CALVI RISORTA STORIA

 di Gianluca Parisi

Dei lavori di disboscamento e la secca del fiume Lanzi hanno reso
accessibile la grotta dei soldati, una galleria carsica così
rinominata dagli abitanti del posto.
Durante la II Guerra Mondiale nel periodo di sbandamento dell’Esercito
Italiano, bussarono alla porta di una masseria sei, sette soldati
tutti meridionali, in fuga dai tedeschi.
I contadini del posto li nascosero in questa grotta e li sfamarono per
settimane, sin quando giunsero i soldati inglesi.
Il fronte era a Cassino e i tedeschi usavano la via del Monte Maggiore
per valicare i pre-Appennini e dirigersi verso Presenzano e le
postazioni amiche asserragliate a Montecassino. Questo i soldati
italiani non potevano saperlo e così fuggivano alla rinfusa in cerca
di un posto sicuro, in attesa dell’arrivo degli anglo americani.
“Qualche giorno dopo il loro arrivo – riferisce un anziano del posto –
giunsero pure i tedeschi, si vedeva che erano sbandati pure loro,
erano in cerca di cibo più che di preziosi che razziarono nella nostra
masseria, ma non uccisero nessuno ed andarono via. Poi vennero degli
altri che allestirono il proprio campo e quartier generale proprio
nella nostra masseria”.
lanternaingleseI crimini di guerra come la strage di Bellona li
avevano già compiuti: uccidere altri contadini li avrebbe esposti alla
rappresaglia violenta dei partigiani che si andavano organizzando.
Dopo una settimana i tedeschi andarono via e dopo circa un mese, di
sera arrivarono finalmente gli inglesi con le loro lanterne, alcune
lasciate proprio nella grotta dei soldati dove si stabilirono per
qualche giorno. Prima bussarono alla porta della masseria, venivano in
pace e distribuivano caramelle, si fecero condurre alla grotta, dove
presero informazioni dai soldati italiani, in quel momento felici
perché capirono che la guerra stava finendo. E così fu. I soldati
italiani tornarono alle loro case, accompagnati dal contadino che li
aveva accolti, fin sulla via principale. Promisero che sarebbero
tornati. Di loro non si seppe più nulla per anni, ma un giorno
bussarono alla porta della masseria due ‘napolitani’ e due siciliani:
il tenente Colasanto di Salerno, La Terza Fabrizio di Policastro, tale
Salvatore Marino di Palermo e l’altro ufficiale Di Caro Giovanni pure
lui siciliano. Erano ritornati per ringraziare a nome di tutti il
contadino Cifone Pietro che li aveva salvati dai tedeschi. Chi non
tornò di persona lo fece attraverso delle cartoline di ringraziamento
come quella di Giovanni Fiorentino di Campolongo (Salerno) e dal
soldato Ferrè Paolo.
Negli anni ’50 tornarono a Calvi Risorta pure loro, i tedeschi,
bivaccarono per qualche giorno nel Castello Aragonese ora in fase di
restauro, furono pure accolti con cordialità dai paesani del posto.
Andarono via improvvisamente lasciando tracce di scavi proprio nel
Castello. Probabilmente erano venuti a recuperare il bottino di
guerra, frutto delle loro razzie (gianluca parisi).

Mattia Branco

Ho diretto, ho collaborato con periodici locali e riviste professionali. Ho condotto per nove anni uno spazio televisivo nel programma "Anja Show".

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