, oltre alla discarica e al riciclato ci sono le perdite di bio-stabilizzazione, il percolato e il biogas.  Inoltre si faceva presente che allÂ’interno del quadro di sintesi degli indicatori mancava la formula di calcolo dellÂ’indice RRÂ’. Si chiedeva di ovviare a tali discrepanze e mancanze. La presente osservazione è stata ritenuta corretta e da considerare nella revisione della proposta ma dalla lettura della nuova documentazione non vi è riscontro.   Osservazione n.11 Considerando che il conferimento del rifiuto come RUR impedisce di avere un combustibile con caratteristiche omogenee tali da garantire un corretto funzionamento dellÂ’inceneritore e che la mancanza di una cernita impedisce di esercitare lÂ’azione di controllo sulla natura e sulla pericolosità dei rifiuti, si proponeva di escludere gli scenari basati sullÂ’incenerimento diretto del RUR (scenari B). Su questÂ’ultimo punto i relatori nella dichiarazione di sintesi hanno risposto che “il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione”. Riteniamo che tale posizione non sia compatibile con lÂ’art.13 della normativa europea 98/2008. Dove si precisa che gli Stati membri devono prendere le misure necessarie per garantire che la gestione dei rifiuti non debba danneggiare la salute umana. In pratica senza la previsione di un processo che verifichi la composizione del rifiuto non è possibile garantire la non pericolosità dei rifiuti. EÂ’ evidente che una volta che il rifiuto è bruciato, è praticamente impossibile effettuare verifiche a posteriori. Inoltre, lÂ’impossibilità di risalire al detentore del rifiuto impedirebbe di definire esattamente le responsabilità come indicato dallÂ’art.15 della normativa 98/2008.  Osservazione n.16 Nel piano viene proposto un tonnellaggio di inceneritori pari a 1.390.000 t/a contro un fabbisogno stimato di 1.531.000, con uno scenario di RD del 50%. Le nostre considerazioni evidenziavano che quando la regione Campania avrebbe raggiunto il 65%, come previsto dalla legge nazionale per il 2012, con un fabbisogno, come da diagrammi di flusso, pari a 1.185.000 tonnellate/anno, gli impianti di incenerimento sarebbero stati sovradimensionati per il 17%, pari a 205.000 t/a. Nel documento di sintesi con riferimento al fabbisogno di inceneritori (pag.56) il sovradimensionamento viene considerato di supporto contro future emergenze, per la raccolta differenziata “scartata” o per bruciare la moltitudine di rifiuti stoccati sul territorio regionale.           Tali considerazioni, seppur comprensibili, varrebbero soprattutto per il periodo di transizione, che però, come si evince dal cronoprogramma del PRGRU, non può beneficiare del contributo degli inceneritori, in quanto non ancora operativi (pag. 211 del PRGRU).                                                Dalle considerazioni riportate in tutto il paragrafo sembra che i relatori non prendano in debita considerazione la tossicità legata alla natura industriale degli inceneritori che, come indicato dal rapporto ambientale (cap. 6.1), sono correlati alle patologie tumorali e malformazioni congenite e esposizione a diossine, metalli pesanti e furani. A tale proposito occorre aggiungere quanto evidenziato dal modello di valutazione della VAS relativa al piano (pag.79) della dichiarazione di sintesi. Nel caso del confronto tra gli scenari B3 e B2 si osserva quanto segue:
Scenari | Pot. tossicità umana | Pot. di eutrofizzazione | Pot. di riscaldamento | Pot. di acidificazione | Pot. di creazione fot. ozono | Pot. tossicità PNEC |
B3 | 55469101 | 41799 | -94740659 | 302896 | 1292265 | 24330 |
B2 | 68640980 | 43045 | -. 168741063 | 415948 | 1779265 | 34500 |
Confronto | 23,00% | +3% | -78,00% | +37% | +37% | +41% |
Scenari | Pot. tossicità umana | Pot. di eutrofizzazione | Pot. di riscaldamento | Pot. di acidificazione | Pot. di creazione fot. ozono | Pot.tossicità amb.marino PNEC |
B3 | 55469101 | 41799 | -94740659 | 302896 | 1292265 | 24330 |
B2 | 68640980 | 43045 | – 168741063 | 415948 | 1779265 | 34500 |
Confronto | + 23% | +3% | -78,00% | +37% | +37% | +41% |
Scenari | Pot. tossicità umana | Pot. di eutrofizzazione | Pot. di riscaldamento | Pot. di acidificazione | Pot. di creazione fot. ozono | Pot.tossicità amb.marino PNEC |
A3 | 46989662 | 44551 | -31447598 | 166519 | 607160 | 11152 |
B3 | 55469101 | 41799 | -94740659 | 302896 | 1292265 | 24330 |
Confronto | 18% | -6% | -201% | 82% | 113% | 118,00% |
Scenari | Pot. tossicità umana | Pot. di eutrofizzazione | Pot. di riscaldamento | Pot. di acidificazione | Pot. di creazione fot. ozono | Pot.tossicità amb.marino PNEC |
A3 | 46989662 | 44551 | -31447598 | 166519 | 607160 | 11152 |
B2 | 68640980 | 43045 | -168741063 | 415948 | 1779265 | 34500 |
Confronto | 46% | -3% | -437% | 150% | 193% | 209% |
A pagina 79 della dichiarazione di sintesi si accenna al confronto solo tra gli scenari A3 e B3, mentre si tralascia completamente il confronto con lo scenario B2, nonostante sia quello scelto per lÂ’impiantistica. Da questo confronto appare evidente lÂ’incomprensibilità della scelta dello scenario B2  b)   La scelta dellÂ’incenerimento del RUR tal quale da un lato, a causa della sua composizione variabile, non permette di ottimizzare il processo di combustione degli inceneritori (con un aumento delle emissioni di inquinanti), dallÂ’altro rappresenta un forte motivo di preoccupazione in quando la mancanza di un pre-trattamento impedisce un reale controllo sulla pericolosità dei materiali. A tale perplessità (espressa con lÂ’osservazione n. 11 ) i relatori hanno risposto che il miglior controllo sulle caratteristiche del RUR è quello esercitato dai cittadini nella propria abitazione. Tale considerazione risulta poco condivisibile.  Proposte conclusive Alla luce delle precedenti considerazioni e in previsione che la raccolta differenziata raggiunga entro la fine del 2015 (data prevista per dal PRGRU per lÂ’avvio dellÂ’inceneritore di Napoli est da 400.000 t/a) una percentuale di almeno il 65% e che siano rapidamente avviate tutte le prime 16 azioni del PRGRU (rapporto ambientale pag. cap.9 pag. 84) si propone sinteticamente quanto segue: a)   Scegliere un fabbisogno impiantistico di inceneritori pari a 438.000 t/a (cioè il dato dello scenario A3, scarti della differenziata esclusi – vedi il successivo punto c) e un fabbisogno di impianti di compostaggio pari a 672.000 t/a, così come indicato nello scenario A3. Si fa notare che il fabbisogno di inceneritori risulta ampiamente soddisfatto dallÂ’inceneritore di Acerra che ha una potenzialità di 600.00 t/a. Tale disponibilità può servire a superare la fase transitoria e, successivamente, per passare, eventualmente, allo scenario B3 (670.000 scarti della differenziata esclusi). b)    Apportare alcune modifiche impiantistiche ad alcuni stir in modo da ottimizzare durante la fase transitoria la percentuale di sopravaglio al 65% e di sottovaglio al 35%. Attualmente gli stir operano una triturazione ed una separazione grossolana per cui le percentuali sono 50% e 50% e, in aggiunta, il sottovaglio non subisce la fase di stabilizzazione e maturazione (se non in forma parziale in quello di Tufino) per cui il codice CER è il 19 12 12 (lo stesso per entrambe le frazioni). In Italia esistono esempi di impianti TMB, particolarmente ottimizzati, che lavorando sullÂ’indifferenziato riescono ad ottenere percentuali del 65% per il sopravaglio (CER 19 12 12) e il 35% per il sottovaglio (CER 19 05 03) (Aciam,  Aielli – Akron, Imola). Applicando delle modifiche agli stir si potrebbe ridurre la quantità di FOS in uscita e con essa il fabbisogno di discariche. L’aumento del fabbisogno (dal 50% del RUR al 65% del RUR) di inceneritori che si avrebbe nello scenario A3 così modificato sarebbe coperto sempre e solo da quello di Acerra. c)   Prevedere nellÂ’impiantistica uno o più impianti per il trattamento meccanico manuale (TMM) a freddo, con annesso impianto di estrusione, (tipo “Vedelago” o equivalenti), per la produzione di “sabbia sintetica” (UNI 10667-14) e Polimar 3/7. Si fa presente che tale tipologia impiantistica è stata già contemplata nel piano di gestione dei rifiuti della Provincia di Benevento, attraverso il “rewamping” dello stir e addirittura sancito nellÂ’Accordo di Programma per lÂ’Area Vesuviana di luglio 2011 sottoscritto da Regione e Provincia. Importante definire la prospettiva di tali esperienze nellÂ’ambito della programmazione regionale nientÂ’affatto contemplata dallÂ’attuale PGRSU. EÂ’ noto che tali processi produttivi sono possibili in presenza di un materiale misto a base di plastiche con un contenuto di sostanza organica inferiore al 10%. Pertanto potrebbe da subito essere applicato agli scarti della RD così come viene fatto in altre regioni italiane (Quaderni di Ingegneria ambientale n.53 – ATOR). In questo modo andrebbero a diminuire il fabbisogno di inceneritori e quello delle discariche (polveri inertizzate e ceneri pesanti). d)   Durante la fase transitoria (fino al 2015), a seguito della proposta di conversione agli STIR (punto b), si avrebbe una frazione organica stabilizzata (CER 19 05 03) con una riduzione di fabbisogni di discarica rispetto allo scenario A1 (35% RD). Allo stesso tempo si avrebbe, sempre rispetto allo scenario (A1-35% RD), un incremento del fabbisogno di inceneritori che potrebbe essere soddisfatto convenientemente fuori regione.Â
Proposte di modifiche al Piano Regionale Gestione Rifiuti Urbani
 Il PRGRU condizionerà la gestione dei rifiuti urbani nella nostra regione per i prossimi 20 anni, con i conseguenti effetti sull’ambiente, sulla salute, sull’economia, sulla società . Noi siamo convinti che questo piano, se non viene modificato almeno in alcuni punti, avrà notevoli effetti negativi e sarà di difficile applicazione per l’opposizione delle popolazioni locali. Il piano, quindi, rischia di non fare uscire la nostra regione dalla cronico problema rifiuti, ma di renderlo perenne.
 Numerosi soggetti (enti pubblici, associazioni, professionisti) hanno presentato osservazioni al piano richiamando l’attenzione su medesimi punti e proponendo analoghe correzioni. Colpisce che soggetti molto diversi come il Forum Ambientalista, la Legambiente, il WWF, la Confindustria, la CGIL, l’ARPAC, l’ISPRA-Ministero dell’Ambiente, le Provincie di Avellino e Benevento, il Comune di Napoli ecc. facciano osservazioni e/o proposte di modifica analoghe e che, malgrado ciò, il nuovo piano non ne tenga conto (si veda ad esempio la necessità di rispettare la gerarchia indicata dalla UE – riduzione, recupero di materia, recupero di energia, smaltimento in discarica – oppure che il fabbisogno di impianti sia fatto su una raccolta differenziata del 65% o la necessità di più compostaggio e meno inceneritori). Se tanti soggetti diversi segnalano i medesimi punti forse qualche ragione l’hanno ed è bene modificare il Piano finché si è in tempo.
Sulla base soprattutto di tale criterio si propongono le seguenti modifiche:
 1) Puntare su una riduzione della produzione dei rifiuti possibile e realistica e quindi programmare il fabisogno di impianti su dati non sovrastimati.
 Il Piano prevede una riduzione della produzione di rifiuti del 3% in 3 anni rispetto al dato del 2008 (2.723.326 tonnellate, 7461,2 tonnellate al giorno).
 Questa riduzione è risibile per varie ragioni:
 a) la primitiva bozza di piano considerava un aumento spontaneo della produzione di rifiuti del 7,6% annuo (confrontando il dato del 2008 con quello del 2007) e sulla base di questo stimava una riduzione della produzione di rifiuti del 3% in 3 anni (quindi una riduzione della produzione di rifiuti di circa il 20% rispetto al trend spontaneo). L’ISPRA del Ministero dell’Ambiente ha fatto notare[1] che tale dato (+7,6%) non corrisponde al vero e che tra il 2007 e il 2008 c’è stata invece una riduzione del 4,7%. L’ultima edizione del Piano riporta la correzione dell’ISPRA ma mantiene inalterata la stima di una riduzione del 3% in 3 anni
c) la scelta del sistema di raccolta cosiddetta “porta a porta” determina di per sé una riduzione di circa il 10% della produzione di rifiuti[2]. Il sistema di raccolta porta a porta è previsto come esclusivo in alcuni piani provinciali (Benevento) e come sistema predominante o ampiamente esteso in altre Province.
e) la popolazione della Campania è in diminuzione e, come sottolinea anche l’ISPRA, ormai lo sviluppo economico si va disaccoppiando dall’incremento della massa di beni materiali e di rifiuti.
 Per tali ragioni si propone di stimare una riduzione realistica di almeno il 10%, di calcolare la necessità di impiantistica per una produzione di rifiuti giornaliera non di 7461 T/die ma di 6715 T/die e di ridurre del 10% tutte le conseguenti stime (ad esempio quelle riportate nelle figure 23 e seguenti e 35 e seguenti).
 2) La stima della necessità di impianti di incenerimento deve essere fatta nel rispetto della normativa UE e nazionale (quindi con una stima di raccolta differenziata del 65% e non del 50%), quindi nel caso si optasse per lo scenario B, non può essere di 1.531.000 tonnellate/anno (come scenario B2 preso come guida per il calcolo del fabbisogno) ma deve essere al massimo quello dello scenario B3 (1.185.000) decurtato del 10% per le considerazioni fatte al punto 1, cioè 1.067.000; nel caso si optasse per lo scenario A non può essere di 795.000 tonnellate/anno (come scenario A2 preso) ma deve essere al massimo quello dello scenario A3 (672.000) decurtato del 10% per le considerazioni fatte al punto 1, cioè 605.000;
Infatti:
a) non è ammissibile che un ente pubblico programmi ipotizzando che la normativa vigente non sia applicata
b) tutte le province campane nei loro piani fissano un obiettivo di almeno il 65% di raccolta differenziata
c) non ottemperando alle disposizioni europee e stravolgendo la gerarchia stabilita dalla UE si rischia di vedersi comminare nuove sanzioni
d) non è vero che così sono soddisfatte le esigenze di smaltimento anche nella fase transitoria, perché nella migliore delle ipotesi gli impianti di incenerimento previsti nel Piano non saranno attivi prima del 2015 (ricordiamo che per l’impianto di Acerra si è dovuto aspettare oltre 10 anni)
e) una così alta sovrastima della necessità di inceneritori è fortemente diseconomica e foriera di forti conflitti sociali
f) gli impianti di incenerimento sono impianti che hanno una vita di minimo 20 anni, e tutto lascia prevedere che negli anni futuri si produrranno meno rifiuti (il Sesto programma di azione per l’ambiente della Comunità Europea stabilisce una riduzione del 20% rispetto alla produzione dell’anno 2000 e fissa un obiettivo di riduzione del 50% entro il 2050) e che la raccolta differenziata e il riuso si avvicineranno sempre più al 100%[3]. Vari Paesi4 europei dispongono già ora di una disponibilità di impianti di incenerimento superiore alle loro necessità , tanto da bruciare rifiuti provenienti da altri Paesi. Che cosa ce ne faremo di questi impianti quando non ci saranno sufficienti rifiuti da bruciare non solo nella nostra regione ma nemmeno in altri Paesi europei o regioni italiane?
3) Mentre la dotazione di impianti di incenerimento è fortemente sovradimensionata, quella degli impianti di compostaggio è fortemente sottodimensionata. Essa dovrebbe essere almeno di 850.000 T/anno (pari cioè al 35% della stimata produzione totale di rifiuti, quella cioè con una riduzione del 10% rispetto al dato del 2009) invece che di 672.000 indicata negli scenari A3 e B3.
Molte osservazioni segnalano questa stortura del Piano (CGIL 78, ARPAC 86, 155 e 156, Provincia di Benevento 87, CORERI 187 e 193, Primate Denaum 355, Provincia di Avellino 391, Rapporto Ambientale Matrice Coerenza Normativa 558 e 574 ecc.)
Come giustamente sottolinea l’ARPAC è preferibile sovrastimare il fabbisogno di impianti di compostaggio, perché “se lÂ’impiantistica funzionale ai rifiuti urbani viene vista anche in sinergia con i rifiuti speciali, il Piano dovrebbe prevedere una sovrastima degli impianti di compostaggio, per far fronte anche al trattamento dei rifiuti organici, che derivano ad esempio dalle industrie agroalimentari”. Inoltre, come lo stesso Piano rileva, la carenza di impianti di trattamento della frazione organica rende non economicamente e ambientalmente conveniente la raccolta differenziata dell’umido.
Quindi sulla base di queste considerazioni il fabbisogno di inceneritori può essere al massimo per una capacità di 605.000 T/anno (invece di 672.000 dello scenario A3) e di 1.067.000 T/anno (nel caso dello scenario B3) e quello di discariche di 558.000 T (invece di 620.000 T dello scenario A3) oppure di 398.000 T (invece di 442.000 dello scenario B3). Quindi, se si prende a modello lo scenario A3 non c’è bisogno di alcun altro inceneritore, bastando già quello di Acerra; se si prende in considerazione lo scenario B3 è sufficiente la costruzione di un solo altro inceneritore da 467.000 T/annue.
Quello degli impianti di trattamento dell’umido deve essere di 850.000 tonnellate annue.
[1]         L’ISPRA del Ministero dell’Ambiente fa notare quanto segue: “Si osserva che leggendo a pag. 42 della proposta di piano si evince che per lÂ’anno 2008 si registra un aumento della produzione dei rifiuti urbani in Campania, del 7,6% rispetto al 2007. Secondo i dati del Rapporto Rifiuti ISPRA – edizione 2009 – relativi allÂ’anno 2008, risulta che la produzione complessiva è pari a 2.852.735 tonnellate con una diminuzione di circa il 4,7% rispetto allÂ’anno precedente. Si segnala, inoltre, che nel Rapporto Rifiuti Urbani 2011 dellÂ’ISPRA, la produzione totale dei RU, nellÂ’anno 2009, ammonta a 2.719.170 tonnellate, dato che evidenzia lÂ’andamento decrescente della produzione nel triennio 2007-2009”.
[2]         “Valutazione statistico-economica dei modelli di gestione dei rifiuti urbani in Lombardia” anno 2010 (Regione Lombardia – Direzione Generale Reti, Servizi di Pubblica Utilità e Sviluppo Sostenibile), pag. 29. In tale documento si evidenzia che il porta a porta migliora anche la deviazione standard della riduzione dei rifiuti.
[3]         Ricordiamo che già nel 2009 alcune regioni avevano superato il 50% di RD (il Veneto al 58 %) e che in alcune aree regionali come nel vicentino già oggi si è superato il 80% di raccolta differenziata e si è dovuta rivedere la necessità di impianti)
4           Germania, Olanda, Belgio, Lussemburgo e Austria attualmente hanno un 66% di riciclato (compostaggio incluso), il 34% di inceneritori (scenario B3) e una percentuale di discariche pressoché nulla. Le nazioni europee (Svezia, Danimarca) con un impiantistica di incenerimento vicina al 50% (scenario B2) mostrano una raccolta riciclata ferma al 50% (Eurostat 2009).
bye bye
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