DISCARICA S.MARIA LA FOSSA IL COMUNE PRESENTA IL CONTO
FONTE CORRIERE DEL MEZZOGIORNO
Discarica di Santa Maria La Fossa,
adesso il Comune presenta il conto
Ricorso al Tar per sbloccare i finanziamenti. Chiesti i fondi promessi come ristoro per il conferimento rifiuti
CASERTA — Era il 23 luglio del 2002 quando il Comune di Santa Maria La Fossa stipulava un protocollo d’intesa con il Consorzio Ce 4, la Provincia e il Commissariato per l’emergenza rifiuti per l’ampliamento della discarica di Parco Saurino 2. Nel documento era stabilito un ristoro ambientale per il Comune pattuito in 0,01033 euro per ogni chilo di rifiuti (ma poi abbassato 0,00035 euro a chilo) e si poneva l’obbligo della corresponsione dello stesso a carico del Consorzio Ce4. Quell’impianto per un lungo periodo, fino alla chiusura avvenuta nel 2004, ha accolto l’immondizia proveniente da quasi tutta la Campania, rappresentando la principale valvola di sfogo nelle fasi più acute dell’emergenza. Sono passati più di otto anni e quell’indennizzo non è mai arrivato.
L’amministrazione comunale, dopo averne ripetutamente richiesto il pagamento al Consorzio Ce 4, con diversi atti di diffida a partire dal maggio del 2004, si è vista costretta a ricorrere ai giudici. Dapprima al tribunale civile di Santa Maria Capua Vetere, poi a quello di Napoli, e infine, dopo una sentenza che sanciva il difetto di giurisdizione, al Tar. L’udienza di merito è fissata per il prossimo 6 ottobre. Il Comune di Santa Maria La Fossa, difeso dall’avvocato Renato Labriola, ha citato in giudizio non solo il Consorzio unico di bacino delle province di Napoli e Caserta (che ha assorbito il Consorzio Ce 4), ma anche la Fibe, la Fibe Campania, l’Egea service Spa (ex Ce4, già dichiarata fallita nel 2008), e la struttura del Commissariato di governo per l’emergenza rifiuti, chiedendo il pagamento di 5 milioni 690 mila euro.
Il Consorzio Ce4-Egea— si legge nel ricorso — a seguito di atti di diffida e messa in mora, riconosceva di dover corrispondere l’indennizzo, anche se per un importo parziale di circa 2 milioni di euro. E, contestualmente, attribuiva il mancato pagamento “alle condizioni di critica illiquidità delle casse” e, si impegnava “al formarsi delle necessarie liquidità , ad operare i trasferimenti dovuti».
20 settembre 2010