Cancello ed Arnone-Ritornano le riflessioni di Veritas
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Le domande che mi pongo e a cui da qualche tempo cerco, o meglio, tento di dare delle risposte sono: la Chiesa ha bisogno dei fedeli o i fedeli hanno bisogno della Chiesa? E il ministro di Dio che si interpone tra queste due entità con che impostazione deve interpretare i bisogni di entrambi? Qual’è la sua funzione? Sono giunto a statuire dopo tante riflessioni che in ultima istanza può sussistere una condizione di compromesso, con una mia leggera preponderanza a dir la verità , verso la prima dicotomia per ciò che concerne il primo quesito. Per gli altri due invece credo che il mio esser critico a prescindere verso la natura umana che reputo fallace e non perfettibile, m’ inducono a supporre che il sacerdote per quanto possa sforzarsi di seguire e adottare in pieno i principi di fede che è chiamato ad attuare, possa sbagliare come tutti noi. Ogni volta che ci imbattiamo in una neo- forma di rinnovamento, che vanno dal toccare i vertici o comunque e soprattutto le piccole entità locali ove la religione si consolida e fiorisce, il popolo dei credenti viene messo in una condizione di incertezza su cosa e su come saranno tenute e promosse le tradizioni che per decenni non solo si sono radicalizzate nel tessuto sociale ma hanno rappresentato un momento didattico, formativo e pedagogico di natura generazionale.Â
La Chiesa per decenni ha operato e continua ad operare egregiamente nell’intento non solo di diffondere la parola di Dio ma altresì di coniugare alla stessa tradizioni, costumi, etica, svolgendo un ruolo di pacificatore sociale, ispirandosi ai principi più nobili che l’essere umano in quanto tale può e deve produrre. Ma nel riallacciarmi al dilemma iniziale, la Chiesa in quanto tale e come istituzione non può ne deve arroccarsi in un autoreferenzialismo nocivo e distaccato, caratteristica non del tutto sconosciuta alla sua tradizione storica . L’opera della Chiesa mai come oggi deve allontanarsi da tentativi di discredito che il male tenta di operare attraverso leve che premono sugli istinti degli uomini e sulle loro debolezze. Governare spiritualmente una comunità , portare avanti un’ esercizio di crescita mistica del tessuto sociale affinché si aumenti la connettività della fede verso il divino, porta inevitabilmente a delle scelte che possono essere criticate , non condivise, ma comunque sempre operate nell’intento di un fine ultimo che è quello del benessere spirituale complessivo. Lo sterramento della Chiesa viene richiesto su una serie di temi delicati su cui dopo anni di ermeneuticismo si sta tentando di portare dei spiragli di luce, tuttavia innovare non vuol dire necessariamente dimenticare. In fondo la Chiesa utilizza un linguaggio che ripercorre nella sua dottrina un credo vecchio si di 2000 anni ma sempre attuale e incline alle dinamiche odierne.
La tradizione è tale perché è parte di noi, dà il senso di ciò che siamo, ci identifica e ci qualifica, la tradizione è il nostro elemento di individuazione nella storia, quel segmento che fa si che la memoria di ciò che è stato fatto di buono non venga perso nella dimenticanza delle futilità . La fede risiede nel popolo, cosi come le sue tradizioni. La Chiesa senza il popolo cosa sarebbe se non un rituale meccanico e privo di vitalità ? Cosi come l’uomo e la sua necessità di sentirsi vicino a qualcosa di più grande e superiore a cui rivolgersi nei momenti di difficoltà . Â
Il mio pensiero è un pensiero che non influisce sul modo di ideare e di gestire le varie manifestazioni ecclesiastiche che si susseguono ogni anno, tuttavia io credo che nonostante sussista un grave momento di difficoltà economica nell’organizzare questi eventi, una conclamata necessità di migliorare alcune cose con aggiustamenti che nel protrarsi del tempo sono divenuti consuetudini forse sbagliate, se tutto ciò che deve esser cambiato lo si deve fare ai fini di un miglioramento qualitativo complessivo, la TRADIZIONE come tale non deve esser vista come un mostro il cui nominarlo rasenta una recrudescenza del passato  contraria a nuove forme mentis cattoliche operanti. E’ sbagliato, neanche le tesi teologiche più ardite o meglio arguite possono innescare vacillamenti in tal senso. Capisco che il ruolo di un ministro di Dio nelle piccole  popolazioni sia arduo, di come le opinioni di piazza possano infastidire e turbare, di come i tentativi di rinnovamento possano esser visti come sovversivi dell’ordine costituito, ma proprio in una attività di mediazione e lenta operazione di convincimento senza stravolgimenti che il sacerdote deve, a mio parere, incedere.
 Maggior comprensione quindi da parte di tutti con una predisposizione al confronto che certamente porterà ad una risoluzione delle   vicende odierne,   che mai troveranno una unanime convergenza di volontà ma almeno dare una sensazione di ascolto e non solo di udire.Â
Sono e rimarrò un aperto sostenitore dei nostri trascorsi, impronto l’ educazione dei miei figli ai canoni con cui sono stato formato ed erudito, conscio del fatto che su alcuni punti, dato lo stato dei tempi, le regole vanno cambiate perché non rispondenti alle esigenze attuali, tuttavia la fermezza, il ricordo, la memoria delle cose semplici, l’educazione verso il prossimo e il cattolicesimo cosi come il rispetto verso la TRADIZIONE della nostra storia non mutano ne possono esser obliate.
 Saluti Veritas.
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