Boom di studenti italiani iscritti nelle facoltà delle università private in Ticino. Indaga la magistratura
Negli ultimi anni sembra che dall’Italia sia in corso una vero e proprio esodo di studenti verso le Università , private per lo più, dei Paesi comunitari. Italiani quindi che partono da diplomati e ritornano in patria da dottori. In Ticino sono stati aperti dieci istituti di formazione che si presentano come università o politecnici. Di questi, soltanto due sono però riconosciuti dalle autorità elvetiche, che ora hanno deciso di fare chiarezza. A frequentare questi istituti, stando all’inchiesta della Radiotelevisione svizzera, sono soprattutto giovani studenti italiani.In alcuni casi, questi centri hanno approfittato di un vuoto legislativo in Ticino e hanno puntato su formazioni per le quali in Italia esiste attualmente un numero chiuso, principalmente nel settore medico. In questo modo sono riusciti facilmente a suscitare un interesse oltreconfine.Al contempo, appoggiandosi ad atenei riconosciuti dall’Unione europea, soprattutto nei paesi dell’Est, questi istituti possono rilasciare diplomi che teoricamente dovrebbero essere riconosciuti anche in Italia, ma non in Svizzera. Per lo più si tratta di giovani osserva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Dirittiâ€, che si iscrivono ai corsi di Medicina. Una escamotage questo, probabilmente per aggirare i test d’ingresso previsti nelle Università italiane che limitano fortemente le aspirazioni di tanti giovani. Purtroppo un fenomeno quello delle iscrizioni ai corsi di laurea di Medicina all’estero figlio del numero chiuso che c’è qui in Italia. Il timore è che però, questo nuovo modo di intraprendere la carriera universitaria possa aprire la strada a speculazioni. Un primo e semplice passo per una maggiore trasparenza, contro il fenomeno del ‘turismo delle lauree’, potrebbe consistere nel realizzare una direttiva dell’Unione europea che regoli in tutta Europa l’accesso alle università pubbliche e private. Senza disparità tra Paese e Paese.
Lecce, 2 giugno 2015
Giovanni D’AGATA