CASERTA: V. DE MICHELE: “INCOLMABILE IL VUOTO LASCIATO DAL MAGISTRATO NUMEROSOâ€
Rimpianto perdurante ad un mese dalla scomparsa di un nobile giudice nativo di Lusciano
                   La Scuola della Magistratura napoletana  Â
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CASERTA (Raffaele Raimondo) – «Incolmabile resta il vuoto, nella Magistratura e nel mio animo, ad un mese dalla scomparsa di Lello Numerosoâ€: sono le parole che Vincenzo De Michele, ex presidente della Provincia di Caserta, pronuncia commosso. La voce si attenua, gli trema. Poi aggiunge: «Ci ha legati un’amicizia profonda, indissolubile: resta tale ancora adesso che egli, precedendomi nella fine terrena, gode l’immensa gioia dell’Eternità ». Il cattolico, l’intellettuale, lo storico, l’educatore, il politico De Michele è un vegliardo leone. Normalmente il suo timbro è marcato, al pari della dirittura che l’ha sempre distinto, eppure rievocando l’amico perduto diventa tenero, ma non smarrisce l’attitudine alla zampata che graffia avventurieri e mestatori annidati perfino nelle maglie, larghe o strette, dello Stato. Infatti rivela: «Venne una volta a sopraggiungere una circostanza che vedeva Numeroso indagato. Rimasi allibito. Gli telefonai dicendoti “Ti voglio bene. Vedrai che ne uscirai limpidoâ€. Così fu. Era infatti assolutamente impossibile che Lello si fosse macchiato di chissà quale scivolone. Lo avevo conosciuto fin da bambino e conoscevo a fondo la sua robusta dimensione etica che faceva il paio con una deontologia professionale di tutto rispetto e perfino nobile».
La testimonianza che gli abbiamo chiesto non fa una piega, in tutta evidenza. Si tratta del comune “sentire†sul “bene comune†oggi così oltraggiato a ripetizione allarmante. E’ rispettosa rievocazione che fa riemergere – attraverso la persona dell’ex procuratore generale della Repubblica a Perugia e poi, dal 2002, presidente della Corte d’Appello di Napoli – uno spaccato del grande contributo che l’alta Scuola napoletana ha dato e dà alla Magistratura italiana. Benché immersa nel meraviglioso alveo del sentimento, torna beneficamente a manifestarsi la lucida determinazione che uomini di alto ingegno e di tenerissimo cuore sfoderano davanti alle storiche congiunture di deriva, traducendosi positivamente in prototipi da onorare ed imitare, moniti struggenti sul bisogno di ritrovare la strada che davvero serve al popolo e alle Istituzioni democratiche. E su tali urgenze De Michele non fa sconti, ripropone con forza, alla vigilia del suo secolo di vita, la necessità di una rialfabetizzazione culturale e civile – ad irrinunciabile obiettivo prepolitico – che si nutra soprattutto di emblematici esempi, di diuturno servizio all’uomo, al lavoratore, al cittadino titolare di irrinunciabili diritti e inderogabili doveri. Tutto qui e non è poco. Riecheggiano, nelle meditate espressioni del saggio centenario originario di Parete, la trasparente profezia di Moro (“Questo Paese non si salverà e la stagione dei diritti si rivelerà effimera, se non sorgerà un nuovo senso del dovereâ€), il coraggio dello statista De Gasperi (soggetto di un libro che De Michele pubblicò dieci anni fa col titolo “Il secondo Risorgimentoâ€), le felici intuizioni di Don Sturzo, il fertile spirito religioso di Dossetti e finanche le nuove impellenti sollecitudini imposte dalla pandemia che ancora imperversa nel mondo.
Raffaele Numeroso – dai tratti gentili, pacato nell’interlocuzione e peraltro nipote dell’omonimo deputato all’Assemblea Costituente (e dunque fra i Padri della nostra Carta fondamentale) – si spense ad 87 anni nell’ultima decade dell’aprile scorso. L’ampio contesto massmediale campano ne raccontò i tantissimi meriti ed io, che avevo avuto, nella primavera del 2018, il privilegio di accompagnare Vincenzo De Michele in visita a Lello nella sua casa di Via Aniello Falcone, sobria quanto stupendamente affacciata sul golfo di Napoli, a mia volta resto emozionato e nostalgico testimone di quell’ultimo saluto struggente eppur amabilmente gravido di fondate speranze.