CANCELLO ED ARNONE- INTERVISTA A FRANCO DI PASQUALE RECORDMAN DELLE PETIZIONI
FONTEÂ www.huffingtonpost.it
Il recòrd, come lo chiama lui, con l’accento sulla o, sta tutto in un numero trascritto in fondo a un documento Word che aggiorna quasi ogni mattina: duemilaottocentocinquanta. In Parlamento, 2850 sono le petizioni che ha presentato negli ultimi 15 anni, inondando gli uffici di Camera e Senato di proposte, richieste, iniziative, mozioni. Irraggiungibile dai concorrenti, il suo è a tutti gli effetti un recòrd.
Francesco Di Pasquale, 65 anni, vive a Cancello e Arnone, nel casertano. Quattro chilometri più a ovest, Castel Volturno. Cinque chilometri a sud-est, Casal di Principe. Incastonato tra due centri che devono spesso la loro popolarità alle cronache di camorra, Cancello e Arnone e Francesco Di Pasquale. La sua storia però, di sparatorie e morti ammazzati, non ha proprio nulla. È una storia di lettere. Tante lettere.
Dal 1999 Francesco Di Pasquale, ex primo cittadino del comune casertano – “ero il più giovane sindaco di Italiaâ€, rivendica orgoglioso lui – scrive. Scrive a tutti. Al Comune, alla provincia, alla Regione, al consorzio delle bonifiche della zona. Persino al Papa e al presidente della Repubblica. “Ciampi mi ha anche risposto qualche volta, conservo ancora le sue lettereâ€. È un vero e proprio maratoneta della corrispondenza. Lo sanno bene i funzionari di Camera e Senato che puntualmente, ogni mese, ricevono decine di sue lettere.
I temi: tutti, senza esclusione. Da “iniziative di sostegno all’azione del governo messicano nel contrasto del narcotraffico” a “interventi per la tutela degli animali a rischio di estinzione per lo scioglimento dei ghiacci” fino alla “promozione di una conferenza mondiale sul disarmo”. In mezzo, tante cose concrete: tasse, sanità , costi della politica, ambiente.
Molto, di questa vicenda, si deve a Luciano Violante. Quindici anni fa, sul tavolo dell’allora presidente della Camera arriva una missiva con dentro una proposta di modifica della norma per la selezione degli scrutatori alle elezioni. Firmata: Francesco Di Pasquale. Violante prende carta e penna e risponde a Di Pasquale: il presidente della Camera non può fare nulla, ma se proprio crede nella sua “battagliaâ€, scrive Violante “mandi una petizione alla Cameraâ€. Apriti cielo. O in senso letterale, apriti Parlamento.
Nessun escamotage. Di Pasquale, che della difesa dello Stato e delle istituzioni ha fatto la battaglia politica di una vita, non fa altro che applicare scrupolosamente uno degli articoli più dimenticati della Costituzione Italiana, il numero 50. “Tutti i cittadini possono rivolgere petizioni alle Camere per chiedere provvedimenti legislativi o esporre comuni necessità â€, recita il testo.
E pochi sanno, forse, che nel caos dei lavori parlamentari, entrambe le camere hanno comunque il dovere di prendere in considerazione, almeno formalmente, le proposte che arrivano dai cittadini. Tutte devono essere annunciate in aula ed affidate ad una commissione competente. E lì, nella quasi totalità dei casi, muoiono.
“In questi anni è capitato che qualche mia proposta venisse recepita in qualche disegno di leggeâ€, rivendica orgoglioso lui. Ma in molti casi si tratta di istanze portate avanti anche grazie ad amicizie personali con alcuni deputati e senatori. Quanti tra gli altri parlamentari, in questi quindici anni, hanno scritto almeno per ringraziare di qualcuno dei suoi spunti? “Che io ricordi, nessunoâ€.
Nell’ultima legislatura, da marzo 2013, Di Pasquale si è superato. “Con quelle di dicembre siamo a 518â€. In circa 600 giorni di legislatura, fanno quasi una al giorno. “Ma qualche giorno ne scrivo anche venti o trenta. Alcune sono brevi, altre molto lungheâ€. La maggior parte dei casi, accorpate in un’unica missiva.
E c’è da ringraziare gli anonimi galantuomini di Camera e Senato che dopo le prime lettere scritte a mano, affrancate con francobollo e spedite via posta, qualche anno più tardi hanno spiegato a Di Pasquale che le petizioni possono essere spedite anche via email. “Non ho mai fatto i conti, ma i primi anni penso di avere speso almeno 90 euro all’anno in francobolli. Peraltro, ho scritto anche una petizione perché venisse abolito l’obbligo di affrancatura per le lettere al Papa e al presidente della Repubblicaâ€. Una sorta di petizione sulle petizioni.
Dal suo computer, affacciato al piano terra direttamente su una delle strade principali di Cancello e Arnone, Di Pasquale sta lavorando già alle lettere da inviare a gennaio. In un altro file di Word si addensano spunti e idee. Dalle tasse alle pensioni, dal diritto alla salute alle riforme istituzionali. “Sto pensando di farne una anche sugli extraterrestriâ€, dice sorridendo. Forse sta scherzando. Ma più probabilmente no.
Il computer è letteralmente intasato di cartelle e file. Un armadio, nel suo studio, è stracolmo di carte. Centinaia e migliaia di richieste, da qualche parte regolarmente protocollate, il più delle volte sistematicamente ignorate. Eppure, continua. “Credo sia un modo per dare il proprio contributo allo Stato. E poi negli anni sono diventato un punto di riferimento in tutta Italia. Il signor Antonio, da Chioggia, mi ha scritto per chiedermi una mano per scrivere una petizioneâ€.
Una favola di Gomorra, quella di Di Pasquale, che ha mancato per un soffio il lieto fine: “Mi ha cominciato a scrivere una donna, pugliese. Diceva che le piacevano le mie petizioni, pensava fossi un parlamentare. È nato qualcosa, stavamo anche per sposarci. Alla fine non se n’è è fatto nienteâ€. C’è il primo e unico momento di imbarazzo di tutta la conversazione mentre racconta questa storia. Ci pensa soltanto un attimo, poi torna a sorridere: “Posso approfittare per salutarla?â€.